domenica 28 ottobre 2007

Lettera aperta agli On. Bossi e Fini

Lettera aperta agli onorevoli Bossi e Fini e a tutti gli italiani che sull’immigrazione la pensano come loro.


Oggi, domenica 28 ottobre, non prenderò lo spunto dalla stampa israeliana o anglosassone ma, banalmente, da Televideo sul quale leggo la seguente notizia.
Sbarco immigrati, trovati sei cadaveri
Sono stati trovati altri tre cadaveri di immigrati finiti in mare a Roccella Ionica, in Calabria, dopo che si era spezzato il barcone sul quale viaggiavano.
Sale così a sei il bilancio delle vittime di uno sbarco finito tragicamente. In oltre cento sono giunti su un barcone che si è spezzato arenandosi.
Due corpi erano stati ripescati subito in mare. Un terzo era stato trovato successivamente. Proseguono le ricerche.
I clandestini sono palestinesi.

Onorevoli Bossi e Fini
Voi tenete a salvaguardare il carattere di italianità della nostra patria. L’On. Bossi forse è solo interessato a salvaguardare il carattere padano del nord. Ma avete unito i vostri sforzi ed avete elaborato una legge che porta il vostro nome e che mira a tenere lontano dalle nostre coste quanti più immigranti è possibile. In questo avete trovato il sostegno (e i voti) di numerosissimi italiani.
Voi sapete perfettamente che il fenomeno dell’immigrazione dai paesi del cosiddetto ‘terzo mondo’ (dico cosiddetto, perché sempre del nostro mondo si tratta) è un fenomeno estremamente complesso. Un fenomeno epocale.
Le condizioni di povertà e di violenza che persistono e si acutizzano nel cosiddetto terzo mondo sono le cause principali di questo terribile fenomeno. Voi lo sapete benissimo. O dite di saperlo.
Un problema così vasto e complesso o lo si risolve alla radice o non lo si risolve.
Voi avete scelto la strada di non affrontare alla radice il problema, quindi avete scelto di non risolverlo affatto. La vostra scelta è completamente ipocrita. Fare degli accordi con i paesi della riva sud del Mediterraneo perché essi facciano i poliziotti per conto nostro e fermino nei loro paesi gli immigranti non serve a nulla. Non serve a nulla fornire loro tecnologie, motovedette e filo spinato per catturare e trattenere gli emigranti nel loro paese. Paesi come la Libia, l’Algeria o la Tunisia ci chiedono soldi e gli strumenti che ho appena menzionato per poter fare la bisogna che gli assegniamo. Tempo e denaro perso. Le cifre ce lo dimostrano. Buttiamo solo denaro o piuttosto lo regaliamo ai regimi repressivi di quei paesi che così lo usano soprattutto per reprimere i loro stessi popoli. Gli emigrati continuano a venire, clandestinamente, e non è questione della modifica della vostra legge da parte del governo Prodi in Italia. La verità è che non siete capaci di affrontare il problema alla radice, né voi, né i vostri ‘avversari’ del centro-sinistra.
La povertà nel mondo si risolve con lo sviluppo di quelle regioni vastissime della terra dove o si muore di fame o non si hanno gli strumenti per produrre, e produrre in condizioni concorrenziali e poi esportare.
La tecnologia costa moltissimo e noi la vendiamo carissima ai paesi poveri. Contemporaneamente compriamo quasi a niente i loro prodotti agricoli. Il petrolio lo paghiamo ancora molto poco malgrado abbia raggiunto i 90 dollari al barile; ma il barile consta di 160 litri di greggio e un dollaro vale 0.70 Euro. Quindi a conti fatti, un litro di greggio ci costa meno di 40 centesimi di Euro anche se la benzina la compriamo (per adesso) a 1 Euro e quaranta. I soldi grossi li incassano le compagnie petrolifere e lo stato.
Ma il petrolio è un caso a parte. A quanto compriamo il cacao, il caffé, il the, il rame, il ferro, il legno delle foreste equatoriali? A quanto comprano i nostri industriali la forza lavoro dei nuovi schiavi africani o asiatici? Noi esigiamo che i loro prodotti agricoli non siano sovvenzionati dallo stato e quindi non possano fare concorrenza ai nostri prodotti agricoli che invece sono generosamente sovvenzionati. Il grano, l’orzo, il latte, la soia ecc. Sovvenzioni alla produzione, alla trasformazione, all’esportazione. Come possono i paesi poveri, per giunta con le mani legate, far giungere i loro prodotti sui nostri mercati o anche battere i prezzi dei nostri prodotti sovvenzionati sui loro stessi mercati? Le loro produzioni sono messe in crisi dalle nostre che operano in regime privilegiato. Ci meravigliamo poi se i loro contadini, cacciati dalle campagne immiserite, attraversino il Mediterraneo?
Questo, On. Bossi e Fini è provocato dal liberismo economico e finanziario di cui voi siete diventati (assieme alla cosiddetta ‘sinistra’) i migliori paladini. La scomparse delle barriere protettive (le loro ovviamente), l’abolizione delle frontiere (le loro naturalmente) e dell’intervento della stato (il loro certamente) sta distruggendo la tradizionale economia di tutti i paesi poveri e sta promuovendo l’epocale ondata di emigrazioni verso i nostri paesi. E non ci sono leggi che tengono. Siete in grado di tagliare il male alla radice? No. Potete solo fare ipocrisia e predicare l’arroccamento razzistico egoistico repressivo.
“Ma, voi direte, non è vero che il liberismo che noi difendiamo crea povertà ed emigrazione. Noi lo difendiamo proprio perché esso crea opportunità per i paesi poveri che così hanno l’opportunità di trattenere i loro cittadini nelle loro frontiere!”
Balle! Bellissime! Se è vero che il liberismo crea qualche opportunità, per qualche ceto privilegiato del cosiddetto ‘terzo mondo’, esso crea molto più sconquasso tra i miliardi di persone delle campagne e delle regioni meno privilegiate. Oggi il capitale finanziario è penetrato massicciamente in Cina al punto che essa è diventata la ‘fabbrica del mondo’. I capitali hanno portato tecnologia e impianti industriali che occupano milioni di lavoratori i quali vengono sfruttati a condizioni inaccettabili in Occidente. Il mutamento dell’economia cinese da tradizionale-agricola a industriale porta un flusso continuo di miserabili dalle campagne e dalle regioni montuose della Cina alle regioni industriali della costa. Non tutti trovano lavoro è la scelta obbligata resta l’emigrazione. Inoltre più capitali arrivano nel paese è più tecnologia li segue e la tecnologia sostituisce i lavoratori. Altra emigrazione. Il liberismo sta indubbiamente sviluppando la Cina, ma l’emigrazione ne è incoraggiata non scoraggiata.
Se la Cina, la ‘fabbrica del mondo’, il paese dove le industrie occidentali delocalizzano, dove i capitali occidentali si precipitano a fare vantaggiosi investimenti, se la Cina, con un tasso di sviluppo annuo dell’11%, il più alto al mondo, produce emigrazione, cosa possono fare i paesi dell’Africa, del Medio Oriente e perfino i paesi dell’Est Europeo?
La soluzione è proprio una politica anti-liberista, una politica di nazionalizzazioni e statalismo come si sono messi a fare alcuni paesi dell’America Latina: il Venezuela, la Bolivia, l’Equador, Cuba. Ma non mi pare che questa politica a voi, filoamericani fino all’osso, piaccia molto. A voi piace la politica aggressiva e speculativa del mondo finanziario americano, in gran parte ebraico. Da una parte appoggiate la politica che crea emigrazione dall’altro vi lamentate delle sue conseguenze. Così voi continuate a dare la zappa sui vostri piedi e sui piedi degli italiani, in tutta ipocrisia.

Ma veniamo alla notizia di Televideo.
Chi l’ha redatta, ha aspettato l’ultima riga per specificare la nazionalità degli emigrati, oso sperare che lo abbia fatto spinto da certo senso di vergogna.
On. Bossi e Fini, voi siete degli entusiasti sostenitori di Israele, della sua pretesa ‘democrazia’ (per soli ebrei) e dei grandi protettori di questo stato razzista, mi riferisco ovviamente agli Stati Uniti d’America. Lo stato israeliano vive portando avanti il suo progetto storico di cacciare i palestinesi dalla loro terra e portarci ebrei da ogni parte del mondo, che quindi lasciano il paese dove sono nati e cresciuti dove hanno delle proprietà e dei legami. Costoro non amano il paese dove sono nati e cresciuti, lo tradiscono per andare a togliere la terra ai palestinesi.
La cacciata dei palestinesi continua ogni giorno anche grazie allo specchio per i babbei che sono le trattative per costituire i cosiddetti ‘due stati’ (che voi appoggiate).
Io sostengo invece che ci si debba impegnare per un solo Stato non razziale e democratico per ebrei e palestinesi su tutta la Palestina. Uno Stato che non cacci nessuno, che anzi favorisca il ritorno dei profughi.
Onorevoli Bossi e Fini cosa ne pensate? Voi preferite chinare il capo davanti a Israele e alla potente Lobby ebraica americana. Lo si vede.
Fate come volete, in questo del tutto uguali alla cosiddetta ‘sinistra’, ma almeno rendetevi conto della contraddizione. Se appoggiate il liberalismo avrete sempre più miserabili in Italia, allo stesso modo se appoggiate Israele e il sionismo avrete sempre più palestinesi sulle nostre coste. Loro vorrebbero restare nella loro amata patria. Ma Israele vuole cacciarli, verso il mondo arabo, verso l'Europa, verso l'Italia. Non una parola avete detto contro il blocco economico di Gaza, contro i check points e le violenze israeliane nei territori occupati. Ieri il vostro amico Barak, ministro della ‘difesa’ di Israele, mentre i suoi soldati ferivano un volontario italiano, ha tagliato le forniture di gaz e carburante alla già stremata popolazione della Striscia. Non una vostra parola si è sentita.
Siete degli inguaribili ipocriti e la vostra politica sull’immigrazione è solo un espediente politico per guadagnare voti e poltrone. Spero che qualche vostro elettore se ne renda conto e vi mandi dove vi ha mandato già Peppe Grillo e tanti nostri compatrioti con lui.

Anch’io ci tengo a salvaguardare il carattere italiano della mia patria. Ogni popolo dovrebbe poter stare nel proprio paese. Ogni uomo (esclusi molti ebrei, cioè i sionisti) è legato alla terra sulla quale vede la luce per la prima volta. Ogni uomo è legato alla cultura, alla lingua o dialetto del proprio paese. Io sono figlio di emigrati pugliesi in Belgio e mio padre ha lasciato il sole delle nostre campagne per discendere nelle fredde tenebre delle miniere di carbone. Per 24 anni. So quindi quello che dico. Così come io sento il legame con la mia terra, allo stesso modo ciò accade per un algerino, per un somalo, per un senegalese, per un cinese, per un palestinese… Nessuno più dei palestinesi vorrebbe restare nell'amata patria, la Palestina.
Mi rendo conto che sconfiggere il liberismo è impresa complessa e necessita tempo e grande impegno. Ma isolare Israele e condannarlo per la sua politica razzista di mettere i palestinesi in condizione di emigrare per sopravvivere non richiede particolare sforzi: basta un po’ di coraggio, di coerenza e umanità. Tre cose che a voi mancano del tutto.
Distinti saluti,
mauro manno

mercoledì 24 ottobre 2007

Gruppo di studio sul Mossad

Al nome Mossad si associa nella nostra mente una delle organizzazioni spionistiche capace di tutto: la nostra libertà è intrinsecamente minacciata da servizi segreti svincolata da ogni legge. È bene saperne qualcosa ed acquistare consapevolezza del pericolo. Prendendo spunto da un articolo di Maurizio Blondet, che è stato segnalato da un iscritto a Gruppo CL, viene qui aperta un'apposità sezione di studio. Ogni lettore che voglia segnalare altri links informativi sul Mossad non ha che da aggiungere un commento dando l'indirizzo del link e possibilmente un commento. Il links o se del caso l'intero articolo verrà aggiunto in questo post. Ringrazio la Effedieffe edizioni per l'autorizzazione accordata con lettera del 18 settembre 2007.

Antonio Caracciolo

* * *

Le Figaro: Sarko indagato come agente Mossad

di

Maurizio Blondet
Fonte
22/10/2007
Il presidente francese Nicolas Sarkozy

FRANCIA - «La polizia giudiziaria indaga su una e-mail inviata durante le presidenziali a cento alti responsabili della polizia - Afferma che Sarkozy è legato al Mossad». Così ha annunciato Le Figaro in un articolo apparso il 12 ottobre scorso. Che il giornale più importante ed ufficioso di Francia, per di più di centro-destra sarkoziano, abbia scelto di dare una simile notizia è già di per sé una bomba; ancor più se - come si evince dall'articolo stesso - tutto parte da una mail anonima, facilmente screditabile.

