domenica 13 aprile 2008

I bersagli abituali di «Informazione Corretta»: b) Michele Giorgio.

Versione 1.0

Mentre con Sergio Romano, astuto diplomatico con il quale è difficile spuntarla, la tattica è di farlo scivolare in qualche trappola di supposto antisemitismo, con Michele Giorgio, giornalista del “Manifesto” si cerca di ridicolizzare la persona. Il tono sguaiato di questi attacchi, sempre anonimi ma in questi casi di norma attribuibili al direttore della testata, cioè Angel Pezzana, lascia perplessi sulle qualità intellettuali e morali del loro estensore. Ho letto gli articoli di Michele Giorgio è mi appaiono non già obiettivi, quanto soprattutto tragici per la realtà che riferiscono. Io arrivo a capire che con argomentazioni e controprove si possa contestare la veridicità dei fatti riferiti, ovvero la loro interpretazione, ma che su di essi ci si trovi da sbellicarsi dalle risate mi sembra cosa folle ed allucinante. Michele Giorgio nei suoi articoli non riferisce mica di partite di pallone ad uno stadio, o di avventure galanti di qualche noto personaggio, ma parla di una guerra che dura da Cento Anni con morti ed atrocità innumerevoli. I nostri «Corretti Informatori» fanno mostra di voler ridere e pretendono di indurre altri al riso. Ma come dice un famoso proverbio: dove abbonda il riso? Nella bocca di Angelo Pezzana!

1. Dove sono gli argomenti?. I “Corretti Informatori” muovono addebiti all’articolista del “Manifesto” (vedi link originale) senza né confutare la realtà dei fatti né far comprendere in cosa consista l’«ideologia» di Michele Giorgio, quasi che la testa di Angelo Pezzana sia un normale contenitore di verità indiscusse ed inconfutabili. Che la proporzione dei morti palestinesi sia di uno a cento, ossia di cento palestinesi uccisi – donne, bambini, malati, anziani – a fronte di un morto israeliano, è cosa ampiamente nota. Come è pure è noto il cinismo israeliano di fronte alle loro vittime. A voler parlare di “ideologia” se ne trova a tonnellate in quella cosa mostruosa ed anacronistica che è il sionismo, tale da indurre personaggi autorevoli come Avraham Burg ad optare per il passaporto francese e cittadini israeliani residenti come Ilan Pappe a pubblicare un libro di quattrocento pagine, rigorosamente basato su fonti archivistiche, dove si parla del “Nettoyage ethnique de la Plalestine”. In cosa consista l’ideologia di Michele Giorgio è cosa da spiegare, non da presupporre. È da chiedersi a quale grado di istupidimento giungeremo se “l’ideologia che guida la mano” dei nostrani «Corretti Informatori» dovesse diventare senso comune, anche grazie ai prossimi ingressi parlamentari di una lista bloccata con la quale oggi e domani andiamo a votare. Aggiungo ancora, non già per le orecchie sorde di Angelo Pezzana, ma per i miei Cinque Lettori che giusnaturalisticamente non si può negare alla vittima il suo diritto a resistere ad una violenza volta alla sua distruzione fisica, etnica, culturale, morale, al suo genocidio. Vittime sono incontestabilmente i palestinesi, da almeno 60 anni, non gli israeliani o come chiamar si debbano. Forse perché palestinesi e arabi resistono da tanto tempo e nonostante la soverchia disparità di forze non si arrendono ( ed è eroismo!), nell’articolo si affaccia lo spettro dell'olocausto nuclerare, non quello iraniano, ma quello sionista. È infatti noto che a disporre di arsenali nucleari è Israele, non l’Iran. È un fatto, non un’opinione o una «ideologia». Michele Giorgio ci sta avvertendo che si sta preparando un nuovo più sanguinoso eccidio di palestinesi. E tutto ciò avviene sotto i nostri occhi, orientati appositamente verso il Tibet.

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