martedì 21 ottobre 2008

L’Europa che non c’è.

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Intendiamo aprire con questo post una nuova serie di riflessioni concentrate su un tema che sta a cuore a molti: l’Europa. Abbiamo una diffusa consapevolezza che nell’era della globalizzazione solo grandi entità territoriali e demografiche possono rispondere alle sfide della storia. Nel corso dei secoli l’Europa ha più volte tentato la sua unificazione continentale, non limitata alla nozione geografica odierna, che è forse quanto di più arbitrario possa immaginarsi. Con Roma il mondo antico aveva raggiunto una mirabile unità politica che racchiude tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e buona parte dell’odierno Medio Oriente. Persa la sua unità geopolitica, l’Europa è stata continuamente devastata da guerre. Vi è sempre stato qualcuno che ha ostacolato i processi di unificazione continentale: l’Inghilterra in epoca moderna ed oggi la nuova superpotenza degli USA che considera l’Europa alla stregua di un suo possedimento coloniale. La dottrina Monroe non è stata rispettata per la parte che suonava l’Europa agli Europei. Gli Stati Uniti d’America non solo si sono impadroniti di tutto il continente americano, ma hanno esteso il loro dominio in Europa e nel Medio Oriente. Le bufale che costituiscono i programmi scolastici degli europei (Liberazione, Auschwitz, Alleanza, mondo libero, ecc.) hanno prodotto una perdita dell’identità politica dei popoli europei e della loro capacità di essere autonomi in quelle decisioni che corrispondono ai loro interessi. La Russia con i suoi sconfinati territori ed il mondo orientale-musulmano con le sue risorse e la sua storia non sono i naturali nemici dell’Europa. La conflittualità esistente è una produzione artificiale di chi ha suoi propri interessi di dominio. L’Unione Europea è poco più di un’unione postale o ferroviaria. Non credo che la sua evoluzione porti sulla via dell’unità politica, per la quale occorrono presupposti diversi. Cercheremo di individuare in questo primo post i punti critici che si oppongono all’unificazione continentale. In un altro post ci occuperemo dei fattori positivi e potenzialmente aggreganti.



(segue)

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