I fatti, come sono raccontati dal giornale. A fine marzo 2007 tutti i direttori di dipartimento della Pubblica Sicurezza (un centinaio di alti poliziotti) ricevono la e-mail. Anonima. Ma il tono del testo di due pagine e l'intestazione («Nota di sintesi», più il logo della DGSE, la Sicurezza Estera) fanno pensare ad una velina interna dei servizi segreti. Il titolo è ghiotto: «L'infiltration du Mossad dans l'UMP. Nicolas Sarkozy, le quatrième homme». Abbastanza da invitare alla lettura i super-agenti. L'UMP, Union pour un Mouvement Populaire, è il partito maggiore di Francia, quello di Sarko, centro-destra gaullista. Secondo l'anonimo, nel 1978 il governo di Menachem Begin avrebbe «ordinato di infiltrare il partito gaullista per farne un partner di Israele». L'operazione sarebbe stata montata da Rafael Eytan, il capo delle spie israeliane. «Tre cittadini francesi disposti a collaborare» sarebbero stati identificati inizialmente. E si fanno i nomi: Patrick Balkany, Patrick Devedjan e Pierre Lellouche. Sono tre personaggi molto noti dell'UMP.
E non sempre per motivi nobili.


Patrick Balkany, sindaco di Levallois-Perret (un sobborgo di lusso della capitale), nel 1997 fu accusato pubblicamente dalla sua amante di averla costretta ad una fellatio sotto la minaccia di una 357 Magnum. Poco dopo, Balkany viene condannato per un'accusa serissima: aver usato per i suoi servizi personali alcuni impiegati del comune. Si becca 15 mesi di detenzione (pena sospesa) e due anni di ineleggibilità; deve pagare 200 mila franchi di ammenda, e poi anche 523.897,96 euro come rimborso degli stipendi ricevuti dal comune.

Nonostante questo, appena liberato della ineleggibilità, si ripresenta nel 2002 e viene rieletto sindaco e deputato dal suo fedele elettorato etnico. Patrick Devedjian è il segretario generale dell'UMP, delegato da Sarko. Onnipresente nei talk-show televisivi, dove si è fatto una notorietà come insultatore degli avversari e anche dei compagni di partito. Pierre Lellouche è uno pezzo da novanta, deputato UMP, «noto per le sue posizioni favorevoli ad Israele e all'entrata della Turchia in Europa». Nel 2003 ha accusato su Le Monde la «sinistra moderata» di non essere abbastanza entusiasta della guerra all'Iraq, che proprio allora cominciava, e di macchiarsi perciò di «antisemitismo sotto la maschera dell'antisionismo».

L'anonima «nota di sintesi» designa Balkany come il capo della «cellula» Mossad, ed asserisce che è stato costui, nel 1983, a reclutare il «giovane e promettente Sarkozy come quarto uomo».


A cui si sarebbe aggiunta, negli anni '90, una quinta recluta: Manuel Aeschlimann, deputato di Asnière, uomo di Sarko. Secondo la «gola profonda elettronica», costui avrebbe l'incarico di «stabilire contatti con i responsabili iraniani in Francia». Un'accusa tanto più «perfida», commenta il Figaro, in quanto «la città di Asnière ospita effettivamente una forte comunità iraniana». Niente di vero, si affretta a dire Figaro. La mail è «balzana» (farfelue). Il logo della DGSE è uno «pseudo-logo». E da essa spira «un odore di manipolazione in piena regola, con sentori di estrema destra».
Eppure, c'è qualcosa in quel testo.


Patrick Devedjian

Due pagine di informazioni molto circostanziate, coi nomi giusti (Rafael Eytan è davvero il capo di operazioni molto speciali nel Mossad), con il tono di una informazione fin troppo precisa. Sicchè, «con imbarazzo, lo Stato Maggiore della Polizia ha dovuto riferire in alto luogo il contenuto» dello scritto. E la PJ, la Police Judiciaire, anziché cestinarlo, «ha avviato un'inchiesta». Beninteso, l'inchiesta non verte sulle accuse a quei personaggi così rispettabili (come Balkany, il corrotto con 357 Magnum), ma tende a identificare la gola profonda. Si è scoperto che «il messaggio è stato spedito da un internet cafè della Val d'Oise».
Ma «il corvo ha scelto bene il luogo da cui mandare le sue soffiate».

Nell'internet-cafè non si devono mostrare i documenti (in Italia sì), e in quello «non c'era video-sorveglianza». Inoltre, «nessuna impronta, nessuna traccia di DNA ha potuto essere reperita. L'analisi della macchina (computer) non ha dato risultati. E nemmeno l'analisi semantica del testo». Insomma una indagine senza dispendio di mezzi e di fatiche (persino la ricerca del DNA su un computer pubblico), un po' troppo e troppo affannosa per identificare un mitomane, un «farfelu».

Del resto è noto, e noi ne abbiamo dato notizia il 12 ottobre 2006 («Manovre di Sarkozy e dei suoi amici») che il DGSE ha il dente avvelenato con il nuovo presidente francese. Lo accusa di aver «rilassato le severe norme d'ammissione nei servizi francesi, consentendo che personaggi con discutibili connessioni straniere diventassero dipendenti del DGSE e del DST», la Direction de Surveillance du Territoire, i servizi interni. Le stesse fonti fecero filtrare allora che la candidata della sinistra, Segolène Royal, ed i suoi compagni di partito, erano intercettati e pedinati fisicamente dagli «agenti di Sarkozy nel DST e da agenti non ufficiali di altre organizzazioni, compresi servizi di intelligence stranieri [immaginate quali] che sostengono il programma anti-arabo di Sarkozy». Il che è proprio quello che farebbe la cellula del Mossad nell'UMP, se esistesse. Allora Pierre Brochand, il capo ufficiale della DGSE, prese in qualche modo le distanze. Riferì a Chirac che «le fughe di notizie non erano state autorizzate», e che tali notizie provenivano da una fonte interna ai servizi sauditi, e dovevano essere considerate «allo stato grezzo», ossia non analizzate.
Non una smentita, dunque.

Fatto è, sospira Le Figaro, che «l'inchiesta continua su richiesta della procura penale. A rischio di dare a questa vicenda un'importanza che non merita». Sicuramente non la merita. Però l'inchiesta non è finita con l'esame dell'internet-cafè di Val d'Oise. Continua, e su richiesta del procuratore generale.
Va' a capire.


Maurizio Blondet

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Si ringrazia la Effedieffe edizioni per l'autorizzazione accordata con lettera del 18 settembre 2007. Gli adattamenti a questo sito e l’editing aggiuntivo è nostro.

martedì 23 ottobre 2007

Israele, i 'cristiani ' sionisti e gli ebrei iraniani

Inizio con questo articolo la collaborazione col sito "Civium Libertas". Avendo approfondito negli anni le problematiche del Medio Oriente, di Israele e del sionismo, conto di scrivere regolarmente su questi argomenti. Prenderò le mosse da articoli israeliani, riconducibili agli scribi della lobby ebraica negli Stati Uniti d'America o alla stampa occidentale, soprattutto quella anglosassone.

23/10/07. La stampa ‘libera’ d’Occidente cerca di convincerci ogni giorno che la Repubblica Islamica dell’Iran non vuole altro che dotarsi dell’arma nucleare per poter distruggere Israele e compiere un nuovo «Olocausto». Batti e ribatti, i Signori del Discorso stanno facendo un gioco sporco per preparare una nuova guerra americano-sionista in Medio Oriente: la guerra contro l’Iran. Dopo le menzogne diffuse per preparare l’opinione pubblica ad accettare la catastrofica invasione dell’Iraq, ecco che ci ritroviamo davanti gli stessi giornalisti, gli stessi giornali o networks televisivi che cercano di convincere i cittadini d’America e d’Europa, stanchi di guerre che servono solo gli interessi di Israele e infiammano le organizzazioni terroristiche, che sono sotto la minaccia missilistica dell’Iran. Un paese che ha le testate nucleari israeliane puntate contro, che è circondato dalle truppe e dalle basi americane in Iraq, Kuwait, Afghanistan ecc., che ha la flotta USA quasi nelle sue acque territoriali, che è a portata dei bombardieri strategici americani dell’isola di Diego Garcia, che viene definito stato canaglia o terrorista, definizione che costituisce la base ideologica ed il preludio ad un attacco americano (Iraq docet). In queste condizioni l’Iran si permette di ‘minacciare’ tutto l’Occidente o come dice Bush di prepararsi a scatenare la “Terza Guerra Mondiale”. Sarebbero dei pazzi. «Sono dei pazzi», dicono i Signori del Discorso e per questo vanno distrutti prima che riescano a costruire l’arma atomica. Una logica ineccepibile.

L’Iran non ha mai attaccato nessuno, non in questo secolo o quello appena trascorso, ma almeno negli ultimi cinquecento anni. Anzi è stato attaccato e vilmente da Saddam Hussein nel 1980, su istigazione americana e saudita. Per controllare il suo petrolio, gli americani e i britannici hanno prima rovesciato un suo governo legittimo (Mossadeq) nel 1952, poi gli hanno imposto la terribile, sfarzosa e dispendiosa monarchia di Reza Pahlavi, una dittatura che si reggeva sulla repressione micidiale della Savak.

L’Iran ha un programma nucleare, ma è pacifico ed è sotto il controllo dell’agenzia nucleare dell’ONU, l’AIEA, in quanto il paese aderisce al trattato di non proliferazione. Israele invece non ha mai aderito al programma di non proliferazione nucleare, si rifiuta di far parte dell’AIEA, non ha centrali per il nucleare civile, possiede tra le 200 e le 400 testate atomiche, ha i missili per spedirle su tutto il globo, ha sottomarini nucleari adatti a lanciare la cosiddetta seconda risposta in caso di attacco nucleare e distruzione del paese. E parla della necessità di fermare l’Iran. Come? Ma con un attacco da far fare agli statunitensi come è successo per l’Iraq. Recentemente un collaboratore di Dick Cheney che dirige il covo di neoconservatori sionisti ebrei responsabile della politica del ‘Clean Break’, del taglio netto col passato, ha lasciato il suo posto ed ha rivelato alla stampa che il Vice-Presidente nordamericano lavora ad un piano in due fasi per distruggere l’Iran. Prima Israele attacca la centrale nucleare di Busher (come in Irak nel 1981 quando attaccò Osirak), poi, dopo la risposta iraniana, intervengono gli Stati Uniti con tutta la loro potenza di fuoco, comprese, probabilmente le nuove armi nucleari, le cosiddette mini-nukes’.

Ma Israele è buono, Israele vuole la pace, Israele è minacciato. L’Iran invece vuole “cancellare lo stato ebraico dalla carta geografica”. L’Iran “nega l’«olocausto»” e quindi si dispone a farne uno vero.

La frase «cancellare Israele dalla carta geografica» non è mai stata pronunciata da Ahmadinejad, che invece ha detto che «il regime che occupa Gerusalemme, come il regime dello shah e come l’Unione Sovietica, finirà per scomparire dalle pagine del tempo». La falsificazione di cui è responsabile l’agenzia di informazioni ebraica Reuters, va avanti da tempo. Sarebbe come accusare Stalin, il quale spesso ripeteva che il capitalismo era destinato a scomparire dalla faccia della terra, di voler bruciare il mondo intero esclusa la Russia. Poi abbiamo visto chi allora attaccò chi.

In quanto alla pretesa «negazione dell’olocausto» di Ahmadinejad, limitiamoci a ribadire che il presidente iraniano continua a ripetere due semplici cose: che l’uso dell’olocausto per opprimere ed uccidere i palestinesi è inaccettabile, che questo uso criminale è reso possibile perché l’olocausto è stato trasformato in una religione, con la sua mitologia, i suoi dogmi che non possono essere contestati, a meno che non si voglia visitare le “civili e libere” galere del civile e libero Occidente.

Ben altra cosa quindi rispetto alle fandonie che ci propinano gli scribi dei Signori del Discorso.
Abbiamo già detto queste cose in altre occasioni. Oggi scriviamo per portare la prova delle menzogne sull’Iran.

Il giornale “USATODAY”, oggi pubblica un post molto interessante. Si può leggere a
http://www.usatoday.com/news/religion/2007-10-22-israel-iranian-jews_N.htm .
Vi si dice che i ‘cristiani’ evangelici, cioè questa razza strana anche definita ‘cristiani sionisti’, hanno costituito con Israele e la lobby ebraica nordamericana un gruppo ‘umanitario’ denominato The International Fellowship of Christians and Jews, alla cui testa hanno messo il rabbino Yechiel Eckstein. L’impegno ‘umanitario’ del gruppo si fa presto a spiegarlo: sostenere Israele che di sostegno umanitario sembra proprio avere bisogno. E noi che credevamo che avesse necessità di denari e armi! Come sostenere ‘umanitariamente’ Israele? È facile: convincere la comunità ebraica dell’Iran ad emigrare nello stato ebraico sulla terra dei palestinesi.

C’è quindi una comunità ebraica in Iran? Molti non lo sapevano. E pare addirittura che goda di “protezione legale”, che sia composta in maggioranza di gente “economicamente benestante”, che “non si sente minacciata”, che “la maggior parte degli iraniani sono accoglienti”. Pare che la comunità ebraica iraniana abbia addirittura un rappresentante in parlamento (apprendiamo che esiste addirittura un parlamento, molti non lo sapevano). Un rappresentante su 290, per una comunità di 25.000 persone; il che significa che numericamente non le spetterebbe nessun rappresentante ma che lo stato gliene accorda uno indipendentemente dal numero di voti che esprime. È quindi sovra-rappresentata.

Gli sforzi di Israele e dei suoi alleati ‘cristiani’ sionisti per far emigrare gli ebrei iraniani non hanno sortito finora risultati significativi. In un primo tempo l’organizzazione di Eckstein offriva 5.000 dollari ad ogni ebreo iraniano che avesse lasciato l’Iran per Israele. Ma i risultati sono stati talmente ridicoli che la somma è oggi stata raddoppiata, e inoltre c’è il contributo ancora più consistente che lo stato ebraico (in realtà si tratta di storno di fondi dei contribuenti statunitensi) offre graziosamente agli ebrei che ‘tornano’ in ‘patria’.

