lunedì 14 gennaio 2008

La mia posizione sulla visita del papa nella mia università. Rinvio.

Versione 1.4
Le versioni successive sono trasferite in
Critica del cattolicesimo


Anche per le implicazioni politiche che mi vedono contrapposto al coordinatore di FI per il Lazio on. Giro e ad altri esponenti politici del centro-destra ho ritenuto più adatto il blog “Fare politica con il popolo e per il popolo”, ovvero Club Tiberino, per esprimere la mia posizione in merito ad un evento – la visita papale – di cui apprendo in pratica adesso, avendo letto le motivazioni dei 67 Colleghi fisici che hanno scritto al Rettore per chiedere il ritiro dell’invito al Papa. La mia irrinunciabile presa di posizione mi procura un certo imbarazzo con non pochi miei amici cattolici, tra i quali, proprio adesso, un gesuita, che mi ha appena chiesto di venire a casa mia per questioni di computer e con il quale eviterò di entrare in argomento.

Per quanti vogliono leggere la mia posizione, stesa rapidamente, possono trovarla qui, dove elaborerò le appropriate argomentazioni e la dovuta forma, se necessario, ma è cosa che faccio malvolentieri. Il tacere potrebbe essere tuttavia qualcosa di colpevole rispetto a quelli che sono i miei profondi convincimenti ed avverto il dovere di una pubblica presa di posizione, anche per non lasciare isolati Colleghi che si sono già esposti e con i quali mi sento solidale. Addirittura, il solito parlamentare tanto opportunista quanto pessimo cattolico, per non dire ipocrita, già propone per loro una denuncia e la solita lista di proscrizione. A questi Colleghi va perciò tutta la mia solidarietà, per quello che possa contare presso la più vasta opinione pubblica.

Quando si parla di libertà di pensiero, di ricerca, di insegnamento è difficile non entrare in conflitto con la dommatica cattolica: un conflitto che dura da duemila anni e che ha visto infinite vittime sul terreno. Si usa racchiudere ciò nel binomio ragione e fede, una distinzione che a me suona ormai inaccettabile e stantia. Non voglio qui addentrami in una problematica per la quale ho predisposto un apposito blog tematico. Voglio invece richiamare brevemente la distinzione fra spazio pubblico e spazio privato della religione. Ad ognuno sono concessi degli spazi dove poter vivere nella specificità della propria natura e dei propri convincimenti. Orbene, Roma è popolata di chiese: quasi più chiese per chi vuol pregare che palazzi per abitare. Per quanto riguarda poi i rapporti del mondo universitario con la chiesa cattolica ognuno di noi docenti riceve tutti gli anni un invito dove è possibile andare in udienza dal papa, alla sala Nervi o al Laterano. Non ci sono mai andato! Esistono poi numerose università e facoltà che hanno una esplicita intitolazione religiosa (Santa Maria Assunta, San Pio, ecc.): i luoghi per l’«incontro» sono già innumerevoli. La “Sapienza”, dove mi sono laureato nel 1975 e dove da allora lavoro ininterrottamente aveva una sua caratterizzazione “laica”, che è ora gravemente compromessa, malgrado le acrobazie verbali del Rettore Guarini.

La visita di Ratzinger – che in Parma tentò di attenuare la realtà di un processo che in condizioni di normale libertà non avrebbe dovuto neppure essere iniziato – assume i connotati di una conquista manu militari dell’ultima area di resistenza di un pensiero che non vuole rinunciare alla sua laicità e non si arrende ai poteri forti. Non sono un fautore dello scontro di religione o della per me assurda contrapposizione credenti/non credenti, ma ritengo che il luogo della religione sia la chiesa, la cappella, il sacello, non un’università che può essere se stessa solo se conosce come sua regola il sano esercizio della ragione senza uso improprio della Fede e senza la minaccia del potere ecclesiastico che la interpreta autoritativamente. Nell’Aula Magna dell’Università di Roma La Sapienza campeggiano due grandi busti, di cui uno raffigura Galileo Galilei. Mi chiedo quale sofferenza venga ora nuovamente inflitta a chi non ebbe il coraggio di salire sul rogo per amore della verità ed accettò di abiurare ciò che sapeva esser vero pur di poter vivere. Da allora la lezione che fu data agli intellettuali fu che prima viene la pelle e con la pelle tutti i possibili interessi e solo dopo se non costa nulla la verità ed i propri convincimenti. Mi chiedo con quale coerenza il Rettore pensi di poter stare al suo cospetto e di poterlo anche lontanamente rappresentare.

