venerdì 5 giugno 2009

Risposta negativa all’Appello parigino del trio Levy-Wiesel-Lanzmann contro Farouk Hosny

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A differenza di molti siti sionisti che propagandano testi come quelli del trio Levy-Wiesel-Lanzmann noi qui produciamo contenuti allo scopo di contribuire alla comune riflessione sui problemi del nostro tempo. Abbiamo già redatto una scheda, un post, dove conduciamo tutto qui raccolto il monitoraggio degli interventi che la Israel Lobby francese ed americano ha sferrato contro la figura di Farouk Hosny. Mentre continua il montoraggio continua con la raccolta di nuovi dati e riformulando continuamente il testo in continua elaborazione, diamo qui autonoma evidenza ad una nostra singola, isolata e remota “risposta negativa” ad un Appello il cui scopo palese è di influenzare e condizionare l’opinione pubblica in ragione non della validità intrinseca del messaggio veicolato, praticamente nulla, ma confidando sulla potenza stessa del mezzo e sulla estrema debolezze dei destinatari cui non è concesso risposta. Noi qui, parafrasando Pirandello, e identificandoci con “Uno, Nessuno, Centomila” lanciamo la nostra Risposta negatica al Trio Indecente sul quale rigettiamo la responsabilità morale per il loro silenzio nella mattanza di Gaza, non ancora conluso, ma sempre in atto nel complice silenza, nella criminale copertura della stampa internazionale, al servizio del Trio Innominabile.

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5. I sedicenti “Liberali per Israele”. – Ho già espresso altrove l’intima contraddizione di concetti fra “liberalismo” e “Israele”, salvo che per liberalismo – tutto è possibile – non si voglia intendere il diritto politico, basato sulla guerra e sulla conquista, di cacciare un popolo, quello palestinese, dalle sue case, dai suoi villaggi, privandolo di vita, dignità e soprattutto di ogni libertà, in particolare il diritto di 5 milioni di profughi di ritornare ai luoghi da dove sono stati scacciati e spossessati da strani “liberali” che rivendicano a sé il “diritto al ritorno” in una terra che non è mai stata la loro. In Italia gli ebrei non sono più di 4o/45 mila, ma ognuno di loro ha già in tasca il passaporto israeliani: può andare ad insediarsi in uno degli “insediamenti illegale (per l’ONU)” in qualsiasi momento solo che lo voglia. Sono certo che fra questi aventi diritto vi sono non pochi «Liberali per Israele», che pubblicano in traduzione italiano il famigerato «Appello» (a chi?) del trio Levy/Wiesel/Lanzman, che andiamo a leggere con l’occasione. Si rivolge l’appello agli “amanti della libertà”. E qui le obiezioni sono fin troppo facili e vi è da constatare solo la faccia tosta, l’impudicizia di chi firma l’appello e pretende di avere non solo il diritto di massacrare un popolo, ma vuole persino il nostro necessario plauso, che ovviamente non avranno mai per quanto mi riguarda. Per altri non posso né parlare né decidere, ma meno che mai lo possono loro. Hanno soltanto i mezzi per fare simili appelli su Le Monde. E vi è stato chi non a torto a parlato di «infiltrazione ebraica» nei media, non da oggi. Ne parlava George Antonius nel 1938 come cosa già vecchia di almeno venti anni. Come volevasi dimostrare e come dimostani con gli appellatore con il loro sconcio Appello.