Il gruppo fin’ora è riuscito a portare in Israele 82 ebrei, in gran parte vecchi, attirati più dalla possibilità del guadagno e dalla speranza di godersi una pensione consistente, che dal richiamo della terra promessa.

Una riflessione finale: se Ahmadinejad vuole veramente realizzare un nuovo olocausto, perché non ha cominciato a sterminare gli ebrei dell’Iran? Forse perché costoro sarebbero talmente ‘scemi’ che vogliono restare nel loro paese malgrado le lusinghe, l’esca dei 10.000 dollari e le ‘minacce di sterminio’ del nuovo Hitler. Dovremmo evidentemente concludere che, a contatto con un popolo ‘primitivo’, anche il ‘popolo eletto’ è andato perdendo le sue prerogative e intelligenza superiori.

Una parolina a coloro che con Pannella, l’ADL e l’ambasciatore israeliano attaccano continuamente il cattolicesimo e il Papa. Costui si pronuncia contro la guerra, difende i palestinesi (poco è vero), resiste agli assalti della lobby ebraica nordamericana e difende pure i precari contro gli eccessi del liberismo; i ‘cristiani’ evangelisti statunitensi, sionistizzati ed ebraicizzati dal rigetto del Nuovo Testamento e dalla lettura letterale del Vecchio, sono per Israele, per la finale espulsione di tutti i palestinesi, per la guerra in Iraq, in Libano, in Siria, in Iran: sono per lo sterminio e la distruzione. Sono anche per l’imposizione al mondo del sistema di sfruttamento nordamericano.

La chiesa cattolica ha dei difetti e al suo interno si annidano molti peccatori. Ma, restando nel linguaggio religioso, i sionisti, Israele, il governo Bush e i ‘cristiani’ sionisti sono satana, il grande satana. Perché fare il loro gioco?

sabato 20 ottobre 2007

Z. Monitoraggio di “Informazione Corretta”: Z. Le bombe a grappolo israeliane e gli orrori del sionismo

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Nell’ultima guerra di aggressione al Libano nell’estate 2006 l’esercito israeliano ha seminato di bombe a grappolo il territorio del Libano meridionale (Mearsheimer, op. cit., 391 s.). È noto come questi piccoli ordigni siano micidiali specialmente per i bambini, ne che sono le prime vittime. La propaganda israeliana ha tuttavia scelto ultimamente di sfruttare l’immagine dell’infanzia. Nella caratterizzazione morale di un prigioniero liberato a seguito di uno scambio gli è imputato l’assassinio di una bambina israeliana. Ma Israele, per ammissione di un militare, ha fatto di peggio ed a livello industriale: «Quello che abbiamo fatto è folle e mostruoso: abbiamo coperto intere città di cluster bomb». Anche in questo scenario si ritrova conferma di come Israele faccia in misura maggiore e più grave le stesse cose che imputa ad altri. Crede di poter ingannare l'opinione pubblica mondiale attraverso un uso massiccio e capillare – come le bombe a grappolo – della propaganda e del condizionamento della stampa, anche mediante l'opera di organizzazione come «Informazione Corretta».

Versione 1.2
Status: 19.11.08
Sommario: 1. La bonifica Unifil delle bombe a grappolo israeliane. – 2. La vergogna che tenta di girare la frittata. –

1. La bonifica Unifil delle bombe a grappolo israeliane. – L’articolo qui a noi interessa solamente per un lieve e marginale accenno alle bombe a grappolo che sono state disseminate da Israele nell’attacco al libano dell’estate 2006. Di questo argomento si parla troppo poco. Ecco un brano dell’intervista di Umberto De Giovannangeli alla vedova Calipari, deputato del Pd:
«……E poi c’è un altro fronte su cui i nostri soldati sono impegnati con risultati notevoli: la bonifica del territorio dalle cluster bomb, lascito terribile della guerra dell’estate 2006. Ad oggi, i nostri soldati hanno bonificato 34,5 milioni di metri quadri di territorio, e se è diminuito considerevolmente il numero dei civili, in maggior parte bambini, feriti o uccisi dalle cluster bomb, ciò è dovuto in buona parte all’impegno dei militari italiani».
Il testo dell’intervista verte principalmente sulla missione dei soldati italiani in Libano, mentre gli italianissimi e correttissimi informatori sono lontanissimi dai “nostri” soldati italiani e vicinissimi a quelli israeliani. Del resto, pare che in Israele (fonte Magdi Allam) esista qualcosa di simile a IC, di cui quella torinese è probabilmente un’edizione localizzata.

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2. La vergogna che tenta di girare la frittata. – Diamo di seguito il testo dell’articolo che i «Corretti Informatori» omettono di riportare. Benché la loro faccia tosta sia insuperabile nel negare le evidenze qui veramente l’impresa è impossibile. Le bombe a grappolo non sono l’unica e neppure la maggiore delle mostruosità compiute dal sionismo durante tutto l’arco della sua storia. Di molti crimini ed orrori non si ha cognizione e traccia. Ma quelli noti possono essere considerati come la parte emersa di un iceberg.

Mercoledì 19 Novembre 2008
il Messaggero, p. 19
Libano: italiani a caccia di mine

di LIVIA ERMINI

BEIRUT - Fa un caldo infernale dentro la tuta protettiva, i movimenti sono impacciati e la polvere penetra nelle narici. In terra i paletti giallo-rossi indicano il punto di un ritrovamento, un nastro di plastica delimita le zone già bonificate. La ricerca degli ordigni inesplosi è lenta e faticosa. I nostri militari del Genio, impegnati nella missione Unifil, ci mostrano come lavorano. Siamo ad Al Hinniyah, in Libano, nella zona a Sud del fiume Litani dove la forza di interposizione dell’Onu opera dalla fine della guerra con Israele del 2006 e l’Italia è presente con la missione “Leonte”.

Lo sminamento del territorio è una delle operazioni che il contingente italiano sta portando avanti in questo Paese in continua ricostruzione. Si svolge all’interno di un programma dell’Unmacc (l’agenzia delle Nazioni Unite per l’azione contro le mine) mirato a restituire la terra alla popolazione. In una regione disseminata di agrumeti, bananeti, campi di tabacco, la sussistenza è legata al raccolto. Ma la terra è nemica. Lavorarla può significare saltare in aria in ogni istante.

Le cluster bomb, le bombe a grappolo, sono ancora oggi, a distanza di due anni, il pericolo numero uno per gli agricoltori e i bambini che giocano nei campi. Armi subdole, formate da un’ogiva lanciata dall’aereo con all’interno centinaia di piccoli ordigni che vanno a conficcarsi nel terreno, rimangono inesplose per il 20% per poi saltare sotto i piedi di chi inavvertitamente le calpesta.

Secondo dati Onu, in Libano sarebbero stati oltre 1 milione 100 mila gli ordigni inesplosi dopo l’ultima guerra, 300 mila quelli rimasti sul terreno da guerre precedenti. Le vittime civili dalla fine del conflitto sono state oltre 250 (234 feriti e 27 morti) di cui moltissimi bambini. Tra gli sminatori in 13 hanno perso la vita. L’ultimo è stato un casco blu belga deceduto a settembre. La peggio l’ha avuta chi è rimasto menomato, privo di una gamba o di un braccio, sacrificato a una guerra che individua il nemico nella popolazione e si serve vigliaccamente della curiosità di un ragazzino che gioca.

Da quando è qui Unifil ha bonificato più di 5 milioni di metri quadrati su circa 40 milioni bombardati e ha distrutto oltre 30 mila ordigni. Ma molto resta ancora da fare. «E’ un lavoro che comporta uno stress continuo - spiega il Tenente Luigi Guarino Site Supervisor della Bac (il responsabile della bonifica dell’area) - I nostri ragazzi procedono palmo a palmo sul terreno, lungo un corridoio di un metro di larghezza. Quando il metal detector rivela una presenza sotto terra scatta la fase più delicata. Bisogna capire se si tratta di un ordigno e la tensione è altissima». L’uomo procede delicatamente a disseppellire l’oggetto rinvenuto “spolverandolo” con un pennello perché ogni minimo sussulto può provocare lo scoppio. Da questo momento tutta l’unità è allertata, compresi gli operatori sanitari pronti a intervenire. Se si è “fortunati” poi si passa alla fase successiva: il brillamento. Sul terreno con i paletti rossi che indicano a un metro un ordigno inesploso, si va cauti.

In tutto il sud del Libano sono oltre 800 i siti individuati dall’Onu come densi di ordigni inesplosi. La certezza non c’è visto che Israele si è sempre rifiutato di fornire le mappe dei bombardamenti. Le segnalazioni di aree minate arrivano direttamente dai ragazzini che scorazzano per le strade e dalla popolazione che chiede di continuo di intervenire nei propri frutteti, dove le arance marciscono in terra e le olive non vengono raccolte, per poter riprendere una vita normale.
La superiore moralità dell’ebraismo sionista trova qui una nuova conferma. Per lo meno i militari italiani che ritorneranno sani e salvi dalla loro missione avranno di che raccontare e si spera che almeno si creda loro.


(segue)

Y. Monitoraggio di “Informazione Corretta": Y. Il sionismo militante in rete

Sezioni: A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z
Quadro d’insieme - Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt -

SEZIONE IN RISTRUTTURAZIONE

La Rete è un nuovo fronte della guerra che si combatte sul campo in Palestina e che vede uomini e donne morire in senso fisico. Anche sulla rete si tenta di uccidere, ma in un significato non propriamente cruento. Basta colpire le reputazioni altrui, diffamare, denigrare e se viene fatta denunciare. Tra i soggetti che si dedicano a questa forma di combattimento culturale e spirituale vi è da fare una fondamentale distinzione: a) liberi cittadini e intellettuali che non fanno parte e forse neppure voglion far parte di nessuna organizzazione, ma che esprimono liberamente le loro opinioni e posizioni sui temi della politica interna e internazionale; b) organizzazioni e associazioni che sono spesso finanziate dai governi, in misura tanto più evidente quanto l’apparato organizzativo ed il regime di impegno presuppone una base finanziaria ed un sostegno governativo. Di certo Israele è molto attivo in questo campo. La partita si giuoca in buona parte sull’immagina e non vi sono esclusioni di colpi. Basti pensare alla campagna mediatica di denigrazione contro l’Alto Commissario ONU per i diritti umani Louise Arbour, presa di mira perché stava organizzando Durban II, dopo che la prima conferenza fu sabotata appena in tempo per impedire l’equiparazione ufficiale (con buona pace di Napolitano) fra sionismo e razzismo. In questa sezione compileremo non una “lista nera”, ma raccoglieremo per fini di analisi e di studio tutti i links sionisti che si rivelano attivi in una vera e propria attività diffamatoria e denigratoria. Certamente saranno approssimativi ed inesatti i dati raccolti, ma verranno corretti via via che avremo migliori informazioni, quasi sempre ricavate dagli stessi loro archivi. Di ogni fonte daremo sempre scrupolosamente il link o l’indicazione cartacea.

1. Informazione Corretta. – Nasce circa 5 anni fa a cura di Angelo Pezzana e si propone di fare azione di lobbying sulla stampa italiana. Dispone di un suo indirizzario di ferventi sionisti, che vengono invitati a scrivere alle redazioni secondo una imbeccata loro fornita. È probabile che ormai le redazioni dei giornali conoscano questi metodi e vi facciano poco caso. Più spiacevole e delicato è l’attacco alle persone dei giornalisti o di qualunque cittadino ritenga di assumere un posizione intellettuale o politica non gradita ai “Corretti Informatori”. Questi si vede recapitato al suo indirizzo privato un numero più o meno consistente di insulti, minacce, offese di ogni tipo. È il caso recente ad esempio di Siné che ha dovuto presentare apposita denuncia contro ignoti per minacce di morte. Anche io ne ho ricevuta qualcuna, ma non vi ho fatto caso.