Aggiorno questo post alla luce degli sviluppi successivi che hanno visto il papa nel frattempo rinunciare alla visita. Mi avvalgo anche del lucido anche se breve intervento di Stefano Rodotà in Ballarò. Rodotà che non ha firmato (neppure io) la lettera dei 67 docemti di Fisica si è però detto d’accordo e solidale con loro (pure io). Rodotà ha inoltre reso responsabile del pasticcio lo stesso Rettore Guarini, che dimostra di essere il peggior Rettore che io ricordi, non solo per questo fatto, ma anche per le sue promesse fraudolente in campagna elettorale, poi spudoratamente disattese. Rodotà ha giustamente rimproverato a Guarini di aver cercato l’evento mediatico con l’invito al papa. Detto invito si è subito rivelato un’inaudita enormità, per motivi che do qui per evidenti. Costretto a retrocedere, il Rettore ha combinato un ulteriore pasticcio: visto che è stato restaurata la Cappella universitaria (non me ne ero neppure accorto!), il papa sarebbe venuto per questa occasione, ma poi visto che si trovava a passare proprio nel giorno dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, sarebbe venuto a fare un discorso in coda di celebrazione dell’Anno accademico: il tipico compromesso all’italiana.

Ritengo che il papa abbia voluto giocare d’astuzia. Non mi gradiscono (ed è certamente vero) ed io perciò non ci andrò e potrò passare per vittima: non mi hanno fatto parlare. E vengo qui al nodo del problema. L’università, ogni università che si rispetto, è il luogo della libertà di parola oltre che della libertà di ricerca e di pensiero (ed il papato credo che storicamente abbia avuto qualche incompatibilità con questi istituti), ma libertà di parole e di pensiero va a braccetto con libertà di contraddittorio, cioè con discussione. Non pare che un papa sia avvezzo al contraddittorio ed alla discussione. Un papa è innazitutto un sacerdote, il cui fine non è la scienza, ma il culto e la religione. La sua presenza è stata avvertita come un tentativo di confessionalizzazione anche dell’Università di Roma La Sapienza, la più grande d’Europa. Ed anche per me la presenza del papa alla Sapienza, all’inaugurazione dell’Anno Accademico e nelle circostanze date, non avrebbe avuto alcun significato culturale, ma unicamente religioso.

Non esiste un problema di conoscenza del pensiero del papa, poiché è universalmente già noto e sono infinite le sue esternazioni e possibilità di comunicazione. Nulla di nuovo avrebbe potuto dire. Esisteva anche il concreto pericolo che, parlando sulla moratoria, avrebbe ben potuto sconfinare in tema di aborto, cosa che può ben fare e fa dalle finestre di San Pietro. Pronunciate le note posizioni vaticane dal pulpito della Sapienza, avrebbero avuto l’imprimatur della Sapienza stessa, coinvolgendo tutti i docenti che vi lavorano da una vita e che non avrebbero potuto dissociarsi con eguale evidenza. Ho finito di ascoltare il contradditorio tra Buttiglione, personaggio incredibile e Cini. Mi alterno fra scrivania e televisione. A Buttiglione, mia vecchia conoscenza, idealmente rispondo: Io non ho detto al papa: “Tu non devi parlare”. Per me tu parli già troppo. Se mai potrei dire: «Basta! Non ne posso più!» Inoltre Buttiglione ha già dimostrato la sua natura ed il potere clericale: in pratica la faranno pagare bocciando la nomina a presidente del CNR di uno dei 67 firmatari. La proposta parte da Luca Volonté. Questa dimostra gli strumenti di persuasione di cui dispone il cristianesimo ed il regime di terrore che esso introduce. Uno spaccato della vita politica italiana. Cini ha sostenuto un principio ragionevolissimo: il papa è il papa. All’Università la Sapienza avrebbe potuto svolgere solo un monologo, non un dialogo.

