domenica 14 giugno 2009

Una “risposta di impulso” all’Ing. Fadda su Pipes e sulla voglia matta di guerra degli israeliani.

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Ricevo dal cortese Ing. Fadda la seguente richiesta che non posso non onorare, essendo già con lui in ritardo su Sergio Romano. Ecco la richiesta con allegati:

Egregio Professore,

non vorrei abusare nel porLe quesiti sapendo che i Suoi impegni La pressano per loro conto. Però una risposta d’impulso senza aver troppo ponderato me la potrebbe dare. Che ne pensa del contenuto dei due articoli allegati nonchè delle intenzioni espresse dai protagonisti?

In attesa di una Sua Le porgo cordiali saluti.

Antonio Fadda.
Il primo allegato si riferisce alla solita intervista a Daniel Pipes, al quale ho dedicato un’apposita rubrica, ancora da sviluppare, prendendo spunto da una patologia conclamata per studiare il mondo del sionismo e della Israel lobby americana. Non so quanto Daniel Pipes, se vivesse stabilmente in Italia, potrebbe far fortuna. Di Giuliano Ferrara, che forse gli rassomiglia un poco, abbiamo visto quanti ortaggi ha raccolto nel momento in cui ha deciso di correre da solo alle elezioni senza l’ombrello protettivo di papà Silvio. Neppure la Chiesa ne ha voluto sapere di imbarcarselo. La migliore definizione che credo sia stata data di Daniel Pipes, una definizione non mia e di cui non ricordo dove posso averla letta è quella di “cane rabbioso”. Io aggiungerei: “e pazzo criminale”. E da anni che con ogni mezzo incita alla guerra. Quanto alla sua concezione della democrazia e delle competizioni elettorali non vi è da dargli nessun credito: è come se ci affidassimo ad un macellaio anziché ad un chirurgo. Per lui la democrazia e le elezioni sono in funzione del risultato: se vanno negli interessi di Israele e del sionismo, allora sono “democratiche” e sacrosante. Se no, il contrario. Basta ricordare il caso emblematico delle elezioni in Gaza nel gennaio del 2006: volute da Bush, non hanno dato i risultato sperati, dunque Hamas è “terrorista”. Quanto all’Iran basta andarsi a leggere in qualche buon libro di storia come andarono le cose nel 1953. Vi era allora un personaggio indubbiamente “democratico”, secondo i consueti nostri standard, mi sfugge al momento il nome... Mossadeq!, ma ne ho letto nel libro di Fisk, Cronache mediorientali, di 1200 pagine che non ho ancora finito di leggere (sono a pagina 700), ebbene per aver questi assunto decisioni assolutamente democratiche ed eque, nell’interesse degli iraniani, la CIA organizzò il colpo di stato che portò all’insediamento dello scià, che non era più democratico di quanto si dica non sia Ahmadinejad. Per liberarsi da questo prodotto della CIA gli iraniani hanno dovuto fare la rivoluzione del 1979, contro la quale pochi anni dopo aizzarono l’Iraq di Saddam Hussein, per poi dargli il benservito, appena pensò di non voler stare al guinzaglio. Insomma, questa è la concezione della “democrazia” di Lorsignori che scrivono nei nostri maggiori quotidiani tutti sionistizzati, pensando di avere a che fare con lettori buoi. Il consiglio che le posso dare è di non prendere mai sul serio tutto ciò che reca la firma Daniel Pipes. Quanto all’atomica basta ricordare il segreto di Pulcinella: che Israele la possiede in barba ad ogni criterio di giustizia internazionale, ammesso che esista una giustizia internazionale.

Il secondo allegato non mi sembra difficile da commentare: è pura propaganda passata al Corsera. Che Israele spinga da anni alla guerra contro l’Iran è cosa che sanno anche i sassi. Ci sono riusciti con l’Iraq, che è costato un milione di vittime e tre mila milardi di dollari, secondo quanto ho letto io. Poi a sapere con precisione è altra cosa. Sempre in Fisk si dice giustamente di Israele che si tratta dell’ultima guerra coloniale di conquista, come se fosse il Far West o come se vivessimo ancora ai tempi dell’attacco all’Impero Ottomano, le cui spoglie divise hanno prodotto un mondo di perpetue guerre civili. Diceva Hobbes che la peggiore di tutte le condizioni umane è la guerra civile, quando nessuno sa a chi dover obbedire legittimamente. La dissoluzione dell’Impero ottomano ha significato il precipizio in una guerra civile, anche fra gli antichi sudditi del sultano, che non è ancora finita. Israele soffia da sempre su questa guerra civile. Israele può assicurare la sua esistenza solo in un mondo perennamente in guerra. La visione geopolitica di questi pazzi criminale è un mondo tutto sotto il tallone degli Usa e della Israel lobby che finora ha dettato la politica estera americana. Non l’Iran è il pericolo, ma il solo vero autentico pericolo per la pace nel mondo è Israele. Se non i nostri corrotti governanti e buona parte dei politici, venduti e comprati, dai quali non possiamo sperare nulla di buono, è in ognuno di noi, nel nostro piccolo, che dobbiamo riporre le speranze. Caro Ingegnere, continuamoci a vedere pure a tutte le manifestazioni in solidarieta ai palestinesi. Non sarà molto, ma almeno il nostro apporto lo abbiamo dato.

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