È infatti da chiedersi se l’appello è stato sottoscritto in quanto la persona contestata, la cui elezione è demandata agli stati che hanno il diritto di farlo o non farlo e quindi perfettamente in grado di valutare nel merito, sia «nemico» di qualcuno e della cultura in particolare, o in quanto sia ritenuto «nemico di Israele», anziché nemico di qualcun altro, magari dell’Iran, e se in subordine ma senza che la cosa rilevi con la carica che l’interessato andrebbe a ricoprire sia lecito essere «nemico» di qualcuno, in questo caso nemico di uno stato criminale come quello di Israele colto da sempre in flagranza continuata di reato contro i diritti umani e politici del popolo palestinese, scacciato dalle sue case e da generazioni costretto in incivili e disumani campi profughi, dove vivono in cinque milioni, e da dove non possono ritornare nel loro paese, cioè la Palestina, magari convivendo in pace ma in eguaglianza di diritti con i loro carnefici, che dovrebbero quindi cessare di vessarli ed accettare la convivenza democratica, cosa che appunto gli israliani invasori non vogliono. È da chiedersi se dei “Liberali non Impostori” non DEBBANO essere tutti nemici di un simile stato, non PER Israele, ma CONTRO Israele, nemico di ogni principio di diritto e di umanità, irretito in una religione barbara e crudele che pretende di porsi come fondamento della nostra civiltà. Altro che assenza di proselitismo! Il proselitismo lo fanno con i tanti Giorni della Memoria che impongono per legge ad ognuno di noi, mentre sono ad un soffio dall’approvare loro una legge contro la rievocazione da parte palestinesi – di quei palestinesi che non sono ancora riusciti a scacciare da Israele – della Nakba, ossia una una ben diversa Memoria, una memoria che i nostri sedicenti e lestofanti Liberali vogliono cancellare.

L’appello è intrinsecamente stupido. Se vogliono sapere cosa ha detto Farouk Hosny e come la pensa in ordine agli evocati problema, ogni persona di comun buon senso andrà a chiederlo allo stesso Farouk, non ai suoi interessati detrattori, che della diffamazione e della falsificazione hanno fatto loro professione. È principio elementare di civiltà giuridica che se si accusa qualcuno di fronte a un tribunale autorizzato a giudicare, in questo caso la cosiddetta opinione pubblica, abitualmente “manipolata” dagli appellatori che possiedono e controllano notoriamente la maggior parte dei mezzi di comunicazione, questa persona da loro accusata debba perlomeno avere diritto al contraddittorio, sempre che gli Appellatori abbiano il diritto di molestare terzi nella loro tranquilla quiete ed in questo caso di interferire con la spontanea formazione del proprio giudizio in quei soggetti, addirittura gli Stati, che hanno la facoltà di eleggere o non eleggere il candidato all’alta carica.

Le dichiarazioni di ognuno di noi, a prescindere dal merito, hanno diverso peso e senso a seconda del momento e del luogo in cui sono fatte. Nel privato delle mie mura domestiche in un mondo liberale dovrei avere il diritto di poter dire tutto quello che mi piace dire, anche le cose più insensate ed assurde, per il solo gusto di poterle dire. È altamente censorio ed illiberale vole censurare i pensieri altrui che in nessun modo possono influire sull’esercizio di funzioni che si sarà chiamati ad espletare. Farouk non andrà certamente a demolire le piramidi, o il Colosseo, non andrà a mettere i baffi alla Gioconda, non brucierà libri che non siano di sua proprietà, al pari della carta che serve per avviare il fuoco del caminetto. Fino adesso gli unici roghi di testi di cui si sia saputo, nel contesto dato, è stato fatto in Israele con i Vangeli cristiani, deliberatamente oltraggiosi in un contesto di sistemico dileggio della religione cristiane e del cattolicesimo in particolare, come abbiamo visto nelle reti televisive israeliane, a proposito della figura di Cristo e della Madonna. Per stigmatizzare il fatto non ricordo di aver letto nessun appello simile a quello del Trio Infausto.

Che vogliono costoro da noi? E per noi intendo tutti coloro che vengono a qualsiasi titolo e in qualsiasi modo a conoscenza del loro infame appello. Che ci uniamo a loro? Rispondo solennemente e formalmente Io, che sono Uno Nessuno e Centomila: No! Signori voi mi fate schifo!

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