Chiudo con una nota personale, sentendomi pienamente coinvolto. Se la visita del papa, persona a me ben nota per la sua immagine pubblica, era a me specificamente rivolta, sarebbe stata del tutto improduttiva ed assolutamente imbarazzante per quelli che sono i miei convincimenti religiosi. Se la visita non mi riguardava in nessun modo, pur essendo io a pieno titolo parte integrante della Sapienza molto più di Buttiglione e dei tanti che hanno parlato minaccaindo tuoni e fulmini, sarei stato ben lieto di disinteressarmi dell’evento, come già feci quando il Cardinale Ratzinger venne in Teramo nella mia facoltà di allora e senza minimamente disturbare la celebrazione dell’evento: già allora ed ancora oggi non ritengo che il mio sapere si costruisca partendo da Ratzinger e si fondi su di lui. Non credo che possa venirmi imputata dell’ignoranza perché ritengo di conoscere tutto quello che Ratzinger possa dire: non sono d’accordo e non ne accetto i contenuti. Ho pieno diritto di svolgere il mio lavoro scientifico senza dover sottostare alle encicliche papale. Ho pieno diritto di seguire altre vie filosofiche da quelle indicate dal papa Ratzinger. Naturalmente, non contesto né l’ho mai fatto al papa di tenere le sue prediche ed i suoi discorsi, ma essi riguardano in prevalenza la comunità dei suoi fedeli: non sono fra questi! E non mi si puà chiedere di farne parte a forza. Era ciò che stava per avvenire alla Sapienza. Quanto agli Studenti che hanno un loro modo di esprimersi fatto soprattutto di gestualità contesto le accuse loro rivolte da Buttiglione: la loro non è stata una protesta violenta. A differenza delle persone mature che ascoltano e nascondono il loro eventuale dissenso, anche per timore di ritorsioni (vedi minaccia di non conferma della nomina a presidente del CNR per essere stati fra i 67 firmatari), gli studenti si esprimono con chiarezza e senza timore. È un loro diritto ed una loro virtù. Quanto poi al fatto che siano una sparuta minoranza, è argomento innazitutto da verificare ma in ogni caso trattasi di questione che non si decide con votazione di maggioranza: et si omnes ego non! La mancata visita del papa alla Sapienza non è assolutamente un problema di libertà di pensiero e di parola.


16 commenti:

Andrea Carancini ha detto...

caro prof. caracciolo,
mi dispiace ma non sono affatto d'accordo con la sua presa di posizione. la levata di scudi dei professori delle facoltà di fisica mi sembra improntata ad un anticlericalismo piuttosto stantio.
persino un personaggio non certo sospetto di simpatie cattoliche come dario fo si è pronunciato in favore del diritto di ratzinger a poter parlare alla sapienza.

stuarthwyman ha detto...

Possibile invece che il papa tempo addietro si mise a rivedere le sacre scritture correggendole, mentre contro Galilei nulla?

Antonio Caracciolo ha detto...

Caro Andrea,

sono lieto del suo commento perché ho grande stima di lei e so di poter discutere con lei della cosa produttivamente con reciproco rispetto. Troverà altri miei interventi nell'altro mio blog Club Tiberino, dove ne ho appena terminato uno.

Provo a semplificare. Lei sa che non sono né un anticlericale né uno cui piace irridere alle altrui convinzioni religiose. Adesso provi ad immaginare:

- la visita a chi viene fatta?
- Io ho un rapporto continuativo con la Sapienza dal 1970, quando mi immatricolai... ecc.

- Il papa viene a visitare (anche) Me o io qui non c’entro nulla? Non sono io che vado da lui ma è lui che non invitato viene a forza da me e non da ospite ma da padrone! O comunque sia è chiaramente una posizione dove io in un senso tutto filosofico non posso defilarmi per amor di quiete.

- Cosa dovrei fare secondo lei? Come comportarmi? Applaudire? fare atto di deferenza e soggezione? Prosternarmi? Non può importarmi cosa pensano o dicono gli altri. Non altri ma io devo assumere una decisione alla quale non posso sottrarmi: o dico si o dico no. E se dico si, dico si a cosa? mentre se dico no, so bene quel che intendo, pensando di averne pienamente il diritto.

- O almeno in questa circostanza nella quale non posso ritrarmi, posso e devo dire quel che penso in materia di filosofia e su tutto un modo di affrontare la vita ed i supremi problemi esistenziali che potrebbe essere concorrenziale con quello cattolico se anche nel mio sistema fosse incluso il proselitismo? Non mi sono occupato finora di odontoiatria o di meccanica, ma proprio di questi problemi. Le mie conclusioni e le mie convinzioni non hanno nulla a che fare con la dottrina di Benedetto XVI, che giudico addirittura perniciosa, sbagliando – se vuole –, ma così la penso.

- O forse Benedetto XVI è venuto a visitare i muri della Sapienza con assoluta indifferenza verso le persone che dal 1970 vi albergano?

Provi intanto a rispondermi e poi potremmo continuare. Riassumo: io posso astenermi da ogni atto di culto cattolico, non entrare nelle chiese e non molestare le persone dedite al culto, ma se si pretende di imporre al mio giudizio tutta una simbologia, tutto un ordine di problemi, cosa dovrei fare secondo lei? Piegarmi e tacere? Tenga ancora conto che io considero in questa società estremamente ristretti gli spazi concessi alla sensibilità che mi è propria, rischiando quasi la morte per asfissia.

... Devo salutarti perché è appena giunto il mio amico Ceslao, un gesuita, con il quale non parleò della viosita del papa.

Andrea Carancini ha detto...

l'università la sapienza, che è l'università più antica d'europa, è stata fondata dal vaticano. forse non sarebbe male se tornasse, come il quirinale, al suo antico proprietario...

Andrea Carancini ha detto...

ho visto che ratzinger è stato costretto a rinunciare. per una volta sono d'accordo con giuliano ferrara: se fossi laureato restituirei la laurea al rettore dell'ateneo romano.

Antonio Caracciolo ha detto...

Caro Andrea, non mi dato né una risposta né un argomento, ma gli eventi superano la nostra discussione e quindi dovremo aggiornarci. Tutte o quasi le università avevano una bolla papale di fondazione... Se poi dobbiamo rimpiangere le epoche passate io mi colloco nel mondo precristiano.

Antonio Caracciolo ha detto...

Caro Andrea, la mia laurea con l’immagine della Sapienza sta affissa alla mia sinistra con 110 e lode. È del 1975. All’epoca la LUISS si chiamava "Pro Deo" ed era suo rettore Roberto Lucifredi che era anche mio professore di diritto amministrativo. Senza voler polemizzare proprio con lei le dico sinceramente che io non avrei mai potuto laurearmi in un’università che avesse avuto quel nome ovvero oggi insegnare in un’altra che porta per nome "Santa Maria Assunta". Quanto a Ferrara lo ricordo proprio in quegli anni che veniva alla Sapienza per conto del Partito Comunista per tentare di imbrigliare le spontanee manifestazioni studentesche dentro l’alveo dell’allora PCI. Poi vi è stato un suo momento come analista CIA ed oggi ha scoperto il cattolicesimo come carta politica per tornare in parlamento. Le avevo posto un preciso quesito: sapendo benissimo cosa Benedetto XVI a me personalmente avrebbe potuto dire, come io avrei dovuto accoglierlo e cosa dirgli? Dovevo tacere il mio profondo pensiero? O convertirmi per conformismo? Almeno si fosse limitato a celebrar messa nell’apposita Cappella, ma voleva far Lezione. A chi? Non sono io ad averlo invitato ed il rettore Guarini (che ha la sua politica e sa farsi gli affari suoi) era già carente di legittimità fin dal primo momento della sua elezione... Ero al seggio elettorale. Raccoglie un’amministrazione infelice. I commenti dell’establishment sono a senso unico. Possono disporre di tutto, ma non della mia testa.

Antonio Caracciolo ha detto...

Ho appena ascoltato i commenti dei tg. Già prima era per me me una sofferenza ascoltare un notiziario che era in buona parte una versione ridotta della radio vaticana. Adesso è un diluvio di vere e proprie insolenze! Se la classe politica vuol chiudere la Sapienza e sostituirla con una tutta pontificia ma a spese del contribuente italiano, facciano pure! In effetti, la tendenza è verso l’abolizione dell’università pubblica e statale: lo stiamo percependo da anni... A me non mancano molti anni per il pensionamento!

Andrea Carancini ha detto...

caro professor caracciolo,
se non le ho risposto è perchè non ho ben capito a cosa avrei dovuto risponderle: che cosa avrebbe dovuto dire lei a ratzinger?
la domanda è mal posta. perchè mai avrebbe dovuto "risponderle"? rispondere a cosa? si rende conto che il diritto alla parola che lei riconosce a faurisson lo sta negando a ratzinger?
lei professore è molto bravo a disquisire sugli alberi ma in questo caso ha perso di vista la foresta...

