lunedì 5 gennaio 2009

Sul concetto di antigiudaismo


Ogni mattina di questo inizio d’anno, svegliandomi, il mio pensiero va a quanti nella notte sono morti a Gaza. Ed ascoltando la rassegna stampa radicale di Massimo Bordin mi dico in questa mattina del 5 gennaio 2008 che quelle povere vittime muoiono due volte: una prima volta uccisi dagli ebrei d’Israele ed una seconda volta dai media occidentali, ossia di un Occidente tutto alla Martino. L’on. parlamentare, già ministro, figlio di ministro, e dalle profonde aderenze salottiere che nella sua inconsistenza concettuale lo pongono ai vertici dello stato per nostra italica disgrazia, terra di raccomandati e privilegiati. Resta per me un segreto la fortuna politica di Antonio Martino, le cui opinioni mi offendono e irritano in quanto elettore di un partito e un governo, ma anche di un’intera classe politica, la cui raffinata abilità si consuma tutta nel godere i privilegi e gli agi dell’esercizio del potere in segno di vero disprezzo verso un popolo, la cui condizione esistenziale peggiora ogni giorno di più. Il “disprezzo” non è quello dei musulmani che pregano nei sagrati delle chiese, come vorrebbe farci crede l’esperto di cattolicesimo Vittorio Messori, ma è il disprezzo che tutta la classe politica del dopoguerra ha avuto per in popolo italiano, trasformato in un popolo di clienti che tira per la giacca i suoi onorevoli deputati nella vana speranza di un posto di lavoro, di un avanzamento di carriera, di un trasferimento, di un posto in ospizio, di un vantaggio minimo. Un popolo di postulanti e di pezzenti. A questo ci hanno ridotto. Adesso ci vogliono portare in guerra contro altri poveri disgraziati, che però sanno darci lezioni di eroismo e dignità.

A Massimo Bordin, in un casuale e fuggevole incontro all’uscita della presentazione di un libro di Massimo Teodori – altro bel campione di giudaismo mediatico –, avevo rimproverato la sua censura di un quotidiano, della cui esistenza neppure una volta ha fatto menzione. Conosco molto bene l’episodio in quanto a raccontarmeno è stato Ugo Gaudenzi, direttore del quotidiano “Rinascita”. Il mio appunto non era tanto all’esclusione di una ben determinata voce, quanto alla flagrante scoperta di faziosità e relatività pilotata dei giudizi, che non è sola di Massimo Bordin, ma di tutta la stampa italiana che pretende di rappresentare l’«opinione pubblica» italiana, anche quella che non pensa perché non se lo può permettere, attanagliata dai duri problemi del vivere quotidiano. Per la stragrande maggioranza degli italiani occuparsi delle cose di cui parlano Ostellino, Martino, Messori, Bettizza, Nirenstein, Panella con una enne e Pannella con due enne, Polito, ecc., è un vero e proprio lusso. E quando li ascoltano non sono certo in grado di nessuna reazione critica, cioè di quella reazione che nasce dalla formazione di un proprio autonomo giudizio sulla base della conoscenza di tutti i dati necessari. Da qui la finzione per cui l’opinione pubblicata e corrispondente a quella di pochi individui, spesso autentici cialtroni, dovrebbe corrispondere a quella di tutto il popolo italiano, che su simili presupposti viene nel momento presente idealmente portato in guerra contro l’Islam in uno “scontro di civiltà” che esiste nella testa e nei desideri dell’on. Antonio Martino e della lobby di cui è espressione.

