domenica 13 luglio 2008

Jean Claude Paye: “Nemico dell’Impero” (B2/43)

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Lo studio di Jean Claude Paye è tratto dal fascicolo 43, gennaio-giugno 2008, pagg. 37-41, di Behemoth, appena uscito. Tratta con una diversa angolatura anche il tema della guerra irachena, introdotta nell’articolo di Calogero Carlo Lo Re (Vedi B1/43). Sulla scorta di autori come Chalmers Johnson sembra che si debba prendere ormai atto di una trasformazione della costituzione materiale degli Stati Uniti d’America, genericamente indicata come la più antica democrazia d’Occidente. Sono luoghi comuni che devono essere rivisitati con spirito critico e senza nessuna preclusione ad un libero confronto critico. Ascoltare tutte le tesi in uno stesso contesto di discorso non è mai un male. A trarre le proprie conclusioni si fa sempre in tempo come pure a scegliere i luoghi e le frequentazioni che meglio aggradano le proprie vedute, i propri valori politici ed anche i propri pregiudizi sempre in agguato, quando si evita il confronto.

Avverto ancora i Lettori di “Civium Libertas” che il blog verrà progressivamente inserendo secondo un piano il più possibile coerente ed organico i contenuti della rivista “Behemoth” giunta al suo XXIII anno di vita e di cui in un certo senso torno a occuparmi nuovamente dopo averne lasciato la direzione con il numero 16. Ripercorro a ritroso nel tempo i fascicoli della cui direzione non mi sono occupato, ma che sono stati tutti editi dall’amico Avv. Teodoro Klitsche de la Grange. Programmi analoghi sono previsti per altre riviste, dirette da amici e colleghi, ma di cui non posso ora dare anticipazioni. Tutti gli autori così ripubblicati e fatti conoscere al pubblico della Rete formeranno una ideale redazione digitale di «Civium Libertas». Ma si tratterà in primo luogo di una mia personale lettura della rivista prima condiretta insieme con l’amico Teodoro e dopo lasciata tutta alla sua cura.

Ancora qualche osservazione sul merito del saggio di Paye. Sono ancora fresche le polemiche sorte in seguito all’anniversario delle leggi razziali del 1938. Da qualche lettore è giunta l’osservazione che sul declinare del regime fascista, inizialmente filosemita, era poi giunta la dichiarazione che gli ebrei in quanto tali non farebbero parte della nazione italiana, ossia in altri termini un equiparazione fra ebreo e nemico. Orbene, la storia si prende le sue vendette. Stando al saggio di Paye possiamo osservare che la normativa americana successiva all’11 settembre 2001 – un motivo in più per dubitare sulla spiegazione ufficiale dell’attentato – anche i cittadini americani possono essere definiti “nemici”. Già con la prassi ormai consolidata della guerra preventiva il governo americano ha ripetuto ciò che Hitler fece e per cui fu dichiarato criminale di guerra. Questa constatazione fu fatta da una coraggiosa ministra tedesca che fu però subito costretta a dare le dimissioni. Adesso qui emerge il secondo elemento per il quale Hitler e il nazifascismo sono abitualemte criminalizzati: la dichiarazione di nemico interno nei confronti del quale possono essere sospese tutte le protezioni giuridiche. Se così è, il nazismo è stato inverato e superato dai suoi vincitori, specialmente gli Usa e Israele. Speriamo che i media se ne accorgano e non ci affliggano con i loro cliché volti a ingenerare emotività senza spirito critico.

Antonio Caracciolo

Antologia di Behemoth - B1/43: C. C. Lo Re: War on Terror. La nuova strategia di Bush jr.B2/43: J. C. Paye: Nemico dell’Impero. – B3/44: T. Klitsche de la Grange: Fine del comunismo e concetto del politico. –










Nell’introdurre la nozione di guerra nel diritto nazionale, l’ultima legge antiterrorismo americana, il Military Commissions Act of 2006 costituisce una svolta nell’organizzazione giuridica e politica del mondo occidentale. Essa pone fine ad una forma di Stato che è riuscito a “instaurare la pace all’interno e (ad) escludere l’ostilità all’esterno del diritto” (1). Essa è l’atto costitutivo di una nuova forma di Stato che iscrive la guerra come rapporto politico fra autorità istituite e le loro popolazioni. Come espediente della lotta contro il terrorismo, si introduce la nozione di guerra nel diritto penale. L’inserimento dell’ostilità nell’ordine giuridico interno è stata effettuata inizialmente mediante degli atti amministrativi relativi agli stranieri e giustificati in virtù dello stato di emergenza. Per quanto riguarda il Military Commisssions Act, esso iscrive questa nozione di guerra nella legge e nella normalità. Contemporaneamente ne modifica il campo di applicazione e il contenuto; esso permette al Presidente degli Stati Uniti di designare quali nemici i propri cittadini e oppositori politici.