Versione 2.0


0. Premessa. – Nella loro ordinaria attività di “correzione” delle cose storte i Corretti Informatori raddrizzano uomini e donne indicandoli per nome e cognome. Spesso scrivono ai loro capiufficio, capipartito, presidi, rettori, ecc. segnalando la cattiva strada presa dai loro sottoposti e se ne raccomandano le opportune sanzioni. La cosa ha dell'incredibile ed è già stata da noi segnalata all'interno delle precedenti sezioni, ma qui vogliano ricambiare il favore non nel senso che ci rivolgeremo ai superiori dei Corretti Informatori per chiedere sanzioni contro la loro faziosità che a mio avviso non potrà fare altro che suscitare una nuova forma di antisemitismo (o per meglio dire di antiebraismo, in quanto semitiche sono pure le popolazione arabe). Per fortuna non tutti gli ebrei hanno a che fare con i Corretti Informatori, ma è nostro timore che i guasti da loro prodotti possano deteriorare i rapporti di pacifica convivenza all'interno di uno stesso stato. Servendoci degli stessi archivi di "Informazione Corretta", riteniamo di fare cosa legittima nell’individuare i responsabili diretti ed indiretti della “Corretta Informazione". Se costoro attaccano normalmente il loro prossimo in modi che spesso rasentano l'illecito, per gli attaccati e per il pubblico che li vede messi alla gogna sarà per lo meno legittimo individuare gli attaccanti. Incominceremo con l’individuare la Redazione visibile, quindi i Collaboratori e tutti i soggetti che sulla base di un qualche indizio paiono avere un rapporto di affinità e di organica collaborazione. Li collochiamo nell'ordine in cui ci capitano senza alcun intento di stabilire una gerarchia o una graduazione. Di ognuno potremo redigere più schede a seconda delle fonti oppure riunire tutte le notizie, pubblicamente attinte, in una stessa scheda. Tra i personaggi che verranno qui individuati saranno compresi sia quelli che concretamente operano in «Informazione Corretta» sia quelli che appaiono perfettamente solidali. Nei suoi cinque anni di vita, con uscite quotidiane, pare ovvio presumere una pluralità di soggetti in una rete più o meno estesa e con rapporti più o meno organici. Si adotterà un criterio più estensivo che restrittivo. Ad esempio, Riccardo Pacifici secondo questo criterio rientra nello schema interpretativo adottato. Siamo certi che Pacifici non si sentirà né offeso né menomato da questa inclusione. Infatti, per lui «Informazione Corretta» è un'impresa altamente «meritoria» e noi perciò gli faremo condividere questo merito. No sapremmo se includere a pari merito anche il rabbino milanese, sceso in campo a sostegno di Giorgio Israel e «Informazione Corretta». Poiché non possiamo credere che non sappia cosa sia questa testata, lo includiamo nel gruppo, salvo toglierlo se ne rileveremo la scarsa organicità o una effimera convergenza convergenza. Del resto, questa sezione è dedicata a quanti dentro o fuori «Informazione Corretta» sono divinamente beatificati da un “corretta visione del mondo”, un dono per altri così raro. Cercando di favorire per la situazione italiana una ricerca analoga a quella di Mearsheimer e Walt ne adottiamo il metodo di indagine per quanto possibile. Cos' ad esempio appare utile la loro definizione di lobby ebraica:
«una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga vantaggio».
La difficoltà maggiore contro una simile ricerca è l'accusa di antisemitismo che viene mossa ad ogni pie’ sospinto. Per la nostra situazione, cioè in Italia ed Europa, non si tratta però di un’influenza sulla «politica estera». Né l’Italia né l’Europa hanno una propria politica estera da quando hanno cessato di esistere politicamente nel 1945. La loro politica estera – se se ne può parlare – è a rimorchio di quella degli Stati Uniti ed in questo senso l’analisi dei due politologi americani riguarda anche noi. Dall'Europa partono gli aerei che bombardano i civili iraqueni, Agli Europei vengono chiesti contingenti militari che non sono risolutivi per il conflitto, ma sono sufficienti a comprometterne l'immagine come parte belligerante agli occhi dei popoli mediorientali. Per noi è invece più essenziale la questione del cosiddetto Olocausto. Dai noi pretesa patria delle libertà non è lecito mettere in dubbio i dogmi dell’«Olocausto». I Corretti Informatori scattano immediatamente appena qualche timida opinione si affaccia spontaneamente in qualche ignaro cittadini: queste non sono opinioni – tuona il pensionato Pezzana! Queste sono “menzogne”, cioè crimini efferati. Galera dunque e gogna mediatica! È questa l’attività ordinaria di IC che Riccardo Pacifici ed il suo collega milanese giudicano “meritoria”, cioè la messa alla gogna di chi la pensa diversamente. Se questo non è fascismo, bisogna trovare un accordo sulla definizione di fascismo. Dunque, in una ricerca per l’Italia e l’Europa analoga a quella di Mearsheimer e Walt occorre cambiare radicalmente l'oggetto: non più la politica estera, ma la ricerca storica. In pratica facendo uso della mitologia dell’«Olocausto» come una clava morale si è tolto agli Europei il diritto alla loro storia, alla loro memoria. In nome della Memoria si è tolto agli europei il diritto alla loro memoria, cioè ad una una ricostruzione critica del loro passato storico senza sottostare ad una inaudita censura, che trova complici quanti gestiscono le istituzioni educative. Su questi nessi e su queste complicità, sul modo in cui si sono formate e stratificate nel tempo occorre una squadra di ricercatori che sappia fare luce. Nella loro ottusa faziosità i Corretti Informatori svolgono per noi un prezioso lavoro preliminare perché mettono a nudo quelle relazioni e quei collegamenti organici che senza di loro noi avremmo difficoltà ad individuare. Quindi li ringraziamo cordialmente per il “meritorio” lavoro che agevola la nostra ricerca.

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Google Alerts: 1. Un personaggio importante per la cultura piemontese (e non solo). Così capita di leggere nel link segnalato, dove a noi interessa ritrovare come in un circuito chiuso gli stessi nome, come in un circolo chiuso, in una pia associazione per l'insensamento reciproco. Si noti in primis il nome di Fiamma Nirenstein e poi di un certo Cucco, che mi sembra di aver già incontrato… Vediamo! Infatti, si tratta di Vincenzo Cucco che è o almeno era il direttore della stessa «Informazione Corretta» all’epoca in cui era incominciata la mia personale corrispondenza di amorosi sensi con i «Correttori». Dopo aver lanciato il sasso, nascondevano la mano. Costoro scappano e poco si curano del fango che seminano. Tanto chi vuole ed ha tempo, voglia e denaro puà sempre querelare. Ed a noi i soldi chiaramente non mancano. Così ragionano i nostri amici.

3. Riccardo Pacifici il referenziere romano. - La lettera del portavoce della comunità ebraica romana che commento in altra sezione dimostra senza ombra di dubbio la sintonia, a dir poco, fra Riccardo Pacifici e il gruppo noto e meno noto di «Informazione Corretta», sorta agli inizi del 2002. A me non interessa minimamente la qualificazione ebraica di Riccardo Pacifici, ben noto per la sua intolleranza e faziosità, parenti stretti del fascismo se non già fascismo in salsa ebraica: un intollerante è tale in quanto tale. Non ci venga ad affliggere il rabbino con la solita solfa dell’antisemitismo Esistono in Roma associazioni di calabresi, siciliani, sardi, e simili. Non ritengo abbiano minore dignità delle comunità ebraiche d’Italia, anche sul piano pratico sembra che le cose stiano diversamente. Spero molto che la santa pazienza degli italiani dico una buona volta a questa potentissima e sfacciatissima lobby: basta! Riporto di seguito senza ulteriore commento la lettera, assunta qui come un elemento di prova:
Al direttore di Repubblica - In merito all’articolo del sig. Piergiorgio Odifreddi del 16.10.07, dal titolo “La matematica e il Duce”, mi permetto d’intervenire, non tanto sulle analisi esposte, circa le quali preferirei lasciare la parola alle persone competenti in materia, ma sulle conclusioni dell’articolo che offendono la dignità di uno dei più noti esponenti e intellettuali della nostra Comunità, il prof. Giorgio Israel, a cui esprimiamo la nostra piena solidarietà per le offese ricevute. Parlare di “contrappasso” ma soprattutto di “collaborazionismo”, termine che evoca un losco tramare dietro le quinte, e definire il meritorio sito di Informazione Corretta come “parafascista”, testimonia l’atteggiamento violento del sig. Odifreddi, che tenta di mettere all’indice e alla pubblica gogna persone che brillantemente e con passione e orgoglio cercano di denunciare ogni giorno i tentativi di demonizzazione dello stato d’Israele. Tanto più è grave questo atteggiamento in quanto proviene da una persona che dovrebbe occuparsi di scienza ed educazione. Il sig. Odifreddi, testimonia ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che la dialettica e il confronto troppo spesso nel nostro paese vengono confuse con l’oltraggio. Sono certo che lei vorrà rassicurare che questo squallido episodio rappresenta un fortuito incidente nell’attività del suo giornale.
Riccardo Pacifici, vicepresidente e portavoce della Comunità ebraica di Roma
Quanto poi alla definizione di fascismo si tratta di intendersi. Se un Carlo Panella ritiene di poter parlare di islamofascismo, sono allora maggiormente possibili più fondate estensione semantiche. Bisogna poi concretamente considerare quale era stata la prassi del fascismo e quale è la prassi dei nostri «Corretti Informatori», come stiamo appunto documentando.


La foto sopra riportata è quanto mai interessante perché in un colpo solo mi offre una rete di collegamenti fra personaggi nei quali mi ero finora imbattuto separatamente e con i quali ho qualche conto da regolare. Ne riporto la didascalia originale: «4 giugno 2004, ore 17.30. Nella foto, il leader islamico moderato dell'AMdI, Shaykh Abdul Hadi Palazzi, parla in Piazza Navona al Freedom Day. Alla sua sinistra, l'intellettuale liberale Basini, il portavoce della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, il Presidente della Commissione Esteri della Camera Gustavo Selva. Alla sua destra il militante radicale Davide Giacalone». Non mi riesce di trovare una foto di Pacifici, ma quello qui indicato mi sembra di averlo già visto alla presentazione del libro di Ottolenghi. Se è lo stesso, sembrava pure simpatico. Non l’ho sentito però parlare. Devo averlo fotografato allora insieme con gli altri. Figuriamoci se lui poteva mancare!

4.
Yasha Reibman: il collega di Riccardo in quel di Milano Milano. – Il nome mi giunge del tutto nuovo e nulla ne avrei mai saputo se in uno stesso contesto non avessi letto la letterà che riporto di seguito e che mi riservo di commentare nella stessa sezione dove ho abbozzato il mio commento decostruttiva della lettera, del linguaggio e della testa di Riccardo Pacifici. Al momento non posso dire quale sia la testa di Yasha Reibman: mi mancano gli elementi di giudizio. La faccia è importante. Serve in qualche misura per capire con chi si ha a che fare. Se è giovane, ovvero immaturo, o anziano, ovvero – si spera - carica di esperienza. Se è sua la foto qui accanto, l'ho pescata in un sito del partito radicale. Ed è tutto dire. Dai radicali viene lo stesso Pezzana, che è pure un noto omosessuale. Può darsi che vi siano solidarietà radicali oltre che ebraiche. In che modo il rabbi milanese sia stato tirato dentro non sappiamo. Ci si è cacciato e ne prendiamo atto. Ma ecco che trovo i due, Pacifici e Reibman, messi in relazione in questa notiziola:
Un governo nuovo, che non nasconde le proprie ambizioni per quanto riguarda la politica estera. Una maggioranza risicata e composita, che lascia trasparire a poche settimane dal collaudo, numerose contraddizioni interne. Un ministro difficile, che accompagna alcune affermazioni importanti sulla necessità di una crescita della democrazia in Medio Oriente ad altri segnali ambigui e preoccupanti. Yasha Reibman da Milano e Riccardo Pacifici da Roma hanno vissuto nel pieno dell’estate un primo assaggio di quali saranno le sfide.
La notizia è dell'agosto 2006 e si trova in Mosaico. Sito ufficiale della Comunità ebraica di Milano, dove è interessante il termine “ufficiale”, cosa che fa pensare ad un organo di Stato.
Al direttore di Repubblica - Ho letto con attenzione l’articolo di Piergiorgio Odifreddi pubblicato nei giorni scorsi su Repubblica su matematica e fascismo, in particolare sulla connivenza dei professori universitari con il regime. E’ bene che nel nostro paese senza memoria ancora se ne scriva. Mi stupisce tuttavia che questo serva per attaccare oggi un professore, di nome Giorgio e di cognome Israel. Se si trattasse di una normale bagatella tra colleghi ne sarei dispiaciuto, ma mi toccherebbe poco. Ma il linguaggio impiegato e le argomentazioni mi sembrano inquietanti. A cominciare dal tentativo di appiccicare l’etichetta “fascista” a Informazione Corretta, un sito Internet del quale Israel è collaboratore – anzi “collaborazionista”! – e che alla luce del sole giudica gli articoli su medio oriente e dintorni pubblicati dai quotidiani italiani. Certo, Informazione Corretta è apertamente schierato con la democrazia israeliana, ma davvero può bastare oggi questo per essere considerati equiparabili ai “fascisti” delle Leggi Razziali del 1938? Ai miei occhi dovrebbe essere unanime lo sdegno verso chi nel 2007 prova a trasformare le vittime in carnefici. Tale tentativo, nel far leva sull’ignoranza di ciò che è stato allora e di ciò che avviene oggi, può purtroppo contribuire a dare nuova linfa a un odio antico. Su questo, nonostante le recenti parole in questo senso del presidente della Repubblica, evidentemente c’è ancora da riflettere.
Yasha Reibman, vicepresidente e portavoce della Comunità ebraica di Milano
Il testo sfrutta l’arma classica di cui si avvalgono tutti gli ebrei: l’accusa di antisemitismo. In questa maniera, terrorizzando i loro contradditori, intendono in realtà sottrarsi ad ogni critica ed in tal modo pensano di potersi permettere ogni cosa, essendo loro tutto concesso. Ma è ora di finirla. La lettera è un esempio di prosa filistea. Anche io l'ho letta con atttenzione e spero di poterne esprimere un libero giudizio, che non vuol essere in alcun modo offensivo. Quanto all'argomentazione non ha che da ripetere quanto detto a proposito di analoga lettera di Pacifici. Peccato che nella sua morale filistea il rabbino milanese non si curi minimamente dei ben più consistente attacchi che Giorgino muove all'universo mondo. Costoro hanno tutto il diritto di criticare, ma non vogliono essere criticati. Ed anche questa è una forma di fascismo.

