domenica 25 maggio 2008

Criticare Israele non è reato: pronunciamento giudiziario

Versione 1.0

Diamo autonoma rilevanza all'articolo che segue inoltrato alla nostra attenzione. Era in effetti prevedibile che la esternazione presidenziale, di cui nessuno è finora riuscito ha trovare una logica, avrebbe messo in atto denunce giudiziarie da parte della nostrana Israel lobby. Per fortuna, ancora i nostri giudici sono capaci di indipendenza e di senso dell'equità. La sentenza è comunque istruttiva ed in questo post raccoglieremo tutti gli elementi che ne consentano uno studio ed una valutazione.

Antonio Caracciolo

Criticare Israele non è reato!


“NON LUOGO A PROCEDERE PERCHE’ IL FATTO

NON SUSSISTE”


Si conclude dopo due anni la vicenda giudiziaria che voleva la mediatica rovina di leaders musulmani italiani

di

Hamza Piccardo

Eh si, siamo stati prosciolti dall’accusa ingiusta ed infamante di aver incitato all’odio razziale e lo diciamo con tanta grafica enfasi perché, come spesso avviene, quegli organi di stampa, TUTTI o quasi, che avevano dato grande risalto all’apertura della vicenda e alla successiva richiesta di rinvio a giudizio del PM, si sono ben guardati da dare, non dico la stessa rilevanza, ma almeno un qualche dignitoso spazio alla notizia.

Ad ogni modo la nostra soddisfazione è grande e, non solo per quanto ci incombeva personalmente, ma soprattutto perché se qualcuno aveva sperato di dare giurisprudenza ad “alte” esternazioni secondo le quali l’antisionismo discenderebbe dall’antisemitismo, ebbene la magistratura giudicante ha dato parere contrario per ben due volte.

Prima a Bologna, nel febbraio scorso, in cui era in questione solo l’inserzione “Ieri stragi naziste oggi stragi israeliane” pubblicata nell’agosto 2006 sui quotidiani del network QN ( Resto del Carlino a Bologna, La Nazione a Firenze, Il Giorno a Milano.

Il PM Morena Piazzi, incaricata dell’inchiesta, ne aveva disposto l’archiviazione in quanto “…non c’è alcuna espressione neppure in forma sottointesa o indiretta ispirata o caratterizzata da ragioni di discriminazioni razziali o religiosa e formulata allo scopo di incitare alla violenza con l’intenzione di colpire altre persone a causa delle loro caratteristiche, razziali, etniche o religiose …si tratta di una documento di denuncia politica, certamente una ricostruzione parziale che non fa cenno alle numerosissime vittime civili israeliane, ma che in nessun modo si traduce in espressioni riconducibili al reato ipotizzato o ad altra ipotesi delittuosa, risultando manifestazione costituzionalmente tutelata dalla libertà d’espressione del pensiero”.

Un brutto colpo per chi aveva sperato in una condanna esemplare che chiudesse la bocca a tutti i critici d’Israele, infangando al contempo il presidente della maggiore organizzazione islamica in Italia con una condanna che sarebbe stata presentata come infamante.

Rimaneva però il procedimento di Roma sul quale riponeva molte speranze e il noto giornalista Cristiano di nome (di fatto lo sa Dio), protestava scrivendo infatti il 13.2 sul Corriere che era “ del tutto lecito domandarsi come sia possibile che in uno Stato di diritto dove un’unica legge dovrebbe essere uguale per tutti che due procure si pronuncino in modo diametralmente opposto sullo stesso caso giudiziario…”. Si riferiva al fatto che il procedimento di cui era titolare a Roma il PM aggiunto Maria Cordova aveva registrato una richiesta di rinvio a giudizio.

A Roma, insieme a Mohamed Nour Dachan, presidente dell’UCOII inquisito per la nota inserzione, c’erano i fratelli Morelli e Di Palma per un comunicato dell’associazione Imam Mahdi e il sottoscritto per la lettera scritta alla comunità nella sua funzione di Portavoce dell’organo consultivo dell’UCOII e per aver riportato su islam-online.it il suddetto documenti dei fratelli sciiti.

Giovedì scorso 22 maggio l’epilogo, davanti al GUP dott.ssa Palmisano e la dimostrazione che in fondo non c’è stato nessuna “diametrale opposizione” nella magistratura e, infatti la sentenza di proscioglimento è stata netta: “perché il fatto non sussiste”.

Un’ultima interessante annotazione: non era presente nessun giornalista e se non fosse stato per la nostra pronta comunicazione in sala stampa del tribunale e ad alcuni giornalisti con telefonate personali, niente se ne sarebbe saputo.

Recita il generoso Corano: “… tramano intrighi e Allah tesse strategie, ma Allah è miglior statega”

Ps.

Ritorneremo inch’Allah sull’argomento quando saranno state rese note le motivazioni della sentenza.



(segue)




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