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1.
Stato di Guerra


Per il potere esecutivo degli Stati Uniti, la lotta contro il terrorismo è una guerra e non una semplice operazione di polizia. Grazie a questa interpretazione ha istituito un insieme di misure liberticide giustificate in nome dello stato di emergenza. Questa situazione autorizza la soppressione dell’Habeas Corpus per gli stranieri sospettati di terrorismo e l’instaurazione di una sorveglianza permanente dell’insieme della popolazione.

Il riferimento ad uno stato di guerra ha permesso al governo di trattare i “terroristi” stranieri come dei nemici e così di incarcerarli in via amministrativa, senza imputazione e senza giudizio, fino alla fine del conflitto. Dato che si tratta di una guerra permanente e indefinita, la detenzione di queste persone è indeterminata. Questi “nemici combattenti” non possono più beneficiare delle protezioni accordate ai prigionieri di guerra. Ii nemico perde il suo statuto e diventa un criminale, ma non beneficia delle protezioni giudiziari e previste in materia penale. Dunque lo straniero, designato come “nemico combattente illegale” dal potere esecutivo, è interamente sottomesso all’arbitrio di quest’ultimo.

Il punto di vista governativo, considerando che gli attentati dell’11 settembre sono un atto di guerra e non solamente un crimine, si appoggia su una risoluzione del Congresso del 18 settembre 2001 “the Authorization for Use of Military Force” che concede poteri speciali all’esecutivo. L’interpretazione che ne fa l’amministrazione è quella di uno Stato in guerra, non contro delle altre Nazioni, ma contro delle organizzazioni che non sono legate ad un governo straniero oppure contro dei semplici individui. Questa interpretazione ridetermina la nozione di guerra e ne definisce il carattere asimmetrico, quello di una “lotta mortale” fra la superpotenza mondiale e delle persone designate come nemici. Questo nuovo concetto si affranca dall’esistenza di qualsiasi minaccia reale nei confronti della nazione americana. Si tratta di un prodotto puro della soggettività del potere: lo stato di guerra esiste nella sua enunciazione. In nome della lotta “del bene contro il male”, lo Stato americano nega il carattere politico del suo agire e confondendo nemico e criminale, fonde sovranità esterna ed interna.

Superando i poteri accordati dall’autorizzazione astratta del Congresso, il presidente ha promulgato un atto amministrativo, il Military Order del 13 novembre 2001 che permette il giudizio degli stranieri sospettati di terrorismo, da parte di tribunali militari speciali. Le espressioni “nemico combattente” o “combattente illegale” non fanno parte del testo dell’atto giuridico dell’esecutivo ma della lettura che ne è stata fatta dall’amministrazione. Votando il Military Commissions Act il 28 e 29 settembre 2006, la Camera ed il Senato hanno esteso il campo di applicazione dell’incriminazione del nemico combattente poiché adesso così come lo straniero residente negli Stati Uniti anche i cittadini americani possono essere designati come tali. L’incorporazione della nozione “di nemico combattente illegale” nella legge ha come conseguenze che tale nozione non si iscrive più nello stato d’emergenza, ma nella “normalità”.

L’eccezione diviene la norma. Il diritto penale acquisisce un carattere costituente. Le Camere hanno legalizzato un nuovo ordine giuridico e politico che fonde l’atto di guerra e la funzione della polizia e concede all’amministrazione il potere di trasformare in nemico tutti i cittadini americani o tutti i cittadini di una nazione straniera con la quale gli Stati Uniti non sono in conflitto. In questo modo il governo modifica il rapporto fra interno ed esterno. I cittadini degli Stati Uniti possono divenire dei nemici ed essere estromessi dalla nazione americana. Potendo definire come “nemici combattenti” qualunque abitante del pianeta e fame un “combattente illegale” ovvero un criminale gli Stati Uniti si attribuiscono una funzione di polizia mondiale. Gli altri Stati, attraverso i differenti accordi di estradizione firmati con gli Stati Uniti, non mettono in questione questo diritto che accordano agli Stati Uniti e devolvono loro una parte della propria sovranità. Nell’accettare di rimettere i propri connazionali, così detti, alle autorità americane, riconoscono loro un potere giurisdizionale imperiale.

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2.
Lo straniero nemico combattente

Il primo utilizzo delle nozioni di nemico combattente o combattente illegale, nel quadro della lotta contro il terrorismo, si trova nell ’interpretazione fatta dall’amministrazione dell ’Executive Order del 13 novembre 2001 (2), che autorizza gli stranieri ad essere giudicati per delle violazioni delle leggi di guerra da parte dei tribunali militari. Questa prima definizione crea un delitto di appartenenza, ma limitato ad Al Qaeda. Il sospetto che una persona sia membro dell’organizzazione incriminata, senza che essa abbia commesso un delitto materiale, autorizza la sua detenzione amministrativa indefinita o permette di farla giudicare da una commissione militare. Ugualmente se il ministro della giustizia sospetta una persona di «essere coinvolto in azioni, di avere tentato o di aver avuto l’intenzione di commettere degli atti, che hanno prodotto degli effetti sfavorevoli sulla politica straniera o il sistema politico ed economico degli Stati Uniti». Ciò permette di giustificare qualsiasi arresto.