5. Paolo Diodati: chi è costui? – Un Tizio che cercheremo di conoscere, facendo uso della nostra sola arma a disposizione: la rete e la sua pubblicità. Al momento possiamo dire – insulto per insulto – che poteva farsi i fatti suoi. Non essendo Giorgino ancora un bambino delle elementari, poteva ritenersi soddisfatto intanto della benevola recensione pubblicitaria al suo libro e poi per le due righe finali non gradite poteva ritenere sufficiente avere scritto una lettera a “Repubblica”. Invece, ha voluto dispiegare la potenza di fuoco della Israel lobby di stanza in Italia: il rabbino romano, quello milanese ed ora questo Diodati, il cui cognome all'origine si dava ai trovatelli abbandonati per via e consegnati a qualche monastero che non sapendo a quale padre umano attribuirli ne davano per nome generico Diodati. Ed eccolo appunto venir fuori un Diodati che pensa di essere acuto dando la definizione canonica di “contrappasso” e volendo convincere il Direttore di “Repubblica" nonché i suoi lettori che il suo collega Professore Ordinario Piergiorgio Odifreddi non sa usare in senso proprio la lingua italiana. Lo dice Diodati, che probabilmente rivestirà in Perugia qualche insegnamento di lingua. Appunto, il Diodati spiega cosa è il “contrappasso", quasi che non lo si potesse sapere senza i suoi lumi. Eccoli i suoi lumi:
Al direttore di Repubblica - Come lei certamente sa [e come potremmo vivere senza un Diodati che ci spiega lui le cose che non sappiamo?] e come tutti quelli che citano la legge del contrappasso dovrebbero sapere [e se invece vogliamo noi attribuire un particolare senso ai termini che usiamo? Non possiamo senza autorizzazioni di un Diodati mandato da Dio e che con la sua pedanteria pretende di governare il mondo e dettar lui leggi?], il termine contrappasso deriva dalle due parole latine “contra” e “patior” che, messe insieme, significano soffrire il contrario [grazie! In Italia qualcuno ha fatto il classico.]. Si parla di “legge del contrappasso”, citata da Seneca e molto da Dante, quando una persona, rea di qualche colpa, viene a soffrire del contrario della colpa commessa o per analogia ad essa. Ad esempio, se la colpa è un abuso sessuale [qualcuno ha parlato degli abusi sessuali di Giorgino? o di quelli di Pezzana? o di entrambi? chi?], il contrappasso sta nella condanna ad un eccesso mortale di sesso o a una sua totale proibizione, nel tormento della tentazione e del desiderio. Ammesso e non concesso che Odifreddi scriva il vero su Israel, nell’articolo “La matematica e il duce” (Repubblica, 16 ottobre), il suo voler vedere tale legge applicata ad Israel, è l’ennesima dimostrazione della superficialità del suo scrivere e della sua cultura raffazzonata [Ipse dixit! Non è questo un insulto che supera di gran lunga le due righe finali dell'articolo di Odifreddi? Ed il Direttore di Repubblica che ha consentito a Odifreddi di scrivere sul maggiore quotidiano d’Italia non era in grado di valutare se la sua cultura fosse superficiale e raffazonata? Lo doveva preventivamente chiede ad un Diodati? Ma quale Diodati? Ne esistono un'infinità? tanto “generico” è il nome!]. Quale sarebbe la colpa [e che ne sai tu? Sei per caso il suo confessore? Ma non è ebreo Israel^ Gli ebrei si confessano? Non lo sapevo!] di Israel su cui poggiare il contrappasso? Che da difensore dei perseguitati (questa la colpa?) [e chi sarebbero questi perseguitati difesi da Giorgino? Diccelo, diccelo, a Dioda’!] si sarebbe trasformato in “collaborazionista” dei discendenti dei persecutori? [A Dioda’, ma come parli difficile! manco Dante a te ti capisce!] Qui ci vuole Totò: “Odifre’, ma ci faccia il piacere!” E qui faccio notare la signorilità con cui il principe de Curtis esprimeva lo stesso invito di Grillo. Decadenza della cultura, decadenza della signorilità. Se darete la possibilità di esprimersi a chi è stato pluricensurato da Odifreddi & C., volendo da fisico e per il bene della correttezza dell’informazione, far rettificare alcuni strafalcioni matematico-fisico-musicali fatti pubblicare da Odifreddi su Le Scienze, renderò più chiaro, a Odifreddi, quale sarebbe la legge del contrappasso a cui lui dovrebbe essere condannato. Constatata la sua potente attività censoria [e come la teoria della cinquina e gli assalti squadristici in Teramo li ignori così signorilmente, a Diodà, Ma fci facci il piacere!], dovrebbe essere condannato a vedersi censurati, in nome della decenza, tutti i suoi articoli, sempre più monotonamente uguali, aggressivi [fatti un cnesimento di tutti gli aggrediti mediatici di IC nei suoi cinque anni di attività e poi ripassati quello che dice il vocabolario sul contrappasso] nei confronti dei suoi “nemici” vivi o morti e pieni di errori. Oppure condannato a scrivere, pubblicando su tutta la stampa mondiale, sempre più freneticamente, giorno e notte e con errori sempre più numerosi e grossolani. Insomma condannato a essere sempre più Odifreddi. Che poi uno che si definisce razionalista, oltre a fissarsi sulle meraviglie ammuffite della numerologia, in particolare del numero sette, citi e pure a sproposito, una legge simile, così scientificamente accertata, la dice lunga sulla sua razionalità e sulla sua modernità.
Paolo Diodati, Università di Perugia
E proprio grazia ai lumi ricevuti, possiamo dirgli per la stessa legge del contrappasso per la quale lui Terzo in causa si riserva di insultare il suo prossimo (nella specie Odifreddi) che la sua lettera è una lettera autenticamente idiota perché nella questione, quela vera non quella artatamente supposta, c’entra come i cavoli a merenda. Diodati vuol scendere in campo dalla parte della Israel lobby italica? Lo faccia e ne porti il peso! Ma che ne sa Diodati delle colpe di Girogino Israel? È forse il suo confessore. Rimando soprà al commento fra parentesi quadre. Qui mi limito a constatare e valutare che la lettera del nostro Diodati è gratuita: perché lui non è parte in causa e non essendo parte in causa dà titolo a chiunque altri voglia intromettersi attizzando una guerra generale, dove ognuno sta con i suoi; , volgare: lo dimostrano le espressioni usate che danno diritto a render pan per focaccia, volgarità con volgarità; offensiva: la persona è stata chiaramente offesa a fronte di un libero e lecito giudizio: che “Informazione Corretta” è una testata “parafascista” e che ad essa Giorgino vi “collabora” (da cui “collaborazionista” è legittimo esercizio dell'arte dell’ironia a fronte dell'uso volgare della denigrazione fatta dallo pseudo-linguista (?) Diodati). Sottoscrivo, condivido e documento il carattere "parafascista” di Informazione Corretta. Anzi lo stesso Diodati partecipa di una simile attività fascista secondo una schema tipico dell'attività di lobbying svolta da cinque anni a questa parte dai Corretti Informatori. Chiamo ciò concezione gerarchica-fascista dei rapporti sociali. Essendo Piergiorgio e Giorgino professori ordinari (come sono contento io di essere solo un Ricercatore e se la prendano in quel posto tutte e tre – Paolo, Giorgino e Piergiorgo – se ritengono come io mi senta Caporali di fronte a loro Generali) avrebbero potuto vedersela fra di loro, dandosi del tu. Invece, secondo lo schema tipico dei Corretti Informatori ci si rivolege al preteso superiore [in pratica si dice al direttore di “Repubblica”: non far più scrivere Piergiorgio, ma chiama Giorgino, che è più bravo ed è pure un esemplare di una specie umana protetta]. Insomma, gli uomini della Israel lobby pretendono di criticare (ferocemente, volgarmente, falsamente) tutti quelli che loro vogliono, ma a questi non è consentito manco di replicare quando sono attaccati. Non esagero. Infatti, secondo lo schema abituale adottato e che risulta dal mio monitoraggio, si procede come segue: a) si pronuncia in pratica una sentenza senza istruttoria e senza appello di indegnità morale del malcapitato spesso ignaro del fatto e delle circostanze che gli vengono addebitate; b) segue una timida e disorientata reazione del malcapitato; c) I Corretti Informatori, a differenza dei direttori dei Giornali, ai quali incitano i loro ascari lapidatori a mandar lettere di lobbying, non rispondono mai a chi protesta verso di loro, ma al massimo rispondono: con uno come te, il quale...., io non parlo e non rispondo neppure. Almeno il fascismo – come dice Marco Pannella, non Carlo Panella - aveva una sua legalità, ed anche una sua nobiltà, compromessa da tragici errori, fra cui anche le leggi della difesa della razza, ma qui siamo molto al di sotto del fascismo. Dire fascisti ai Corretti Informatori significa offendere il fascismo. In fondo, Odifreddi dando del “parafascista” a Informazione Corretta ha fatto loro un complimento ed ha offeso il fascismo, che oggi grazie ai fedeli della religio holocaustica non può neppure avere un difensore d’ufficio.

Incredibile! Mi ero posto il quesito, non offensivo, di chi fosse Paolo Diodati, non avendo mai sentito parlare o forse troppo sentito parlare dalla la storica genericità del cognome, che ha la stessa storia e frequenza linguistica degli Esposito. Mezza Napoli si chiama Esposito. Dalla stupida saccenteria in cui disserta sul termine contrappasso avrei giurato che fosse un linguista di quelli ottusi con una determinata e sorpassata concezione di cosa sia linguaggio. La prima volta che ho sentito il nome di Pergiorgio Odifreddi è stato perché sono stato richiesto di un giudizio da un mio cugino, di cui non faccio qui il nome per non trascinarlo nella polemica, ma che però è Ordinario di linguistica e direi specializzato in fatto di Etimologie. Ho risposto a mio cugino (e si può leggere il tutto in un mio apposito blog) nel senso che sarebbe una forma di pedanteria e di idiozia pretendere di liquidare il libro sulla base delle etimologie fatte da un matematico. Volendo tutti i libri, pure la Divina Commedia, possono essere criticati per un qualche loro aspetto. Ma se li vuol capire, bisogna leggerli per ciò che dicono o intendono dire, non per ciò che non dicono o artatamente si vuol fare loro dire. In questo senso, il libro di Odifreddi è un libro coraggioso scritto da un matematico anziché da un filosofo come sarebbe giusto. Considerato che l’Italia è la roccaforte del cattolicesimo e che dispone anche di una capillare Israel lobby articolata su base territoriale (Roma, Milano, Torino finora sedi accertate), il libro e gli articoli di Odifreddi non possono non suscitare le reazioni e gli ignobili e volgari attacchi che stiamo documentando. Dimenticano di accennare alla girandola mediatica delle lettere Pacifici-Reibman-Diodati. Dapprima appaiono, forse più numerose, nel blog dello stesso Israel, poi da qui direttamente in Informazione Corretta, poi da qui improvvisamente scompaiono, poi vengono pubblicate sul cartaceo diretta dal'«ateo devoto» Giuliano Ferrara, quindi riappaiono al modo consuete su «Informazione Corretta», come lettere rivolte a “La Reppublica”, da queste saggiamente ignorate ed invece pubblicate nei bagni de “Il Foglio” e da qui giustamente riportate nella degna sede di “Informazione Corretta”. Quando si parla di Israel lobby ahimé bisogna indagari i percorsi di questi scarichi fognari. Ma dunque chi è è questo Diodati? Un linguista che ci vuole spiegare con specifica competenza professionale cosa significa la parola “contrappasso” e quale il suo uso linguistico appropriato? Manco per il piffero! È pure lui un matematico come si può leggere dall'organico dei dipendenti dell'Università italiana disponibili in rete ed accessibile a chiunque. In effetti, che fosse un linguista per un momento ci ero cascato, ma da un punto di vista di filosofia del linguaggio mi ero anche persuaso che si trattasse come linguista di un autentica idiota, avendo una concezione stantia e grettamente scolastica di cosa sia il linguaggio. Nemmeno io sono un linguista di professione, ma ho tradotto parecchi libri ed articoli e mi trovo continuamente alle prese con interrogativi sulla natura del linguaggio. Il modo di argomentare, o meglio di fare le pulci al linguaggio altrui usato da Diodati non mi sembrava neppure all'altezza del livello professionale di un maestro di scuola elementare. Mi dicevo fra me che dai linguisti non ci si poteva aspettare proprio nulla su quel mistero circa il linguaggio che un filosofo impronunciabile per i Corretti Informatori e che si chiama Martin Heidegger giudicava essere la dimora dell'essere. Per fortuna, i linguisti sono salvi, essendo acclarato dalla tabella stipendiale del ministero che come linguista il nostro Paolo (stavo per dire Raffaele, un amico sociologo ahimé scomparso) Diodati è un autentico lestofante. Avesse avuto il pudore di tacere. In fatto di matematica io mi sono limitato a ripetere la proprietà transitiva che mi era stata insegnata in quarta ginnasio e che è trovato utile per mostrare more geometrico che la qualificazione di parafascismo (assunta una ben precisa definizione del termine) attribuita da Odifreddi a Israel è scientificamente fondata. Hanno usato la logica euclidea filosofi come Spinoza (trattato peggio di Ariel Toaff) e Hobbes. Il nostro Giorgino in Informazione Corretta poi non tiene una rubrica di matematica, ma un “Osservatorio” dove osserva tutta l'italia, ma non vuole essere a sua volta osservato. Bella pretesa. Ma veniamo ora a lui, eroe di questo dramma tragi-comico.

