mercoledì 19 settembre 2007

I tedeschi devono tacere

Maurizio Blondet

GERMANIA - A monsignor Joachim Meisner, cardinale di Colonia, è capitato di affermare che l’arte che si allontana troppo dalla religione «degenera». È stato sepolto da una tempesta di proteste. Stephan Kramer, segretario generale del Consiglio Centrale degli ebrei di Germania, ha scritto al giornale Tagesspiel am Sonntag: il cardinale «è un notorio incendiario intellettuale» che «supera le frontiere di ciò che è permesso». In Germania non si può ragionare sulla degenerazione dell’arte, perchè il Terzo Reich, sessant’anni fa, si scagliò contro «l’arte degenerata». E sono gli ebrei a stabilire quali sono «i limiti di ciò che è permesso» nel discorso intellettuale.

Anche il segretario alla cultura dello Stato di Renania-Westfalia, il cristiano-democratico Hans-Heinrich Grosse Brockhoff, si è scagliato contro il prelato: «È spaventoso che il cardinal Meisner si lasci trascinare ad usare simili termini. Ciò dimostra che non capisce niente di arte né di cultura». In Germania, sono i gauleiter regionali a stabilire chi capisce e chi non capisce di arte e di cultura, chi può parlarne e chi no. La democrazia tedesca comincia a somigliare non poco alla dittatura tedesca di 60 anni fa, solo con segno cambiato.

Solo pochi giorni fa una star e conduttrice popolarissima della TV tedesca, Eva Herman, 48 anni, è stata licenziata per aver lodato le politiche familiari del Terzo Reich. In realtà la bella signora, imperdonabilmente bionda, stava pubblicizzando un suo libro, che aveva per tema appunto il bisogno di nuovi orientamenti pubblici a difesa della famiglia, ed ha detto: «(Il Terzo Reich) fu un periodo crudele, che ci ha portato alla rovina. Ma ci furono cose buone, tra cui il valore che veniva dato alla maternità, ai figli, alle famiglie». La bionda ha malauguratamente insistito, definendo «cosa buona» i premi di maternità che allora venivano dati alle madri di numerosa figliolanza. Immediatamente il direttore della TV da cui parlava la Herman (NDR), Volker Herres, ha reso noto il licenziamento. «L'attività letteraria della signora Herman non è più compatibile, secondo noi, con il suo ruolo come conduttrice della TV».

Del resto gli ospiti del talk-show della Herman avevano già annunciato pubblicamente di aver declinato i suoi inviti per le prossime trasmissioni: troppo pericoloso apparire con la nazista. Anche la ARD, altro network presso cui la donna lavorava, s’è affrettata a sbatterla fuori. «Non vediamo più possibilità per lei», dice il comunicato ufficiale. Né ora né mai. Così si può perdere il lavoro in Germania. Per un’opinione. Nasce il Quarto Reich dei Kramer? Il nazismo del Katz?

Ma la nostra curiosità solidale va a monsignor Meisner di Colonia: come sarà un cardinale «noto incendiario intellettuale»? Non riusciamo nemmeno a immaginarlo. Qui in Italia non ne abbiamo nessuno. Perchè non viene qui a dirci le sue idee sull'arte? Lo spunto è interessante, ed è lo stesso trattato da Hans Sedlmayr, il grande critico, nella sua opera «Perdita del Centro»: l’arte, per secoli ausiliaria della liturgia, per secoli arte sacra, degenera quando perde quel «centro». Evidentemente, in Germania il tema è tabù. Qui da noi abbiamo, è vero, la legge Mastella: ma la dittatura dei disonesti da noi è attenuata dalla loro incuria. Si può parlare d’arte, Mastella non se ne accorgerà sicuramente.

Maurizio Blondet

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RASSEGNA STAMPA COMMENTATA

L’articolo di Blondet tocca il problema della “rieducazione democratica”, spirituale ed intellettuale che fu inflitto ai tedeschi dai loro Liberatori all’indomani della disastrosa disfatta militare del nazismo: un vero e proprio lavaggio del cervello, perpetrato con scientifica determinazione in ogni campo e settore dove il cervello può essere plasmato in forma subliminale. Ricordo con stupore come trovandomi in casi di amici tedeschi, a Francoforte, l’occhio mi cadde su un libro scolastico di cartine goegrafiche. Correva l’anno 1949 e se la memoria non mi inganna mi sorprese di leggere una specie di Imprimatur delle potenze occupanti: una censura perfino sulle cartine geografiche. Il fenomeno merita di essere studiato in tutte le sue articolazioni e svolgimenti storici. Si verrebbero così a capire meglio le reazioni isteriche contro il cosiddetto revisionismo storico o minutaglia come la censura a monsignor Meisner o alla giornalista Eva Herman. In Iraq ed in Medio Oriente gli americani sono convinti di poter adottare la stessa formula di lavaggio del cervello sul nemico vinto sperimentata con successo in Europa e con particolare successo in Germania. Ma proprio il fallimento iraqueno ci aiuta per contrasto a capir meglio le operazioni chirurgiche che i liberatori hanno operato sul cervello dei nostri poveri padri vinti, massacrati e umiliati fin nella loro odierna progenie.

1. Il diavolo sotto la cenere. L’articolo linkato da “il Giornale” non è immune da pregiudizio nella sua apparente liberalità. In fondo, poco interessano le modeste opinioni sull’arte che può avere un prete o quelle sulla famiglia di una bella signora conduttrice televisiva. Quello che inquieta e che dovrebbe farci riflettere è che ogni analogia con il nostro passato storico, un passato che è stato maledetto, viene insorgere gli stessi luridi e loschi figura che inchiodano i figli alle pretese colpe dei genitori e dei propri nonni. Un passato verso il quale non ci si può rivolgere con piena libertà di pensiero e di giudizi è una sorta di religione masochistica, una oppressione e costrizione delle nostre intelligenze. Meritano di essere schedati e registrati come aguzzini del vincitore e nemici delle nostre libertà quanti pretendono di rinfacciare all’agnello la colpa che neppure il padre aveva.

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