martedì 21 ottobre 2008

L’Europa che vorremmo

Versione 1.1
Status: 22.10.08

Posto che la nozione geografica dei testi di scuola, cioè un’appendice dell’Eurasia, non ha mai corrisposto alla sua unità politica e culturale, noi immaginiamo un’unità geopolitica dell’Europa che non solo racchiuda gli spazi che furono già unificati nel mondo romano, ma si estenda ben oltre, superando i limiti di comunicazione e di espansione economica dell’antichità. Non vi è nessun motivo perché oggi resti fuori da questo “grande spazio” la Russia, il Medio Oriente, tutto il continente africano africano con il quale l’Europa resta in debito per il male fatto. Estranea è invece l’America in quanto prodotto coloniale, sorto dall’espulsione di profughi e disperati fuggiti dall’Europa, trasformatisi presto in sterminatori dei nativi e in sfruttatori di schiavi negri importati come beste dall’Africa. Ancora oggi gli Usa non si sono purgati del loro marchio di origine. Basta guardare l’aggressione illegale a Iraq ed Afgahnistan con tutto l’odio suscitato verso di loro dalle popolazione occupate, un odio che fortunatamente non investe direttamente l’Europa, vista forse come una zona di occupazione statunense. Sono queste le coordinate e le radici dell’America che oggi è la principale potenza economica del mondo, ma di una potenza csotruita sulla rapina, ma che non può aspirare ad un ruolo guida delle sorti del mondo. Non sto fantasticando su una visione imperiale del mondo. Sono più che mai convinto che la pace è l’unica speranza che l’umanità ha di salvarsi e sopravvivere. Ma la pace è un processo che deve essere governato secondo una visione del bene globale dell’umanità. La pace è un bene costruito dalla politica. La guerra j

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