Il governo ha utilizzato in maniera estensiva la possibilità di ritenere degli stranieri dei nemici combattenti illegali. Essa fu usata per imputare non solamente i membri di Al Qaeda, come previsto dall’Executive Order del 2001, ma anche tutti i prigionieri catturati durante la guerra in Afghanistan. Secondo l’interpretazione data dal consigliere anziano della Casa Bianca, Alberto Gonzales, la violazione delle Convenzione di Ginevra sarebbe giustificata dal fatto che l’Afghanistan è un “failed State” (3).

L’estensione del campo di applicazione di questa nozione si persegue anche nel quadro dei Tribunali di Revisione dello Statuto di combattente (4), istituiti nel 2004 per giudicare i prigionieri di Guantanamo. Diviene un nemico combattente qualsiasi straniero catturato, indipendentemente dal luogo, nel quadio della lotta antiterrorista.

Una sentenza della Corte Suprema del 28 giugno 2004, Rasul v. Bush (5) opera una prima razionalizzazione di questo diritto interamente creato dal potere esecutivo. Essa precisa che i combattenti illegali stranieri hanno il diritto di contestare, dinanzi ad un giudice civile l ’applicabilità di tale imputazione. Ma non rimettendo in causa il suo carattere incostituzionale essa opera un riconoscimento di questa incriminazione amministrativa e la include nel diritto vivente.

Per quanto riguarda la possibilità per uno straniero, di contestare la base fattuale della detenzione dinanzi ad una giurisdizione civile, essa fu completamente annichilita dal Detainee Tra itment Act of 2005 (6). Questa legge attribuisce tutte le competenze alle corti federali per esaminare la situazione dei detenuti di Guantanamo e gli sostituisce un meccanismo esclusivo di revisione delle decisioni prese dai Tribunali di Revisione dello statuto del Combattente.

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3.
L ’americano nemico combattente

Nel violare il Military Order, benché promulgato dallo stesso esecutivo, quest’ultimo ha immediatamente utilizzato la nozione di nemico combattente per designare degli americani come tali. In tal modo, la detenzione, senza carico, durate tre anni di Yaser Esam Hamdi, catturato in Afghanistan nel 2001, fu giustificata dal fatto che quest’ultimo era stato ritenuto dall ’amministrazione come “illegal enemy combatant”. Il ministero della Giustizia precisò che la situazione di Hamdi non si differenziava rispetto a quella di uno straniero poiché egli era stato catturato sul campo di battaglia. Nel frattempo, nel giugno 2002, l ’amministrazione ha anche utilizzato questa espressione per giustificare la detenzione amministrativa indeterminata di un altro americano, José Padilla, catturato sul suolo americano, e per rifiutargli qualsiasi tipo di protezione prevista dal Codice Penale americano o dalle Convenzioni di Ginevra.

Il potere che si è attribuito l’esecutivo di trasformare i propri cittadini in nemici sarà poi integrato nell ’ordine giuridico da un Opinion della Corte Suprema del 28 giugno 2004, Hamdi v. Rumsfeld. Invece di affermare che tutti i cittadini devono beneficiare delle garanzie offerte dalla Costituzione, la Corte sostiene che non vi sia alcun ostacolo per designare i cittadini americani come nemici. Questo tribunale si riferisce ad uno dei suoi precedenti: il caso Ex Parte Quinn (7). Si trattava di sabotatori al servizio della Germania, catturati sul suolo degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Uno dei prigionieri era cittadino americano. La Corte in quell ’occasione affermò che determinate azioni, in ragione della loro natura, in questo caso delle violazioni della legge di guerra, non posso essere sottoposti a delle giurisdizioni civili e devono essere portate dinanzi a dei giudici militari.

Così facendo, la Corte operò un ’inversione rispetto ai suoi precedenti giudizi, il caso Ex Parte Milligan (8) risalente al 1866 e relativo ad un civile del nord accusato di “conspiracy” e di “violazione delle leggi della guerra” a vantaggio dell’esercito sudista. La Corte precisò che l’utilizzo della giurisdizione militare era strettamente riservato ai soldati e ai cittadini, militari o civili, di uno Stato nemico. Rigettando chiaramente l’argomentazione del governo secondo la quale un cittadino americano può rappresentare un nemico. La Corte aggiunse che un tale caso doveva essere giudicato come tradimento dinanzi ad una giuria di una Corte Civile e non dinanzi ad una Corte militare.

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4.
Nemico del Governo

Si tratta della strada che perseguirà il potere esecutivo. Il 17 ottobre 2007 il Presidente Bush ha siglato il Military Commissions Act (9). Questa legge fa seguito ad un nuovo giudizio della Corte Suprema datato 29 giugno 2006 (10) che dichiarava le commissioni militari illegali affermando che le loro strutture e le loro procedure violavano i diritti della difesa, contenuti nel codice militare degli Stati Uniti e nella Convenzione di Ginevra del 1949. Tuttavia la Corte Suprema non ha modificato lo statuto dei prigionieri ed ha permesso all ’amministrazione di mettere in opera altri metodi per giudicare questi detenuti.

Questo testo, sancisce, per la prima volta, la nozione di nemico combattente illegale nella legge e estende il campo di applicazione dell ’incriminazione. Mentre il Military Order del novembre 2001 riguardava solamente degli stranieri catturati al di fuori degli Stati Uniti, il Military Commissions Act autorizza a nominare “nemico combattente illegale” qualsiasi americano o straniero residente negli Stati Uniti. Designando quali nemici delle persone che non hanno mai lasciato il suolo americano e che non hanno mai frequentato un qualsiasi campo di battaglia l ’incriminazione si concentra su soggetti che non sono mai stati coinvolti in azioni condotte al di fuori degli Stati Uniti, ma su individui, compresi i cittadini americani, che si oppongono sul territorio nazionale alla politica del governo.

In questo modo la legge riconosce all ’imputazione un carattere chiaramente politico sancendo come nemici combattenti illegali delle persone “coinvolte in (o sostenenti delle) ostilità nei confronti degli Stati Uniti”. Questa definizione esisteva già nell’Executive Order del 2001, ma il contesto ne riduceva la portata agli stranieri catturati sul campo di battaglia afghano. Nel Military Commission Act, questo si applica in tutto il mondo, Stati Uniti inclusi, in un contesto che non ha più nulla a che vedere con un coinvolgimento militare ma in una situazione svincolata del tutto da una qualsiasi determinazione territoriale, ovvero la lotta antiterrorista mondiale. In un tale contesto astratto, questa definizione si può applicare a dei movimenti sociali o a delle azioni di disobbedienza civile e in effetti a qualunque contestazione nei confronti della politica americana o dei poteri alleati. Se alla luce della giurisprudenza della sentenza Ex Parte Quinn si considera che è la natura stessa dei suoi atti che fanno di un soggetto un nemico combattente se ne deve concludere che nel contesto del Military Commissions Act, è il carattere politico di questi che designa il loro autore come nemico.

Un soggetto può anche essere “designato come combattente illegale da un Tribunale di Revisione dello Statuto del Combattente o da un altro Tribunale istituito sotto l ’autorità del Presidente o del Segretario della Difesa”. Dunque si è considerati nemici combattenti non perché si è sospettati di aver commesso un atto o di averne avuto l ’intenzione, ma solamente perché si è stati designati tali dal potere esecutivo. Una lettura rapida potrebbe lasciar supporre che solamente gli stranieri potrebbero essere coinvolti in questa procedura, poiché i Tribunali di Revisione dello Statuto del Combattente si concentrano esclusivamente su dei non americani. Il testo tuttavia prevede la possibilità di una tale designazione per degli eventuali nuovi tribunali amministrativi e niente potrà impedire a questi ultimi di giudicare dei cittadini americani.

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5.
Legalizzazione delle Commissioni Militari

Il Military Commissions Act legalizza le commissioni militari, ovvero quei tribunali militari speciali istituiti dall’Executive Order del 2001. Erano destinati a giudicare gli stranieri catturati in Afghanistan nei confronti dei quali non vi era il minimo accenno di prova che avrebbe permesso di tradurli dinanzi ad una giurisdizione civile. Questa legge estende la competenza di questi tribunali all ’insieme degli stranieri, compresi quelli residenti negli Stati Uniti.

Questo sistema riduce i diritti della difesa a una burla. L’accusato non può scegliere il proprio avvocato. Costui è impersonato da un militare designato dal potere esecutivo. Questi tribunali operano un inversione dell’onere della prova. È l’imputato che deve provare la propria innocenza mentre lo stesso può essere escluso da determinate fasi del proprio processo e dall ’accesso senza restrizioni al proprio fascicolo, in particolare alle “prove” prodotte contro di lui, se tali elementi sono classificati come segreti difensivi.

Le commissioni militari possono accettare delle prove per sentito dire e delle confessioni ottenute con dei maltrattamenti. Se la tortura è formalmente vietata, un “certo grado di coercizione” è permesso ed è il Presidente che deve fissare il livello di durezza degli interrogatori. Delle “prove” ottenute sulla base di confessioni, ottenute in Paesi che praticano la tortura sono ugualmente accettate.

La legge prevede un sistema formale di revisione dei giudizi dinanzi al tribunale civile. La Corte d ’Appello del distretto di Columbia è l ’unica giurisdizione superiore competente, ma quest ’ultima è solamente autorizzata a giudicare la regolarità della procedura seguita. Non vi è una verifica sulla veridicità dei fatti avanzati dall ’accusa. Dato che questo tribunale ha rigettato il 20 febbraio 2007 qualsiasi possibilità per i prigionieri di Guantanamo di poter contestare la loro detenzione dinanzi ad una giurisdizione civile, tale ultima possibilità formale di un controllo giudiziario è oramai chiusa.

La legge non accorda ai detenuti il diritto di essere giudicati rapidamente anche dinanzi ad una commissione militare. Così facendo concretizza la possibilità, accordata dal Patriot Act, di mantenere indefinitivamente in stato di detenzione amministrativa qualsiasi straniero sospettato di terrorismo.

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6.
Un sistema previsto per i nazionali

Solo i nemici combattenti illegali stranieri possono essere tradotti dinanzi a commissioni militari. Gli americani possono far valere una richiesta di Habeas Corpus dinanzi ad una giurisdizione civile Tuttavia questa legge è stata concepita affinchè questi tribunali speciali possano essere applicati ugualmente ai cittadini. Così fra le infrazioni che possono essere giudicate da una commissione militare, si trova anche quella che punisce qualsiasi soggetto “che in una posizione di alleanza o di dovere nei confronti degli Stati Uniti” (11) sostiene intenzionalmente delle azioni ostili contro gli USA o i suoi alleati. Chi altri, a parte un cittadino americano, può trovarsi in una situazione di alleanza e/o di dovere nei confronti degli USA?

Per connotare i delitti che possono essere giudicati dalle commissioni militari, si trovano delle definizioni che si appoggiano direttamente alle lotte sociali, quale la nozione di attacco ad una proprietà privata o quella relativa al saccheggio. Entrambe le quali trasformano l ’occupazione illegale in azione terrorista. Il carattere direttamente politico di questi delitti è anche indicativo dell ’intenzione del Governo di portare dei cittadini americani dinanzi alle commissioni.

La legalizzazione delle commissioni militari non s’inscrive che formalmente nella tradizione giudiziaria sviluppata dall ’occidente, quella di un duplice sistema giudiziario: Stato di diritto stricto sensu per i cittadini e violenza pura per gli stranieri. Lo scopo dell ’amministrazione è di generalizzare a livello di insieme di popolazione, le procedure che permettono di sequestrare, di torturare e di mantenere in stato di detenzione a piacimento.

Il progetto “Domestic security Enhacement Act of 2003” conosciuto con il nome di “Patriot IF” costituisce il precedente tentativo del governo di ottenere questo risultato. Esso aveva come scopo quello di togliere la nazionalità agli americani sospettati di terrorismo e così di trattarli come stranieri. Le Military Commissions Act non permette ancora la soppressione dell’habeas Corpus dell’insieme della popolazione ma la possibilità di designare qualsiasi americano come nemico è un buon inizio.

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7.
Nemico dell ’impero

La doppia inserzione, in seno al diritto americano, di ciò che era sempre stato al di fuori dell’ordine giuridico occidentale, cioè della violenza pura e della guerra, provoca uno sconvolgimento di quest ’ultimo. Il Military Commissions Act opera una radicale innovazione nell ’organizzazione statale: pone fine alla separazione formale dei poteri, concedendo in maniera permanente poteri dei magistrati al Presidente. Esso crea un diritto puramente soggettivo attribuendolo al potere esecutivo. Quest’ultimo può designare qualunque persona come nemico, decidere la detenzione amministrativa, a vita di qualsiasi straniero o, nel caso in cui scelga di giudicarlo può nominare i giudici militari, l’avvocato e fissare il grado di coercizione degli interrogatori.

Se il Military Commissions Act colloca l ’insieme degli stranieri, sospettati di terrorismo, in un sistema che nega il loro diritto di disporre di loro stessi, ciò non concerne solamente i soggetti catturati al di fuori del territorio americano come anche gli stranieri residenti negli Stati Uniti, ma anche, ad esempio, tutti gli abitanti dell ’Unione Europea. Nel contesto degli accordi di estradizione siglati nel giugno 2003 (12), ogni residente di uno Stato membro, sospettato di terrorismo potrebbe essere rimesso alle autorità americane e essere sottomesso all ’arbitrio del potere esecutivo. Gli accordi conclusi con gli Stati Uniti accettano le leggi e le disposizioni d ’eccezione di questo paese. Gli Stati Uniti hanno la capacità d ’imporre i loro propri criteri e le loro giurisdizioni speciali destinate a giudicare degli stranieri. Nell ’abbandonare la loro propria legalità, i paesi europei accettano di sottomettere i propri cittadini a queste procedure. Queste misure inseriscono gli europei nel sistema americano di soppressione delle garanzie giudiziarie. In tal modo, esse rivelano una vera struttura imperiale attraverso la quale l ’esecutivo americano ha il potere di determinare l ’eccezione e di porre le basi per un nuovo ordine giuridico mondiale.

Mentre il diritto internazionale non viene più rispettato e la guerra viene presentata come un’operazione di polizia, il diritto penale americano stabilisce una nuova definizione dell ’ostilità che si applica a livello mondiale. La prima condanna pronunciata da una commissione militare, quella del “talebano australiano” David Hicks ha avuto luogo il 27 marzo 2007. Essa rivela la capacità di cui dispone l ’esecutivo degli Stati Uniti di far legittimare, da parte delle altre nazioni, il proprio potere di soppressione dell’Habeas Corpus di tutti i non americani. Nell ’accettare che questo prigioniero di Guantanamo potesse scontare la sua pena in Australia (13), ii governo di questo paese opera un riconoscimento di fatto delle commissioni militari che violano sia il diritto internazionale sia le costituzioni americana e australiana.

Il governo australiano ha anche previsto di mettere David Hicks sotto controllo amministrativo, appena avrà scontato la pena. Questa misura non è prevista dalla sentenza pronunciata dalla Commissione militare. Una persona condannata da una giurisdizione d ’eccezione americana entra in questo modo in un sistema globale di non diritto.

Il Military Commissions Act mette formalmente fine al modello classico dello Stato occidentale, di questa forma di organizzazione politica che realizzava una “unità politica unica e pacifica all ’interno, unica e sovrana all ’esterno dove essa affrontava delle altre unità sovrane” (14) come vengono definite da Carl Schmitt ne "Il concetto del politico". Quest’ultimo aveva caratterizzato lo Stato europeo per la sua capacità di stabilire "la tranquillità, la sicurezza e l ’ordine" all ’interno e respingere la guerra all’esterno.

In rottura con questa forma di Stato le riforme intraprese nel quadro della "guerra" contro il terrorismo confondono funzioni di guerra e di polizia. Le misure di sorveglianza generali applicano ai cittadini delle procedure che rilevano a volte solo controspionaggio. I civili, semplicemente sospettati di terrorismo dall ’amministrazione sono soggetti a delle misure di privazione della libertà più restrittive di quelle applicate ai prigionieri di guerra.

Il Military Commissions Act da un senso alle riforme esistenti. Nell ’iscrivere la nozione di “nemico combattente illegale” in un ordine giuridico riconosciuto di fatto dagli altri Stati questa legge pone la popolazione mondiale in balia del potere esecutivo degli Stati Uniti. Il Military Commissions Act è un atto costitutivo di una struttura imperiale che non ha più una distinzione interno/esterno o piuttosto da ad essa un carattere puramente soggettivo. Il nemico perde qualsiasi caratteristica oggettiva, egli è un semplice prodotto della parola del potere. E il potere esecutivo degli Stati Uniti che designando una persona come nemico lo sottrae da qualsiasi protezione giuridica e lo pone al di fuori della nazione americana o al di fuori della ”comunità internazionale”.

A questa struttura imperiale gli altri Stati abbandonano, non solamente il potere di fare la guerra, ma anche la loro sovranità interna, il controllo dei propri cittadini. Si può applicare in tal caso la definizione utilizzata da A.Gonzales per caratterizzare l ’Afghanistan:"failed State (s)".

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Jean Claude Paye

(Traduzione dal francese di Federica Klitsche de la Grange)

NOTE

(1) Carl Schmitt, Der Begriff des politischen, trad. it ne "Le Categorie del politico" Bologna, 1978. Torna al testo.

(2) President G.W.Bush ’s Military Ordere of November 13, 3001, http://www-law.uchieago.edultribunals/execordethtml. Torna al testo.

(3) http://www.utrechlawreview.orglpublisblarticles/000003/artiele.pdf. Torna al testo.

(4) http://defenselink.mil/news/Combatant_Tribunal.html. Torna al testo.

(5) www.supremecourtus.gov/opinions/03-334.pdf. Torna al testo.

(6) Detenee Treatment Act of 2005, December 31,2005. Torna al testo.

(7) U.S. Supreme Court, Ex Parte 317 U.S. (1942). Torna al testo.

(8) U.S. Supreme Court, Ex Parte Milligan 71 U.S.2. Torna al testo.

(9) S.3930 Military Commissions Act of 2006, http://www.govtrack.us/data/us/bills.textJlO9/s/s3930.pdf. Torna al testo.

(10) Supremecourt of the United States,Hamdan v. Rumsfeld (n 05 184), http://www.supremecourtus.gov/opinions/O5pdf/05-184.pdf. Torna al testo.

(11) Military Commissions Act of 2006, article 950v. (b)26. Torna al testo.

(12) Journal Officiel des Communautés européennes, L 181,019/7/2003. Torna al testo.

(13) “Le tribunal militaire de Guantanamo rend sa première condamnation”, Le Monde, 13/3/2007. Torna al testo.

(14) Carl Schmitt, La notion de politique, cit, p. 42. Torna al testo.


8.
APPENDICE

Ho ricevuto dall’autore il seguente testo integrativo del saggio già tradotto ed qui sopra ancora in editing secondo i tipi grafici di questo blog, che è una vera e propria forma di editoria, distinta da quella della carta stampata ma che richiede pure competenza e tempi di lavoro. Il bello della scrittura digitale è che consente tempi, modi e libertà che il cartaceo non permette. Ho lavorato per sette anni in una casa editrice e so quel che dico. Ritengo perciò di rendere immediatamente fruibile il testo francese inviato dall’autore. Quindi, seguendo i miei tempi di lavoro e i miei diversi interessi, proseguirò gradualmente nell’editing del testo italiano di cui sopra. Io stesso, esercitandomi utilmente nel francese, darò poi una traduzione italiana dell’appendice, integrandola nel testo italiano, mentre potrà restare qui sempre disponibile il testo francese, che soprattutto diventa immediatamente frubile per i Lettori interessati al cruciale argomento.

Antonio Caracciolo


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USA : Un renversement de l’ordre de droit.

Jean-Claude Paye, sociologue, auteur de
La fine dello Stato di diritto. Manifestolibri. Rome 2005 et de Global War on Liberty. Telos Press. New York 2007.


La transformation de l’ordre de droit qui a lieu depuis une dizaine d’années, aux Etats-Unis et en Europe occidentale, est inédite. Elle révèle un changement de régime politique, la fin de l’Etat de droit et le passage à une forme d’organisation qui concentre tous les pouvoirs aux mains de l’exécutif. La perversion de la nature de la loi est un phénomène de cette mutation de l’ordre politique. La loi juridique, en fixant les règles, constitue un cran d’arrêt à la toute puissance du pouvoir. Or, actuellement, nous assistons à un renversement du rôle de la loi. Elle devient une forme vide, un simple enregistrement du caractère absolu de la puissance de l’Etat.

L’adoption, en 2006, du Military Commissions Act représente un bouleversement de l’ordre de droit occidental. Avec cette loi, ce qui, au lendemain du 11 septembre, était considéré comme exceptionnel et provisoire, s’inscrit dans la permanence et devient la norme. On peut être poursuivi sur base de cette loi, non sur base d’éléments de preuve, mais simplement parce qu’on est nommé « ennemi combattant illégal » par le gouvernement. Le pouvoir exécutif a ainsi la capacité de créer un nouveau réel qui se substitue aux faits. Le Military Commissions Act procède à un retournement du rôle traditionnel du droit : établir des limites à l’arbitraire. Ce renversement supprime, au nom de liberté et la défense de la démocratie, le droit humain le plus fondamental, celui de l’habeas corpus. Cette perversion de l’Etat de droit s’inscrit dans une construction mythique basée sur la primauté de l’image : la lutte contre Ben Laden, le mal absolu, justifie la suppression de nos libertés. Cette imagerie ne supprime pas les faits qui invalident le discours du pouvoir, elle les maintient présents, tout en les excluant du domaine de ce qui est recevable par la conscience. Elle forclos ainsi les faits du champ social et de l’espace du pensable. Ce faisant, elle nous installe dans une structure psychotique.

Ainsi, le 6 août, à Guantanamo, un tribunal militaire spécial condamné Salim Ahmed Hamdan , ancien chauffeur présumé de Ben Laden, à cinq ans et demi de prison pour «soutien matériel au terrorisme». L’aveu de cette fonction, l’élément de preuve qui a permis sa condamnation, lui a été arraché sous la torture. Hamdan a été condamné par une commission militaire, c’est à dire par un tribunal militaire spécial mis en place par le pouvoir exécutif, pour juger les personnes qu’il désigne comme « ennemis combattants illégaux ». Les membres du jury et les avocats de la défense sont des militaires désignés par la présidence. Le tribunal peut accepter des preuves obtenues par la torture ou par ouï-dire. L’accusé ne peut assister à l’entièreté de son procès et ne peut contester ni vérifier la matérialité des preuves, si elles sont classées secret-défense.

Les avocats de Hamdan ont remis en cause le fait qu’être le chauffeur de Ben Laden puisse constituer un «crime de guerre». Cependant, le jugement est conforme à la loi. Le statut d’ « ennemi combattant illégal » n’est pas nécessairement attribué aux auteurs d’actes de guerre contre les Etats-Unis, mais simplement aux individus nommés comme tel par l’administration. Ainsi, du fait de sa fonction de chauffeur de Ben Laden, Hamdan aurait apporté, à ce dernier, une aide qui ferait de lui un complice des attentats du 11 septembre. Cependant, Ben Laden, bien qu’il soit présenté par le pouvoir exécutif comme le commanditaire des attentats, n’est pas lui-même, par manque de preuves, inculpé par la justice américaine pour ces faits, ni même recherché officiellement par le FBI.

L’administration a la possibilité de créer une virtualité qui s’impose à la matérialité des faits. Ayant purgé sa peine, Hamdan vient d’être libéré et cela en opposition avec les positions précédentes de l’administration. Le gouvernement a toujours déclaré que, quel que soit le verdict, Hamdan, étant donné son caractère dangereux, devait rester emprisonné. Le fait que Hamdan ait été désigné comme ennemi combattant permet une détention illimitée, à la discrétion du pouvoir exécutif. En fait, étant donné l’évolution du rapport de forces, le gouvernement a décidé de renoncer à cette possibilité que lui offrait le Military Commissions Act. La loi est ainsi construite de manière à ce que l’administration n’ait pas à respecter les décisions des tribunaux, qu’elle a elle-même mise en place et dont elle contrôle étroitement le fonctionnement. Ce faisant, cette procédure tout en reconnaissant formellement la loi, exerce un déni de sa fonction. Cette dernière n’est plus qu’enregistrement de la capacité de l’exécutif à déroger à la règle

L’enjeu de cette législation porte bien sur le droit de disposer de soi même. En juin 2008, la Cour Suprême a accordé aux prisonniers de Guantanamo la possibilité de déposer un recours en Habeas Corpus devant une juridiction civile. Il ne s’agit pas de juger le fond de l’affaire, mais simplement de déterminer si le gouvernement dispose d’éléments suffisants lui permettant de garder les prisonniers en détention. Quelques 250 personnes sont toujours enfermées à Guantanamo et toutes ont déposé un recours. Le gouvernement mène un double combat. D’un part, un lutte d’arrière garde, à travers laquelle il essaye de stopper ou de retarder les recours des prisonniers en Habeas Corpus, mais surtout, il veut que les tribunaux civils n’exigent pas la déclassification des preuves secrètes et qu’ils acceptent de fonctionner selon des critères en cours dans les commissions militaires.

Ce 20 novembre, le juge Richard J.Leon, de la Cour fédérale du district de Washington, a rendu le prononcé du premier de ces recours . Il concerne six détenus algériens, arrêtés en Bosnie fin 2001 et enfermés depuis à Guantanamo. Le juge a déclaré que cinq des prisonniers avaient été détenu illégalement et qu’ils devaient être immédiatement relâchés. Il a également décidé que le sixième détenu a, quant à lui, été légalement emprisonné. Il aurait apporté un « support matériel » à Al Qaeda. Il aurait été un « agent falicitateur » de l’organisation, organisant les voyages d’autres personnes afin de combattre les Etats-Unis et qu’il aurait prévu de devenir lui-même un combattant. Le juge s’est rangé à l’argumentation de l’administration qui a toujours présenté Bensayah Belkasem comme un agent d’Al Qaeda opérant en Bosnie. Rappelons que les six personnes formaient un même groupe et ont été arrêtées ensemble. D’ailleurs, le gouvernement a changé ses accusations vis à vis des détenus. Lorsqu’ils ont été arrêtés en 2002, le président Bush, dans son discours dur l’Etat de l’union » avait déclaré qu’ils avaient planifié un attentat en Bosnie. Actuellement, cette accusation ne serait plus retenue par le département de la Défense.

Sur quelle base matérielle le juge a-t-il pu fonder son jugement et déterminer que cinq d’entre eux doivent être relâchés et qu’il est légitime de garder emprisonné le dernier? Le juge a accepté de se prononcer à partir de preuves secrètes qu’il a définit comme « un document classifié en provenance d’une source anonyme ». Il s’agit d’éléments que la défense n’a pas pu confronter puisque, elle n’en a même pas eu connaissance. Les prisonniers n’ont pas pu assister à leur procès. Une ligne téléphonique leur a seulement été concédée pendant les audiences publiques. Le fait que le juge ait accepté de se déterminer à partir de preuves secrètes, notamment obtenues par ouï-dire, constitue une légitimation des procédures utilisées par les tribunaux militaires spéciaux. Il crée ainsi une jurisprudence qui intègre ce type de « preuve ». Si elle se généralise, il s’opèrera une rationalisation de l’ordre juridique. Ce dernier ne serait plus la juxtaposition de deux structures fonctionnant côte à côte, un système d’exception et un ordre de droit, mais une seule structure intégrée, ayant les commissions militaires pour modèle, dont les procédures ne relèveraient plus de l’exception, mais de la norme. Grâce à cette jurisprudence, le Military Commissions Act, loi qui inscrit sa transgression dans le texte législatif lui-même, peut remodeler, pervertir l’ensemble de l’ordre de l’ordre de droit étasunien. Ce dernier n’est plus protection contre l’arbitraire, mais abandon à la toute puissance du pouvoir exécutif.

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