giovedì 4 dicembre 2008

Miguel d’Escoto invita dall’Onu al boicottaggio dell’apartheid israeliano


Pensando a
Barbarazza che mi gratifica di “immarcescibile” offro il presente di questo testo estratto dalla voce Miguel d’Escoto del mio Monitoraggio del sionismo operante in Italia. Si tratta di un discorso tenuto all’ONU dal presidente dell’Assemblea nei giorni 24 e 25 novembre durante il Rapporto (altro che “Honesting Report Italia”!) sulla situazione generale in Gaza. L’appello è altamente drammatico e ci rende tutti colpevoli del nostro silenzio, mentre il popolo palestinese soffre la “crocifissione”.

* * *

2. Appello ONU al boicottaggio del regime d’apartheid in Israele. – Si spiega benissimo la campagna di diffamazione verso Miguel d’Escoto da parte dei media sionisti e di tutte le Israel lobbies interne agli stati. Ecco come si esprime nella sedute del 24 e 25 novembre 200 dedicate al rapporto del Segretario generale sulla situazione in Palestina:
« Je presse la communauté internationale d’élever sa voix contre la punition collective de la population de Gaza, une politique que nous ne pouvons pas tolérer. Nous exigeons la fin des violations massives des Droits de l’homme et appelons Israël, la Puissance occupante, à laisser entrer sans délai les ressources humanitaires et autres dans la Bande de Gaza. J’ai parlé ce matin de l’apartheid et de comment le comportement de la police israélienne dans les Territoires palestiniens occupés semble si proche de celui de l’apartheid, à une époque révolue, un continent plus loin. Je crois qu’il est très important que nous, aux nations Unies, employons ce terme. Nous ne devons pas être effrayés d’appeler les choses par leur nom. Ce sont les Nations Unies après tout qui ont élaboré la Convention internationale contre le crime d’apartheid, explicitant au monde entier que de telles pratiques de discrimination institutionnelle doivent être bannies lorsqu’elles sont pratiquées. Nous avons entendu aujourd’hui un représentant de la société civile sud-africaine. Nous savons que partout dans le monde des organisations de la société civile travaillent à défendre les Droits des Palestiniens, et tentent de protéger la population palestinienne que nous, Nations Unies, avons échoué à protéger. Il y a plus de 20 ans, nous, les Nations Unies, avons pris le relai de la société civile lorsque nous sommes convenus que des sanctions étaient nécessaires pour exercer une pression non-violente sur l’Afrique du Sud. Aujourd’hui peut être, nous les Nations Unies, devons envisager de suivre l’exemple d’une nouvelle génération dans la société civile, qui appelle à une campagne non violente similaire de boycott, de désinvestissement et de sanctions pour faire pression sur Israël. J’ai assisté à un grand nombre de réunions sur les Droits du Peuple palestinien. Je suis stupéfait que l’on continue d’insister sur la patience alors que nos frères et nos sœurs palestiniens sont crucifiés. La patience est une vertu à laquelle je crois. Mais il n’y a aucune vertu à être patient avec la souffrance des autres. Nous devons agir avec tout notre cœur pour mettre fin aux souffrances du Peuple palestinien (…) Je tiens également à rappeler à mes frères et sœurs israéliens que même s’ils ont le bouclier protecteur des États-Unis au Conseil de sécurité, aucun acte d’intimidation ne changera la résolution 181, adoptée il y a 61 ans, appelant à la création de deux États. Honteusement, il n’y a pas d’État palestinien que nous puissions célébrer aujourd’hui et cette perspective est plus lointaine que jamais. Quelque soient les explications, ce fait central tourne l’ONU en dérision et nuit gravement à son image et à son prestige. Comment pouvons-nous continuer ainsi ?»
Naturalmente l’ADL ha reagito, come si legge nel link. Ma a questo punto il problema dovrebbe essere: come si può ancora tollerare il ruolo di organizzazioni come l’ADL che compilano “liste nere” dove per ogni paese sono inclusi ignari cittadini che hanno il solo torto di aver preceduto Miguel d’Escoto in ciò che in questi giorni ha solennemente e nella più alta tribuna delle Nazioni come non si possa indugiare oltre mentre un intero popolo, i palestinesi, viene ogni giorno “crocefisso”. Non saranno i sofismi dell’ADL e delle innumerevoli associazioni sioniste ad essa collegate che possono impedirci di chiamare le cose con il loro nome: apartheid, razzismo, genocidio, pulizia etnica. Gli USA avranno pur vinto la seconda guerra mondiale e dettato le loro condizioni di vincitori, ma le generazioni che sono venute dopo non sono tenute a chinare la schiena come è stato imposto ai loro padri. Non sarà la protezione e copertura che gli Usa, ovvero la Israel lobby statunitense, fornisce al regime israeliano ad offuscare la coscienza e l’intelligenza degli uomini liberi. Non legittime organizzazioni di resistenti dovrebbe essere incluse nelle “liste nere” del terrorismo, ma organizzazioni come l’ADL e tutte le lobbies filosiareliane presenti nei vari paesi, Italia compresa, dove andrebbero pure espulsi determinati parlamentari così come in Israele vengono imprigionati i parlamentari palestinesi di cittadinanza israeliana, quelli che non furono “ripuliti” nel 1948.

Quanto è piccolo in mondo! Tra i soggetti del dossier compare pure l’ambasciatore Gol, il fabbricante di “grandi emozioni”, che mi sedeva accanto nella sala capitolina dove si presentava il libro di Shlomo Venezia. Scopro adesso che vuole fabbricare “emozioni” anche nelle nostre università. Poveri studenti. Poverà università. Non si capisce però perché mai agli studenti italiani anche di recente è stato riconosciuto il diritto di interrompere in Roma alla Sapienza l’inaugurazione dell’anno accademico, senza che sia stato loro inflitta la minima snazione e criminalizzazione, mentre non è ammesso che degli studenti possano contestare un ambasciatore israeliani, agente di propaganda straniera e fabbricante di miti e bufale. Dai nostri studenti pretendiamo giustamente un’attitudine critica verso qualsiasi autorità consolidata alla sola condizione dell’osservanza del principio della non violenza. Si pensa troppo a demonizzare regime di cui la maggior parte degli italiani non ha più memoria diretta, mentre non ci si accorge del regime che cala sulle nostre teste.

Nella cronaca della Stampa – riportata nel dossier Brabarazza – è incredibilmente esilarante come proprio da Israele «rimbalzano voci di presunte discriminazioni». Da Israele dove vige un regime di autentico apartheid, denunciato non da me, ma da tanti, anche dall’ebrea ex ministra Shlulamit Aloni, ed alcuni giorni fa addirittura dal presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite Miguel d’Escoto, il cui appello è stato accolto dall’ONU che ha proclamato per il 29 novembre scorso una giornata mondiale di solidarietà verso la Palestina, dove in Gaza ogni giorno di più si aggrava l’energenza umanitaria. Una nave piena di vivere e di medicinali proveniente dalla Libria e diretta a Gaza è stata intercettata e dirottata dalla marina israeliana. I viveri sono forse marciti e qualcuno sarà pure nel frattempo morto di fame e di malattie in mezzo ad una popolazione di un milione e mezzo di persone, racchiuse in un vero e proprio lager che ha poco da invidiare ad Auschwitz, senza neppure il beneficio di poter essere meta di visite turistiche. Ma dicono che si tratta di un “pregiudizio”, un pregiudizio condiviso da quasi tutte le nazioni del mondo, con la eletta eccezione di Usa, Israele, Canada e ora grazie alla Israel lobby forse anche dall’Italia.

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