6. Giorgio Israel: l’eroe del dramma. – Abbiamo ormai acclarato che se il nostro Giorgino – non si offenda per questa innocente presa di confidenza con un topos, non certo con la persona che non ho mai visto né conosciuto pur lavorando nella stessa università a qualche centinaio di metri di distanza – dovesse campare con il suo stipendio ed esercitare il mestiere per il quale viene pagato dovrebbe occuparsi solo di numeri e cose che abitualmente la gente non mastica e per i quali in genere non si dovrebbe litigare. Se due più due fa quattro, vi è poco da discutere. O almeno così penso da profano. Io che appartengo a quel vago e onnicomprensivo àambito disciplinare che è la filosofia forse un poco mi salvo e posso perfino dire di esercitare del tutto legittimamente una funzione pubblica, che è in genere avocata da preti e rabbini, i quali pretendono in esclusiva di dirci loro qual è la giusta visione del mondo, e nel caso nostro di specie la «Informazione Corretta». Un filosofo in genere fa esercizio quotidiano del dubbio e mai si permetterebbe di dire ad altri con sicumera cosa è “corretto”, cosa è “menzogna”. Ma se si permette di erogare certezze non significa però che è disposto a bersi le baggianate altrui. Purtroppo se ne trovane tante ed in un mondo governato da preti e rabbini nonché da questurini e lapidatori a stento si riesce ad aprire gli occhi a quanti vengono quotidanamente abbindolati dall'ottundimento mediatico ovvero dalla “meritoria” attività di Informazione Corretta, dove troviamo il nostro Giorgino come tenutario di una Rubrica dal titolo altisonante: Osservatorio Italiano. E con una certa sorpresa leggiamo pure una didascalia che ci chiariscono i passaggi mediatici sopra indicati:
«Professore ordinario presso il dipartimento di matematica e direttore del centro di ricerche in metodologia della scienza presso l'università "la sapienza" di Roma. [Mai incontrato, per fortuna! Pur avendo amici in quella facoltà. Chiederò loro che tipo è.] Scrittore e giornalista, collabora al Foglio».
Cioè, il nostro Giorgino collabora con il “Foglio” e sul “Foglio” dove abitualmente scrive (non di matematica) si è pubblicate quelle lettere che la “Repubblica” – ben altro giornale – non ha neppure giudicate degne di attenzione a parte quella del cestino. I conti tornano ed i collegamenti della Lobby si chiariscono. Ma leggiamola e commentiamola pure noi questa lettera di Giorgino. Il testo di Odifreddi contro cui si scatena tanta lobby è in fondo solo quello qui riportato:
non solo dei lettori, ma anche di uno degli autori (Israel), oggi purtroppo passato, in un tragico contrappasso, al collaborazionismo col sito parafascista Informazione Corretta.
Ossia 21 parole di un testo di 864 parole, equivalenti a 136 caratteri su 5013 spazi esclusi. Si son sentiti punti sul vivo perché Odifreddi due parole picciolette disse la verità! Il merito delle questioni è del tutto estrinseco e confonderebbero il lettore che volesse ricostruire la filologia della polemica. Quale dunque la risposta piccato e volgare di Giorgino il Correttore degli altrui costumi ed il raddrizzatore delle altrui opinioni? Eccola con annessi e connessi, cioè in grassetto la parte redazionale di IC, quindi il testo integrale della lettera come appare su “Il Foglio” di Giuliano Ferrara, quindi il sublime testo di Giorgino e come partecipazione straordinario un corsivo attribuito nientepodimeno che allo stesso Ferrara, l’«ateo devoto», forse traduzione nostrana dei «cristiani sionisti»:
Il 20 ottobre 2007, Il FOGLIO e la REPUBBLICA pubblicano una lettera di risposta di Giorgio Israel, indirizzata al direttore della REPUBBLICA :
[Sarebbe da chiedersi cosa c’entra il “Foglio” se la lettera apparve su “La Reppublica”? E perché “Il Foglio” allora e non la “Gazzetta del Sud” o il “Jerusalempost”? Mah!] Di seguito riportiamo il testo [con insulto al giornale la Repubblica] apparso sul FOGLIO, [che insulta la Repubblica] seguito dalla risposta di Giuliano Ferrara. [che a pieno titolo possiamo ora inserire in questa sezione volta a scoprire i detentori della Corretta Visione del Mondo]
Abbiamo sottolineato una frase che scompare nel testo pubblicato da REPUBBLICA: "
Non pensa che un giornale come il suo non meriti di macchiare le sue pagine con interventi di un livello così basso?" [sarebbe come chiedere a Pezzana se corrisponde al vero che per un giorno di attività parlamentare percepisce un vitalizio di 1700 euro netti mensili e se non si vergogna davanti agli italiani nel caso ciò risultasse vero? Non ho potuto leggere dopo la notizia anche la sua smentita. Ho solo letto del povero Pannella che trasecolava per questo candidato eletto per un giorno nelle liste radicali. Ogni sistema giuridica risparmia anche ai criminali più incalliti l'obbligo dell'autolesionismo. Invece, i Corretti Informatori vorrebbe introdurne il principio nel nostro diritto. Neppure il fascismo osava tanto. Invece, lo stalinismo – di cui l‘«ateo devoto» dovrebbe sapere qualcosa aveva qualcosa di simile. I Corretti Informatori vorrebbero togliersi di dosso il giudizio su loro dato come “parafascisti” e senza accorgersene lo confermano loro stessi ad ogni piè sospinto, aggrevandolo ed offendendo il fascismo che a tanta barbarie non era giunto. Naturalmente, il giudizio circa il livello della prosa di Odifreddi è di Pezzana, di Israel e di Ferrara, non di Repubblica né di terzi. Si può essere così presuntuosamente idioti? I fascisti erano almeno intelligenti!]
Censurandola, [e sarebbe questa la censura? Togliere le contumelie da un testo? Per averlo fatto Israel dovrebbe ringraziare la Repubblica. Non avendolo fatto il Foglio mostra a tutti le vergogne di Giorgino.] La REPUBBLICA mostra di ritenersi al di sopra di ogni critica e di ogni regola di minima correttezza. [Ma se non ne esiste un solo briciolo a parte il nome usurpato in tutta “Informazione Corretta”, dedita ogni giorno a una critica a diri poco “scorretta” verso quanti non si trovano ossequiosi verso gli interessi di Israele e della religio holocaustica? Ma Pezzana e gli altri a chi la voglion far bere? A loro stessi? Sono liberi di credere in quel che vogliono, ma sono convinto che sono loro i primi a non credere in ciò che dicono]
Ecosì , in fondo, mostra anche di meritarsi Odifreddi. [Israel merita certamente di stare al “Foglio”]

Al direttore [al sodale Ferrara] - Le mando, per conoscenza [meglio: di concerto] la lettera che ho inviato al direttore di Repubblica [e non bastava? Giorgino, hai mai avuto il senso del ridicolo?] Signor direttore, l’articolo di Piergiorgio Odifreddi “La matematica e il duce” (Repubblica, 16 ottobre) mette in luce lo stile dell’autore: parlare di argomenti che conosce poco o niente rimestando nelle ricerche altrui allo scopo di trovare appigli per accuse e scomuniche violente e faziose. [21 parole su 864 sono siffatte scomuniche che tali non sono, ma sono un giudizio che chi le ha scritte ha ritenuto in coscienza di poter dare? Cosa vuoi per forza un dieci in condotta? Fattelo da dare da Pezzana, Pacifici, Diodati, l'altro di Milano, Ferrara! Sono ben disposti. Non ti bastano? Per forza vuoi un giudizio di apprezzamento da parte di Odifreddi? O volevi soltanto che non venisse pubblicato? E quello che tu scrivi a detrimento di altri e dello stesso Odifreddi che io ho letto qualche volta, ben più pesante ed esteso del due parolette qui incriminate, o quanto ogni giorno appare contro il mondo intero su Informazione Corretta? Due pesi e due misure. In fondo, il contrappasso è proprio questo: manchi di rispetto e civiltà verso gli altri. Se è così, e lo possiamo insieme ricercare, allora non puoi pretendere dagli altri il rispetto che tu ovvero la tua congrega avete negato ad altri. Evidenza matematica, direi, euclidea.] Ne diede prova anni fa recensendo una biografia di von Neumann (di cui ero coautore), in cui accumulò assurdità di ogni sorta allo scopo di dire che il (da lui) detestato scienziato era morto di cancro “per contrappasso” e per inveire contro “la banda dei figli della mezzanotte”, “gli scienziati ebrei” che costruirono la bomba atomica. [Ma stiamo all'oggi. Sto già perdendo tanto prezioso tempo con te. Adesso pure gli antefatti mi vuoi costringermi a ricostruire. Un giudice dice: qui ci sono già sufficienti elemiti di giudizio] Ora, dopo aver malamente saccheggiato [ma che stai a dire! Dovresti ringraziare per avere avuto il favore di una citazione, mentre potevi essere ignorato e forse lo meritavi] un mio libro sulle persecuzioni razziali fasciste, [e non hai imparato nulla! Cosa fate ogni giorno contro quelli che giudicano che Israele abbia invaso e occupato terre altrui? Le possiede perché un certo Javeh le promise loro nella notte dei tempi con licenza di uccidere quanti già vi abitavano? E se è così, non è ancor peggio di ciò che si offende con il nome di fascismo? C’eri pure te con Ferrara ed il Mormone davanti all'ambasciata iraniana per manifestare il diritto di Israele ad esistere, cioè a tenersi le terre occupate con la violenza manu militare e massacrando tante vittime innocenti? E pretendi che si debba per questo essere d£accordo con te e offendi pure chi con te non vuol essere d’accordo? Ma facci il piacere, come dice il tuo amico Diodati!]] che costituirebbe una requisitoria contro “il reato di prostituzione della scienza” [non capisco a cosa si allude, ma non voglio pensar male], annuncia al lettore che io, l’accusatore, sarei caduto vittima di “un tragico contrappasso”, e sarei diventato un “collaborazionista” del “sito parafascista” Informazione Corretta. [Non si può avere un simile giudizio? Lo sottoscrivo con riserve che ho espresso altrove. Vi è qualche norma che lo impedisce e magari impone di sottoscrivere che Informazione Corretta e tutti i loro collaboratori sono in sommo grado e più di ogni altro espressioni del più genuino liberalismo e riconoscimento dell'altrui libertà di pensiero nonché di esprimere opinioni che sono sempre tale e non “menzogne” per decreto emesso da tal Angelo Pezzana o forse lo stesso Giorgino se i trafiletti sempre anonimi – come quello sopra in neretto – sono attribuibili a lui stesso in quanto “collaborazionista”?] Una simile catena di insulti non merita commenti. [Ma che vuoi commentare, proprio tu! Non hai il senso del ridicolo.] Fa tuttavia sorridere [tu fai piangere] l'ossessione [ma dove? te la inventi, se c'è qualcuno che riesce a spassarserla in mezzo a tanto fango ed intolleranza è proprio lui. Fatti spiegare dal tuo amico Diodati, che si spaccia per linguista, il significato della parola ossessione] di Odifreddi per la caccia al “contrappasso” [possibile che tu non abbia capito che ricevi quel che hai seminato?], mal posta nei confronti di chi la pensa allo stesso modo sulla questione mediorientale dal 1967; e che offrirebbe quindi un curioso esempio di prostituta monogamica, il che è quanto dire un ossimoro. [questa parte mi è oscura, ma so cosa è successo nel 1967: ne paghiamo ancora le conseguenze e vi è ancora chi ne soffre e ci muore pure] Ma chi ha aperto i libri di Odifreddi sa che egli considera prostituta e collaborazionista fascista chiunque la pensi diversamente da lui. [Uno almeno l'ho letto e studiato intensamente. Eccoti il link. Per questo solo che ho ben letto non è affatto come tu dici, o Giorgino. Non mi sento però tenuto a leggere tutti i libri di Odifreddi, soprattuto quelli di matematica, dove non ci capisco]. Mi permetta [il permesso te lo prendi, addirittura con la pretesa autolesionista altrui. Ed hai la faccia tosta di chiedere il permesso. Mah!] due osservazioni, o piuttosto due domande. Il suo giornale ha parlato dello sforzo di Veltroni di quadrare il cerchio tenendo insieme nel Partito democratico persone diversissime, tra cui ha citato proprio Odifreddi (capolista della lista Veltroni a Torino). [Fatti loro che a me terzo non interessano affatto. Io ho pure la tessera di Forza Italia. Con me avete pure preteso di stabilire voi quale tessera posso prendere o non prendere. Flagrante violazione dell'art. 49 della costituzione. Altro che fascismo. Ma voi godete dell'impunità che il vostro essere vittime di non si sa cosa vi concede] Com’è noto, la quadratura del cerchio (con riga e compasso) è impossibile, e questo caso lo conferma. Pensa che il neonato Pd – che, secondo Veltroni, vuol cambiare lo stile politico in Italia rifiutando le contrapposizioni faziose e violente, non basate sul confronto delle idee anche aspro ma civile [E Informazione Corretta è questa? la teoria pacificiana della cinquina dice ciò? Ma ci facci il piacere, o Giorgino bello] – può presentarsi con simili carte da visita? Non pensa che un giornale come il suo non meriti di macchiare le sue pagine con interventi di un livello così basso? [lascialo decidere a chi di dovere come valutare il tuo prossimo e non pretendere di sovrapporre il tuo giudizio alla libera valutazioni altrui. Visto che si parla di fascismo, più o meno a sproposito, come la dobbiamo chiamare questa tua pretesa che altri giudichi secondo i tuoi disvalori? In una delle sezioni del mio Monitoraggio studio appunta la pretesa maniacale di una superiorità morale rispetto al mondo intero. È proprio vero che Israel “collabora” a Informazione Corretta] E che la divulgazione scientifica – in tempi in cui si parla tanto di crisi della cultura scientifica in Italia – meriti qualcosa di meglio che storie in pillole confezionate al fine di una pura e semplice aggressione del “nemico”? [che ne sai tu di “nemico”, o Giorgino? Lascia ad altri la teoria dell'amico/nemico, di cui forse appena hai malamente orecchiato qualcosa. Accontenti di scrivere qualche equazione alla lavagna.]