Che un complotto mediatico sia in atto per portarci ad applaudire allo sterminio vero è proprio che viene condotto davanti ai nostri occhi non è una mia congettura, ma se lo è lasciato sfuggire il capo degli ebrei romani in una corrispondenza, non so come intercettata, uscita sul Manifesto e che circola nella rete (vedi qui). Ne riporto un brano che ha attratto la mia attenzione:
«Posso garantirvi - scrive - che la scelta tutta mediatica di far arrivare medicinali ai bambini palestinesi e israeliani era ed è solo utilizzata per quando da lunedì comincerà la nostra battaglia sui media a sostegno di Israele ».
Dunque si parla di una “battaglia sui media a sostegno di Israele”. Una battaglia è condotta anche contro qualcuno? Contro chi? In Gaza sappiamo chi combatte chi: sono gli ebrei, non semplicemente gli israeliani, che combattono i palestinesi. Come e perché? Anche questo lo sappiamo bene e lo spieghiamo altrove in questo blog. Per la bufala della violazione della tregua da parte di Hamas ci limitiamo a rinviare qui al giudizio di un altro ben diverso ebreo come Norman G. Finkelstein (vedi qui).

Mi accingo ad una rilettura dei testi evangelici, non perché mi sia riconvertito al cristianesimo, ma perché intendo ripercorrere i Vangeli per evidenziale l’opposizione al giudaismo. Io capisco ed ammetto che soprattutto oggi non si possa e non si debba torcere un capello a nessuno, ma non è che non si abbia più diritto alle differenze e alle diversità di vedute. Da ragazzo per aluni anni mi ero dato alla lettura della Bibbia. Mi ero persino messo a studiare l’ebraico, durante le vacanze estive. Un testo esemplare la Bibbia, o meglio quella sola ebraica, cioè quello che noi chiamiamo il Vecchio Testamento? Se dovessimo giudicare con i criteri odierni e sulla base del nostro buon senso e della nostra capacità di leggere un testo antico, resta dell’amaro in bocca. Se prendiamo uno dei salmi poeticamente più seducenti, quello che inizia:

Sui fiumi di Babilonia, là sedemmo piangendo al ricordo di Sion.
Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre...

Eccetera, fino ad arrivare agli ultimi versi, animati da uno spirito di vendetta e da una bramosia di sangue che oggi non sarebbe tollerata moralemnte neppure in un pazzo criminale. Di solito nelle brevi citazioni del salmo si prendono i primi versi e si saltano che così recitano:

Figlia di babilonia devastatrice, beaato chi ti renderà quanto ci hai fatto.
Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra.

Non ho tempo per ampi svolgimenti, ma mi affretto a rapide conclusioni per i lettori che vedo sono giunti a questa pagina che avevo lasciata sospesa come molte altre. È facile infatti avere un’idea, un’intuizione, ma poi i tempi tecnici della sua esecuzioni possono durare una vita. Ebbene, dico a questi lettori. Avrete di recente sentito un certo ministro dire che “siamo tutti ebrei”. Che dite, senza voler fare ammissione di antisemitismo, abbiamo il diritto di dire: “No, grazie!”? Abbiamo il diritto di non accettare una forma di religiosità che ci riesce totalmente aliena, crudele, barbarica, che nel fondo nutre profondo disprezzo per noi che siamo goym?

Naturalmente, so bene che può uscire fuori il rabbino tale o il filogiudaico che ci racconta tutte le bellezze e le profondità della religio ebraica, magari nella sua recente versione olocaustica – badate bene! Non si tratta più qui di un fatto storico, magari controverso, ma il fatto stesso è diventato vera e propria religione. Ognuno di noi dovrebbe avere il diritto di interpretare i testi, i fatti e gli eventi con la propria testa. Ed in questo caso se il giudaismo non ci piace, abbiamo il diritto di essere “anti”? Allo stesso modo in cui un cristiano può essere antipagana, antimusumano, antibuddista. E così via. Devo qui chiudere, ma avverto che il tema è qui solo appena accennato. Spero che non mi procuri una nuova accusa di “antisemitismo”, cioè di qualcosa che ha un rilievo penalistico. Diversamente me ne potrei anche infischiare, ben sapendo che nessuno può lamentare da me un male che io gli abbia mai fatto durante tutto l’arco della mia vita. La questione è che si può fondatamente vedere nell’ebraismo una forma di razzismo sublimato, da cui dovrebbe esser lecito poterci difendere, non già reagendo in una qualsiasi forma violenta, ma semplicemente non accettando la visione ebraica del mondo.

(segue: forse)

Nessun commento: