sabato 19 luglio 2008

Ipocrisia mediatica e pena di morte: Polito, Pannella e tutti altri

Versione 1.0
Testo in elaborazione

Traggo spunto da una breve intervista di Antonio Polito a radio radicale, pochi minuti fa, per fugaci riflessioni che mando anche ai cestini dei qui nominati. Dico subito che trovo quanto mai ipocrita il darsi pena per l’esistenza della pena di morte nel codice penale vigente di alcuni paesi mediorentali, ignorando nel caso dell’Iraq il milione e passa di morti che sono stati il prodotto della “liberazione” portata dall’Occidente a quel martoriato paese. La pena di morte esiste anche nel codice penale degli USA, ma Polito non ha riservato le stesse villanie a Bush, venuto a Roma pochi giorni dopo Amadinejad. E si badi bene che con una certa furbizia sia Polito sia Pacifici hanno detto che loro manifestavano per il popolo iraniano, da cui verranno fuori non meno di qualche milione di morti se appena i desideri israeliani di guerra troveranno l’avallo americano o anche senza di essso: mentre io scrivo loro stanno scaldando i motori dei loro aerei. Ci si preoccupa di un condannato a morte, di qualche omosessuale iraniano e ci vorrebbero far credere che per questi si agitano. Non si scomoda la propria coscienza per i morti iracheni, imputabili anche ed in primo luogo alla campagna mediatica che ha preceduto l’aggressione militare, una stessa campagna mediatica che ora vuol precedere aggressioni militari a Iran e Cina con prevedibili milioni e miliardi di morti a maggior gloria dell’Impero, che rigorosamente manterrà nel suo codice penale la pena di morte e che non ne vorrà sapere di riconoscere l’esistenza di un Tribunale internazione per crimini di guerra, dove presidente come Bush avrebbe pieno titolo a comparire.

In realtà, organi di stampa come “Il Riformista”, “l’Opinione”, e altri, non esistono per dare notizie su ciò che nel mondo succede giorno dopo giorno. A questo ruolo hanno rinunciato da tempo, se è mai stato il loro. Esistono invece per creare orientamento, per indurre la gente a credere che sia giusto boicottare questo o quel personaggio, o come nel caso evidentissimo dell’Iran per creare un’opinione pubblica – una cosiddetta opinione pubblica che poi sarebbe ciò che loro stesso dicono e stampano – a favore di una nuova aggressione militare contro l’Iran, fortemente voluta dalla Israel lobby internazionale.

A piazza del Campidoglio la manifestazione anti-Ahmadinejad era stata organizzata dalla comunità ebraica romana nella persona di Riccardo Pacifici, che rappresenta tuttavia solo il dieci per cento degli ebrei romani e non certamente quegli Ebrei contro l’Occupazione, che hanno patrocinato in Roma una manifestazione ospiatata dal Centro Sociale Intifada e finalizzata all’adozione a distanza di bambini israeliani, rimasti orfani e mutilati dalle gloriose gesta dell‘esercito israeliano. La notizia qui non viene colta e devo io improvvissarmi giornalista.

Non per nulla giornali come il Riformista sopravvivono a spese del contribuente, non grazie alla vendita in edicola. Il loro scopo non è di produrre informazione per i cittadini, ma di prestarsi alla propaganda di regime: sono organi di propaganda. Se vuoi, caro Polito, ti spiego io la differenza fra il fare informazione ed il fare propaganda. E se così è, si comprende benissimo che ai nostri giornalisti proprio non interessa di fare il loro proprio mestiere, cioè di rischiare la pelle sugli scenari di guerra iracheni per raccogliere e dare notizia di ciò che lì succede. Ci offrono in cambio ciò che loro pensano succeda o ciò che viene loro detto di scrivere. Se ne guardano bene i nostri giornalisti dal fare il questo modo il loro mestiere. A loro basta dire che sono a favore o contrari a questa iniziativa o a questa posizione. Come se a noi dovesse particolarmente importarci cosa Polito dice o pensa su Israele, Iraq, Iran, Tibet. Come se la sua personalissima opinione debba valere di più di ogni altra opinione di un qualsiasi cittadino italiano, che ha il solo grave torto di non avere un organo di stampa su cui propagandare le sue opinioni fresche di giornata.

L’ipocrisia, cioè il forte contrasto fra il vero ed il detto, è di assoluta evidenza, ma non succede nulla perché nessuno eccetto il sottoscritto presta attenzione ad Antonio Polito, le cui gesta si esauriscono nel raccogliere in piazza del Campidoglio i pensionati di Pacifici. Costoro ignorano ogni contraria voce. Una propaganda continua è ciò che loro intendono per informazione. Non producendo informazione vera, organi di stampa come quelli citati producono disinformazione ed inganno. Per liberarsene occorre fare un piccolo lavoro critico di riflessione giorno per giorno, come per liberarsi dei fastidiosi insetti e parassiti che in queste giornate afose aggrediscono la nostra epidermide.

Detto ciò, non se ne deve concludere che non intenda associarmi all'appello di Marco Pannella perchè l'uomo politico iraniano non sia messo a morte. Non ho nessun motivo per dichiarmi a favore della pena di morte. La mia coscienza giuridica ed il mio senso di umanità mi induce ad essere contrario alla pena di morte in generale. Noto che i «Corretti Informatori» sono per la condanna a morte del collaboratore di Saddam Hussein. In effetti, costoro sono responsabili non della vita di un singolo uomo, ma della vita di almeno qualche milione di iracheni. La guerra contro l’Iraq fu voluto con il concorso determinate di Israele allo spesso modo in cui oggi per gli stessi motivi di allora il sionismo spinge alla guerra contro l’Iran. È da sperare che quel milione di morti che l’Occidente ha sulla propria coscienza sia di monito a non caricarsene altri milioni per far piacere alla Israel lobby, che come qui possiamo documentare è estranea al nostro senso di civiltà è umanità.

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