Antonio Caracciolo ha detto...

Caro Andrea, penso di averle posto una domanda semplice:
- normalmente quando sono in atto manifestazione di significato religioso giro alla larga rispettosamente per non disturbare, ma in questo caso non potevo girare da nessuna parte perché la persona che avrei normalmente evitato era venuto lui a me.
- Intorno al 1988 in Teramo alcuni Colleghi del mio istituto avevano pensato di organizzare un convegno incentrato sulla venuta dell’allora cardinale Ratzinger. Io scelsi di estraniarmi all’evento: non mi feci proprio vedere in giro. Da un Ratzinger non ritenevo di poter apprendere nulla.
- Con la venuta della stessa persona come Papa in un momento importante della vita della mia università mi ero posto il problema non della sua libertà di parola, che non è in discussione e che non è stato da nessuno posta in discussione, ma del mio rapporto con la sua parola già universalmente nota:

accettazione o rifiuto?

Se idealmente avessi potuto esprimermi, magari dopo che lui avesse parlato, mi sarei espresso con un netto rifiuto. Ed allora quale senso poteva avere la sua presenza?

Antonio Caracciolo ha detto...

... riprendo! Ecco, Rodotà sta dicendo finalmente cose intelligenti in mezzo a tanto squallore: il Papa avrebbe dovuto tenere la Lectio magistralis?

Non dunque la partecipazione ad un convegno (Faurisson) o ad una conferenza, ma tenere la Lectio magistralis!

Ciò avrebbe significato che ciò che avrebbe lui detto diventava per me normativo!
Avrei dovuto dimettermi dalla mia funzioni, ove non mi fossi sentito di accettare e condividere quei contenuti.

Ed io che pensavo di lavorare alla sapenza e non alla Gregoriana... torno a sentire Rodotà!

Antonio Caracciolo ha detto...

Caro Andrea, mi ascolti:

- il problema non è la libertà di parola di concedere al papa. Non si è trattato di questo.

- ciò che si stava tentando alla sapienza era un processo di confessionalizzazione della stessa.

In questo secondo caso (tentativo di confessionalizzazione di un’università statale) si collocano le domande che le ho posto:

- se accenta questa mia percezione del problema e del pericolo, allora la mia domanda era e resta:

- cosa avrei dovuto io fare?

Andrea Carancini ha detto...

caro professor caracciolo,
no, non accetto questa sua impostazione della questione. la "confessionalizzazione", come la chiama lei, dell'università? per una "lectio magistralis"?
ma via, come direbbe totò, ma mi faccia il piacere

Antonio Caracciolo ha detto...

Mi esprimo con più chiarezza ed in forma concisa: respingo la versione che sta per essere diffusa dai media, e che è una turpe e vergognosa mistificazione alla quale nessuno si sottrae, ossia che al papa non sarebbe stata data libertà di parola. Per giunta "libertà di parola” non può essere disgiunto da "diritto di contradditorio”, cosa che è in genere atipica con un papa. Era invece in atto un tentativo di confessionalizzazione dell’Università La Sapienza. I 67 professori firmatari e gli Studenti hanno inteso respingere questo tentativo, percepito come un pericolo.

Antonio Caracciolo ha detto...

Non le faccio il piacere! Accetti almeno in ipotesi che di questo si tratti, o che almeno io parte in causa così abbia percepito l’evento, e poi tragga le conseguenze dal punto di vista di chi non ha mai avuto il dono della Fede.

Se vuole può obiettare che siamo tutti deficienti e che non abbiamo capito cosa il papa era venuto a fare o a dire... Può essere! Ma intanto ognuno si regola secondo le sue percezioni.

Anonimo ha detto...

Antonio Caracciolo "Il papa viene a visitare (anche) Me o io qui non c’entro nulla? Non sono io che vado da lui ma è lui che non invitato viene a forza da me e non da ospite ma da padrone!"

Il papa è non si è auto-invitato ma è stato invitato dal Rettore del suo Ateneo.
Ateneo del quale lei è un dipendente come un altro, indipendentemente dal 110 e lode con il quale di sono lauerati decine di migliaia di studenti....
E penso che il Rettore, al di là del suo giudizio, conti qualcosa in un'Università