Giorgio Israel Senza ricorrere a insulti o a iperboli, [che dici Giuliano? Gli insulti ci sono, abituali, frequenti, quotidiani: li puoi leggere in Informazione Corretta, può darsi che a scriverli sia lo stesso Giorgino, visto che escono anonimi, come il commento che qui ti viene attribuito da tuoi amici e gregari. Del resto, l'oggetto della presente causa sono le 21 parole su 864 sopra riportate. Non cam,biare le carte in tavola] piuttosto con l’uso dell’ironia [non sa manco dove sta di casa l'ironia, il nostro Giorgino. Se poi tu riesce a vederla, sei anche libero di vedere gli asini volare], Giorgio Israel sistema come merita lo scomposto condursi, e incivile, di un polemista che cerca la gloria nell’impiccagione in effigie dei suoi contraddittori. [Se sei tu che scrivi, o Giuliano, ti facevo più intelligente. Ma ho l'impressione che tu abbia prestato la penna ai tuo sodali, perché scrivano loro a tuo nome quel che vogliono. Tanto lontani siamo dai dati di fatto.] Oltre ai cristiani, a Odifreddi non piacciono gli ebrei e i loro difensori del generoso sito di Informazione Corretta. Pazienza. [Hai concluso bene, Giuliano: pazienza! I generosi Correttori si guardano ogni giorno alla specchio e dicono: siamo i più belli del reame! Lo credano pure, almeno finchè non si rompe loro in faccia lo specchio ribellatosi davanti a tanta arroganza]
Il mio commento di cui sopra si svolge su due livelli a) dentro il testo stesso della lettera fra parentesi quadre ed in corsivo; b) alla fine della lettura del testo, dando qui di seguito un commento generale alla lettera, che evidentemente non è abituata alla decostruzione critica del testo ed alla sua critica testuale e generale. Vi è dell’incredibile. Per non pensare di trovarsi in una gabbia di matti, bisogna fare la seguente considerazione. Siamo in una guerra vera e propria, non metaforica. Non intendo una guerra che ancora si debba combattere con fucili e bombe, come per noi è stato durante gli anni della guerra civile nel 1943-45 e come è tuttora nei martoriati paesi del Medioriente che sono in stato di guerra ormai da quasi cento anni. Intendo dire che la nostra è una guerra ideologica, che in Europa continua a combattersi ininterrotamente almeno dal 1945. In questa guerra il dibattito non è quello dello stato borghese di diritto, tutto permeato di pensiero liberale, dove ci si aspettava perfino di poter essere convinti dal proprio avversario nel discorso. Se si era convinti delle sue ragioni, non era vergognoso riconoscerlo. Non è così ai nostri tempi. Il discorso è una bomba che viene lanciata con il megafono. Infatti, non a caso al nostro Giorgino non è bastato mandare una sua lettera di protesta per 21 parole su 864 non gradite. Non gli è bastato trovarsele pubblicate, sia pure con un lievissimo taglio di una parte del tutto marginale. Quando a me è capitato l'eguale da parte della Stampa i tagli sono stati ben maggiori ed i Corretti Informatori hanno pure “generosamente“ protestato affinché non venissero pubblicate le legittime proteste di quanti si consideravano diffamati, probabilmente da un membro della loro affiatata comunità, più vicina agli interessi di israele che non a quelli dell’Italia, che per costituzione può ricercare solo la pace e ripudiare con tutti i mezzi la guerra. Sono poi intervenuti i due rabbini delle due maggiori città d’Italia e pure Diodati, pseudolinguista. Perché tanto clamore. Si ottiene ragione non con la verità degli argomenti, ma facendo la voce più grossa, gridando di più. tante più parole si lanciano, tante più persone intervengono nella rissa, tanto più si pensa di aver ragione. E questo è appunto fascismo bello e buono, o meglio quel fascismo di cui si è fatta una caricatura che ornai circola al posto del fascismo vero che una sua storia estremamente determinata ed a cui ha dedicato tutta la sua vita di lavoro Renzo De Felice. Intendo dire quel fascismo che è diventato nel linguaggio comune sinonimo di violenza e sopraffazione. Giudichi quanto sono in grado di poterlo fare e non si curino minimamente dei ciarlerie privo di senso logico e morale dei vari Angelo, Riccardo, Paolo, Giorgio, Giuliano.

In questa polemica esiste però una difesa del diretto interessato, che non mi ha nominato suo avvocato difensore, cosa del resto che non saprei fare. Se mi sono introdotto è perché sono io parte in causa, essendo stato attaccato in modo ignobile dai nostri Corretti Informatori. Gliela faccia pagare, spendendo parte del mio tempo a documentare le loro prodezze, la loro “correttezza”, che ogni sera puntualmente da forse cinque anni scaricano nel ciberspazio. Mi auguro che tutti i colpiti dalla gentilezza e generosità dei Corretti Informatori decidano di coalizzarsi in un'apposita Associazione. Mi auguro che dopo aver egli stesso sperimentato cosa sia realmente Informazione Corretta, Piergiorgio Odifreddi decida di aderire ad una siffatta Societas. Uniti potremo difenderci meglio. Occore dare vita ad una controlobby che resista alla Israel lobby in salsa italiana che ogni giorno incita alla guerra contro questo o quel paese, per il quale tutto il mondo deve stare inginocchiato per colpe inesistenti che non ha mai commesso e provare soggezione davanti ad una discutibilissima ed arrogante pretesa di superiorità morale. Ma lasciamo la parola a Odifreddi:
Da qualche mese il suo giornale mi onora regolarmente di attacchi ad personam: oltre all’“Odifreddi non ce l’ha solo con i cristiani, il suo digrignar di denti dilaga” di sabato scorso, anche (in ordine temporale inverso) “Un’opera musicale come ultima prova dell’esistenza di Odifreddi” (27 settembre), “Odifreddi, lo scienziato illuminato prêt à porter che vuol zittire tutti i din don dan” (21 settembre), “Una domanda a W: che ci fa il matematico impertinente capolista per lei in Piemonte?” (21 settembre), “Big Bang: per Odifreddi è una teoria che ‘puzza’ di Genesi, cioè di creazione. E’ vero” (31 agosto), “Perché non possiamo non dirci cretini leggendo Odifreddi” (28 marzo), e “Per Odifreddi il compito della scienza è sfottere cristiani ed ebrei” (13 marzo). Spero che mi permetterà, per una volta, di rispondere personalmente e in blocco a tutti questi attacchi, anche per correggere gli errori (colposi o dolosi) in essi contenuti. Incominciamo dal più recente, la lettera di Giorgio Israel: un “collega” (tra virgolette, perché lui è uno storico e io un matematico, e dunque facciamo mestieri diversi) che sembra essere vittima di una vera e propria ossessione nei miei confronti, visto il numero e il tono degli interventi che mi dedica non solo sulla carta stampata, ma anche in rete. Non sto a indagare i suoi motivi, che sono più di pertinenza di uno psicologo che di un matematico, ma temo di doverlo deludere per quanto riguarda un mio simmetrico interesse nei suoi confronti. La supposta recensione a un suo libro su von Neumann, da lui citata, era infatti in realtà un indipendente saggio su quell’ottimo matematico e pessimo uomo, che La Rivista dei Libri decise di pubblicare (nel gennaio 1996!) con un riferimento editoriale al suo libro, che io non avevo letto allora, né ho letto in seguito. E il mio articolo su Repubblica (16 ottobre) che l’ha fatto infuriare non era affatto, come ha scritto sul suo blog, scritto “essenzialmente allo scopo di sparare una serie di insulti diffamatori” su di lui: come mostrava chiaramente il richiamo editoriale, era invece un inquadramento storico dell’argomento dello spettacolo di Lucia Poli al prossimo Festival della Scienza di Genova. Le notizie le ho tratte (non “saccheggiate”, visto che ho doverosamente citato la fonte) da un libro di Israel e Nastasi, e tutto il can can si riferisce a due (!) righe finali, che riporto integralmente: “uno degli autori (Israel), oggi [è] purtroppo passato, in un tragico contrappasso, al collaborazionismo col sito parafascista Informazione Corretta”. Non contento di aver pubblicato la sua lettera non solo su Repubblica (finalmente!), ma anche sul Foglio, Israel rincara la dose sul suo blog, dicendo che io avrei “fatto il finto tonto, rispondendo sul giornale al seguente incredibile modo”: “E’ singolare che Israel mi accusi di pura e semplice aggressione al nemico per un articolo basato su un libro (non solo suo, anche di Pietro Nastasi) di qualche anno fa, sul quale sono completamente d’accordo”. In realtà, la mia risposta continuava con la seguente frase, che Repubblica ha ritenuto per motivi suoi di dover tagliare: “E’ sulle sue idee di oggi che ho espresso un ‘purtroppo’ nella riga finale, per niente aggressivo: invito comunque i lettori a visitare il sito Informazione Corretta nel quale egli manifesta tali idee, e giudicare da soli chi è responsabile di ‘contrapposizioni faziose e violente’, oltre che a valutare i nostri rispettivi stili”. Passo ora alle varie critiche che Israel mi rivolge in altri due degli articoli citati agli inizi. La prima è che “picchio duro soltanto su due religioni: ebraismo e cristianesimo”, il che dimostrerebbe che “non sono un cuor di leone, ma l’espressione del più comune conformismo”. Ora, in un libro intitolato “Perché non possiamo essere Cristiani (e meno che mai Cattolici)” di cos’altro avrei dovuto parlare, secondo lui, senza andare fuori tema? Il fatto è che Israel teme che la mia avversione per quelle due religioni non si estenda a un’altra delle sue ossessioni: l’islam. Mi dispiace deluderlo di nuovo, ma se oltre a criticarmi avesse anche letto ciò che scrivo, si sarebbe accorto che già nel mio primo libro, “Il Vangelo secondo la Scienza” (Einaudi, 1999), avevo trattato della religione in generale, e dell’islam in particolare, nello stesso modo in cui ho trattato ora dell’ebraismo e del cristianesimo: a differenza di Israel e altri, io sono contro tutte le religioni, e non solo contro quelle diverse dalla mia. Dubito comunque che, in Italia, essere laici e anticlericali sia espressione di conformismo! Non sarà che il nostro storico, per quanto esimio, non abbia mai sentito parlare di Patti Lateranensi, articolo 7 della Costituzione, ora di religione, otto per mille, finanziamenti alle scuole cattoliche, esenzioni dall’Ici, culti a san Gennaro e Padre Pio, serial televisivi su papi e santi, e via dicendo? Il sospetto è legittimo, visto che nel suo sito egli confessa di “non saper nemmeno cosa voglia dire contrappasso”, rivelando di non aver mai sentito parlare nemmeno della Divina Commedia. Quanto al “cuor di leone”, non so quali meriti abbia Israel per poterne assegnare o rifiutare patenti, ma mi limito a fargli notare che, durante una mia permanenza di studio in Unione Sovietica negli anni Ottanta (per evitare illazioni o fraintendimenti, dico tra parentesi che ho passato molti più anni negli Stati Uniti), sono incappato nel famigerato Articolo 4 contro la “attività antisovietica” e mi sono guadagnato una condanna a 14 anni: in quello stesso periodo lui, come molti altri che oggi fanno mostra del loro anticomunismo (da Bondi a lei, signor direttore) erano invece ancora comunisti o, peggio ancora, socialisti. E qualcosa tutto ciò vorrà pur dire. Un’altra delle critiche di Israel, così come di altri degli articoli citati all’inizio, ha a che fare con la mia attività di divulgatore scientifico. Ora, è naturalmente sempre facile criticare e affermare che si potrebbe fare qualcosa di diverso o di meglio: soprattutto quando non si fa niente al proposito, com’è il caso di tutti questi critici, anonimi e non. Ma è patetico prendersela con una manifestazione come il Festival della Matematica che si è tenuto all’Auditorium di Roma a marzo, chiamandolo “una sagra della porchetta” o “uno spettacolo circense”, solo perché vi hanno partecipato umanisti come Dario Fo o Nicola Piovani. Naturalmente, non sono cosí ingenuo da non capire che ciò che dà fastidio in quei nomi è la loro appartenenza politica. Se comunque Israel o altri collaboratori del Foglio hanno da proporre premi Nobel o premi Oscar italiani di destra che mi sono sfuggiti, me li segnalino: il prossimo anno inviteremo anche loro. Ma non dimentichino nel frattempo che al Festival c’erano altri . Ma se il Comitato di bioetica non si occupa di ovociti, che ci sta a fare? (le cosiddette chimere). Ma questa è una ricerca che in Italia non esiste e non può esistere. Perché occuparsene? Fra le mozioni approvate negli anni precedenti, inoltre, ce n’è una che riguarda la condanna della clonazione riproduttiva: forse non bisognava proporla, visto che neppure questo avviene in Italia? E che dire di quella che condannava la compravendita di organi a fini di trapianto? E’ bene spiegare che la seduta di aprile, in cui è stata discussa la prima versione del testo, si è conclusa con la condivisione della finalità etica della mozione, cioè “la stigmatizzazione di ogni cessione di ovociti che venga realizzata a scopo di profitto” e con la richiesta alle tre proponenti di riscriverla tenendo conto delle osservazioni emerse in discussione. Tutti i presenti – compreso Gilberto Corbellini – ad esclusione di Cinzia Caporale, erano d’accordo. Si è dovuto invece arrivare alla plenaria di luglio per riuscire a mettere in votazione il testo modificato. A maggio, per esempio, dopo una lunga discussione, una parte dei membri del Comitato ha lasciato la seduta a votazione appena iniziata, facendo mancare il numero legale. Ma il Comitato nazionale di bioetica è un organo di consulenza scientifico, non un Parlamento in cui in una votazione si possa puntare a far mancare il numero legale. Chi si opponeva alla mozione ne voleva semplicemente il ritiro, e non ha mai proposto nessun testo scritto alternativo (come chiedevano le proponenti). Vorrei sottolineare che il fenomeno della compra-vendita degli ovociti è stato oggetto di una risoluzione del Parlamento europeo, nel 2005, votata anche dall’onorevole Giovanni Berlinguer, uno dei presidenti onorari del Cnb. Le procedure di fecondazione eterologa e la ricerca sugli embrioni umani necessitano di ovociti, difficili da reperire: è un problema mondiale, e il commercio di ovociti ne è la conseguenza. La stessa ricerca sugli embrioni interspecie, che anche Corbellini ha presentato ai parlamentari, nasce dalla mancanza di disponibilità di ovociti umani, che andrebbero sostituiti con quelli animali. La seconda mozione approvata, presentata da Luca Marini, riguarda “la raccolta, la conservazione e l’utilizzo di cellule staminali derivate da cordone ombelicale”, uno dei cavalli di battaglia della Luca Coscioni e dei parlamentari radicali, in questi ultimi mesi. Più volte nel corso delle plenarie Luca Marini ne ha illustrato il nesso con l’imminente recepimento della direttiva europea 2003/63/CE, di cui si è occupato anche il ministro Livia Turco. Quali sarebbero quindi le idee premoderne che zavorrano il Comitato nazionale di bioetica? Debbo francamente aggiungere che i toni delle polemiche di queste ultime settimane sono stati troppo spesso sopra le righe: se è ovvio che in un organo come il Comitato nazionale di bioetica vi sia una forte dialettica interna, è altrettanto evidente che certi attacchi mirano a delegittimare il Comitato, o almeno la sua presidenza. Assuntina Morresi membro del Comitato nazionale di bioetica due premi Nobel scientifici, uno dei quali il famoso John Nash del film “A beautiful mind”, due medaglie Fields e altri matematici del calibro di Andrew Wiles: cioè, il meglio che si può trovare sulla piazza. E infatti, a parte Israel e compari, l’hanno capito tutti: dalle 53.000 persone che hanno affollato l’Auditorium in quei giorni, ai giornali che hanno pubblicato non solo servizi di ogni genere, ma persino le lezioni magistrali di matematici come Alain Connes, Michael Atiyah e Douglas Hofstadter, con un’attenzione per la matematica mai vista prima. A proposito di divulgazione, due degli articoli citati sbandierano una frase (la stessa, in entrambi i casi) tratta da una mia rubrica su Le Scienze dello scorso marzo, come supposto esempio della mia incompetenza matematica o letteraria (o entrambe), chiamando i lettori a testimoni della sua incomprensibilità. Ma se anche tutti dicessero che “non ci hanno capito nulla”, come l’articolista afferma essere stato il caso di un fisico sperimentale un po’ tonto e di qualche suo collega, evidentemente della stessa risma, che cosa dimostrebbe l’esperimento? La frase è tratta da una rubrica specialistica (di matematica) che tengo su una rivista specialistica (di scienze): la maggior parte delle citazioni della rubrica e della rivista farebbero lo stesso effetto su un pubblico non specialistico come quello di un quotidiano, e l’unica conclusione che si può trarre è la prevenuta malafede di certi attacchi, che non potendosi appigliare a niente, si appigliano appunto al nulla. Non sto a commentare un ultimo problema che sembra assillare i suoi collaboratori, e cioè come sia mai possibile che il sindaco Veltroni mi abbia affidato l’incarico di organizzare il Festival di Matematica, e mi abbia voluto come candidato nelle liste del nuovo Partito democratico: mi limito a ringraziarlo della fiducia accordatami, e ad assicurare a lui, che probabilmente non se ne preoccupa, ma anche a lei e ai suoi collaboratori, che invece ve ne crucciate, che non appena questa fiducia venisse meno, mi ritirerei in buon ordine. Spero comunque di averle dimostrato che la definizione da lei data ieri della mia attività, come di un “digrignar di denti” e uno “scomporso condursi, e incivile, di un polemista che cerca gloria nell’impiccagione in effigie dei suoi contradditori [?]”, sia stata dettata dalla sua ignoranza dei miei argomenti e dei miei modi. Ma se cosí non fosse, me ne dispiaccio, e la ringrazio cordialmente in ogni caso.
Credo che la lettera di Odifreddi sia stata pubblicata su il “Foglio" e sia rivolta a Giovanni Ferrara. Io l’ho ripresa dalla stessa «Informazione Corretta», che evidentemente non poteva non pubblicarla. I Correttori credono di averne neutralizzato le ragioni mettendoci a fianco le ciarle sopra citate. Ma ognuno che legge è almeno padrone del suo giudizio. Dovremo preoccuparci quando non saremo più liberi di pensare con la nostra testa. I «Corretti Informatori» vorrebbero che si pensansse non con la nostra testa, ma con la loro. Almeno nel breve periodo, e certamente per quanto mi riguarda e posso vedere intorno a me, credo che resteranno delusi.

Attenzione! Dovrò riscrivere questa parte perché vi è stato un caso di omonimia! Il Ventura de “La Stampa” ed il Ventura del “Corriere” non sono la stessa persona!

7. Marco Ventura. Lascio l’avvertenza di cui sopra ma ho cancellato il testo precedente dopo aver avuto una corrispondenza chiarificatrice con il collega prof. marco Ventura, docente di diritto pubblico nell'università di Siena, che non ha nulla a che fare con il Ventura giornalista autore dell’articolo sul negazionismo apparso nella “Stampa” torinese e dove ero stato chiamato in causa. Avevo notato in effetti alcune incoerenze ed avevo voluto sincerarmi scrivendo ad un diverso Ventura che avevo trovato in rete. La pronta e cortese risposta mi ha impedito di cadere nell’equivoca. Restano tuttavia alcune divergenze sul merito dell’articolo, che ho già esplicitato all’autore in una lettera privata e che qui riporto in parte, migliorandone un poco la forma.
Quanto alla mia critica sul contenuto del suo breve articolo nel Corriere questa verte sul fatto che pur non conoscendo il fascicolo giudiziario americano ho però trovato in rete una notizia peraltro vecchia di un anno, dove leggo che i pretesi finanziamenti ad Hamas sono in realtà finanziamenti ad associazioni a carattere umanitario e che non hanno nulla a che fare con azioni di guerra. Quindi, se è così (e potrebbe non essere così), la sentenza è a mio modesto avviso viziata e censurabile.

Da un punto di vista politico, non tanto a lei quanto alla sentenza da lei citata e mi pare forse da lei condivisa, osserverei che:
A) Trovo quanto mai arbitraria la pretesa del governo americano di redigere una lista di cattivi, cioè di terroristi qualificati tali in base a valutazioni proprie ed interessate dello stesso governo americano. In un caso mi è capitato di leggere come il vescovo di Gerusalemme non tenga in nessun conto di un simile Indice, dopo che la chiesa ha già abolito il suo vecchio di secoli.
B) Ma se anche vogliamo prendere per buona la lista dei cattivi, cioè dei terroristi, redatta dal governo americano, allora in tal caso il governo americano – per fatti storicamente noti – dovrebbe mettere in cima alla lista innanzitutto se stesso ed anche il suo alleato israeliano.
C) Infine, per quello che posso leggere e sapere il governo di Hamas è stato pienamente legittimato da elezioni democraticissime e regolari svoltesi sotto controllo internazionale nel gennaio del 2006. Mi è chiaro che quei risultati elettorali non sono stati graditi a USA e Israele, ma per democrazia non si deve e non si può intendere ciò che piace a Usa e Israele...

A quanto sopra ho da aggiungere un rinvio ad una lettura che non ho ancora terminata. Si tratta del libro di Paolo Barnard, Perché ci odiano, Bur 2006, chiuso esattamente nell’aprile 2006. Ho letto finora in modo sequenziale e senza saltare pagine fino alla pagina 156. Seguirà nel libro tutto un capitolo dedicato ad Israele, che sarà oggetto del mio maggiore interesse, ma la parte finora letta è una descrizione documentatissima quanto labirintica del regime di terrore che gli Usa seminarono nell’America Latina durante gli anni 60, 70 e 80. Il contrasto al comunismo non c’entrava assolutamente nulla ed in nessun modo possono giustificare le atrocità commesse. Non posso riassumere il libro, ma invito l’illustre collega a leggere o a tener presente queste pagine e questo libro non già perché a me faccia piacere invitare altri a leggere libri quali che siano, ma solo in virtù della documentazione inoppugnabile ivi contenuta e perfino riprodotta nella pagine originali. Nè è a dire che la cosa si riferisca al passato remoto perché alla data di chiusura del libro e credo ancora oggi continua ad esistere in territorio statunitense in Georgia, a Fort Benning, un centro di addestramento per il terrorismo. Non potendo riassumere i dati di tutto il libro mi limito a citare non l’autore del libro, ma una testimonianza contenuta nel libro, quella di un ex-soldato in Vietnam, divenuto prete dopo aver fatto una visita ad un orfanotrofio dove si trovavano bambini, il cui padre egli aveva probabilmente ucciso in guerra. Padre Roy organizza ogni anno una manifestazione davanti a Fort Benning, in Georgia, per chiederne la chiusura. Ecco all'inizio le parole di padre Roy, seguite da un riassunto di atrocità fatto da Paolo Barnard che ha fatto vero autentico giornalisto d’inchiesta visitando in lungo e largo i luoghi di cui parla, in particolari i teatri delle efferatezze americane in terre dove pretendono di aver difesa la libertà e portato il diritto:
«Dentro quella recinzione c’è una fabbrica della morte» – mi dice padre Roy stappandomi una birra gelida – «Si tratta di una scuola di combattimento che ogni anno addestra circa 1000 soldati provenientida 18 paesi latino americani in tecniche di commando e di controinsurrezione. Questa è una scuola di assassini e di terroristi, da cui sono passati in vario modo più di 60.000 ufficiali responsabili delle peggiori atrocità commesse in America Latina, e il tutto a spese del contribuente americano».
La lista degli allievi di prestigio della “Scuola delle Americhe/WHISC è in effetti scioccante. Vi si trovano uomini che sono stati responsabili di crimini di portata storica, eppure alcuni di essi sono addirittura in bella mostra nella Hall of Fame (galleria d’onore) della base, i ritratti incorniciati con accanto menzioni d’onore. È il caso di Hugo Banzer Suarez, golpista e torturatore boliviano, cui seguono, oltre ai sopracitati Viola, Galtieri, Noriega e D’Aubisson, due alti ufficiali del battaglione Atlacatl delle cui atrocità si è già detto, e precisamente Rene Mendoza Vallecillos e ricardo Espinoza Guerra; e poi il guatamalteco Antonio Callejas y Callejas, capo dell’Intelligence e uno dei più feroci torturatori latinoamericani; dall’Honduras sono venuti a Fort Benning Juan Melgar castro, golpista, e quattro dei cinque ufficiali che saranno alla testa del famigerato Battaglione 3-16, sinonimo di sadismo e morte in Honduras e anche in Nicaragua. E ancora il peruviano Juan Velasco Alvarado, golpista, e dalla Colombia Mauricio Llorente Chavez, Jorge Plazas Acevedo, david Hernandez Rojas e Diego Fino Rodiguez, sotto inchiesta oggi per rapimenti, torture, uccisioni e massacri compiuti fra il 1998 e il 1999…
Paolo Barnard, Perché ci odiano. Se vogliamo sconfiggere il terrorismo dobbiamo smettere di essere terroristi. E fermare Stati Uniti, Israele, Gran Bretagna etc., Bur, 2006, p. 154-55.
E qui mi fermo non potendo ricopiare tutto il libro. Tornando al nostro giudice, della cui sentenza riferisce il collega Ventura, egli è poco più di un agente governativo che fa il lavoro per il quale è pagato non diversamente da come possa fare ogni altro giudice nel sistema del diritto positivo. È anche probabile che vi abbia messo del suo. Ma a noi è consentita una diversa e più ampia lettura della sua sentenza.

(segue)