lunedì 22 settembre 2008

Noi e loro: una breve critica a Marco Cappato

Versione 1.1
Status: 23.9.08

Di ritorno dalla pausa estiva diventa un poco difficile riabituarsi al flusso delle informazioni disponibili o attingibili. Un panorama informativo dove si trova ciò che conviene al regime e dove si tace tutto il resto. Ad esempio, non ha fatto notizia la forzatura del blocco israeliano di Gaza. Apprendo di navi che partono da Cipro e sfidano le armi israeliane per portare medicinali in Gaza e perfino per instaurare un servizio postale da e per Gaza. Invece, proprio questa mattina da Radio Bordin ho ascoltato una notizia di Marco Cappato che si ostina a voler riproporre Israele dentro l’Europa. In questo modo – argomenta il giovane parlamentare – ove Israele venisse nuovamente attaccata, ci sentiremmo tutti attaccatti ed in questo modo si potrebbe veramente dire che “Israele siamo noi”, secondo il titolo irritante dell'ancora più irritante Fiamma Nirenstein. Contemporaneamente leggo dalla Rassegna Stampa Pezzana, battezzata “Informazione Corretta”, di un criptico sondaggio secondo cui il 53 per cento degli italiani sarebbe «critico» verso lo stato di Israele, malgrado una copertura mediatica tutta sbilanciata a favore di Israele. Un 53 per cento che in queste condizioni ben equivale a quel 99,8 per cento di ostilità araba verso Israele. Quella di Cappato è una vecchia posizione sulla quale non vale la pena insistere, rimettendoci parte della mattinata. Basta trarre l’ovvio conclusione che ove l'ipotesi si verificare non già potremmo dire che “Israele siamo noi” ma che l’Europa è diventata “cosa loro”. Si possono fissare due momenti storici del sionismo: la dichiarazione Balfour come ricompensa per servizi di guerra nel conflitto europeo del 1914-18 e l'intromissione sionista nella recente aggressione georgiana alla Russa nella speranza che ne seguisse un conflitto diretto USA-Federazione Russa. Sempre il sionismo ha speculato sulla guerra degli uni contro gli altri per poterne trarre vantaggio. Che la presenza sionista in Palestina rechi i segni dell’occupazione coloniale, della conquista violenta, dell’inganno, degli attentati terroristici, della pulizia etnica, del razzismo, dell’apartheid è cosa non sfuggita al 53 = 99,8 per cento degli italiani «critici» verso Israele. Se Cappato e Radio Bordin si ostinano a presentarci Israele come «l’unica democrazia del Medio Oriente», vorrà dire che i cittadini italiani e non solo italiani si dovranno interrogare sempre più spesso e sempre più seriamente su cosa è veramente questa tanto nominata democrazia. Sono certo che ne scopriranno delle belle, ammesso che già non le sappiano. In effetti, si tratta di vedere più minutamente nei meccanismi della rappresentanza politica e nei bilanci pubblici. Si scoprirà una forma di dominio e di oppressione sul comune cittadino per nulla inferiore a quella attribuita ai passati regimi, sulle cui ceneri e grazie ad una strana “liberazione” fatta di distruzione e di guerra civile una nuova classe politica è salita sul trono. Basti pensare alla gran cagnara sull’anno 1938, anno dell’introduzione in Italia delle leggi razziali, mentre ci si dimentica di un altro anno dell’epoca fascista: il 1929, quando Mussolini fu salutato come “uomo della Provvidenza”. I patti lateranensi, complice Togliatti, passarano nella costituzione italiana. Ergo, la costituzione italiana è anche intimamente fascista.

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